giovedì 11 febbraio 2016

Following a bird




Ci sono tanti esempi di persone reali, nel mondo delle arti, uomini, donne, ragazzi e ragazze che riescono grazie  a quello che fanno a dare il meglio di loro.Raccontano storie alla gente utilizzando solo il loro essere, scaturiscono emozioni e non perchè magari sono disabili o diversi e vogliono essere compatiti.
No.
Non cercano questo.
Sono solo persone che parlano una lingua diversa e sconosciuta a molti, che sia questa il linguaggio del corpo, dei gesti, la danza, l’arte astratta e incomprensibile o la musica.
Sono quegli artisti fuori dal comune che regalano un pezzetto della loro vita per raccontarsi e raccontare.
Sono quelli che lasciano qualcosa nella memoria.
Se chiudo gli occhi riesco ad immaginare ancora le sue dita candide accarezzare delicate i tasti, muoversi con un’armonia e una precisione quasi irreale su quel pianoforte nero così lucido che sembra quasi brillare.
Ascolto un paio di note.Crescenti.Diminuite.
Tutte così diverse tra di loro ma unite perchè, come dice il nostro musicista, “La musica si fa insieme, noi ci mettiamo solo le mani e poi, spesso, ci dimentichiamo che ci insegna a fare la cosa più importante della vita, Ascoltare”
Ascoltare veramente, non solo con le orecchie ma anche con il cuore, perchè la musica, di qualsiasi genere sia, è in grado di creare un collegamento invisibile così profondo e solido da non poter essere spezzato.
Sembra quasi di essere immersi nella storia che è raccontata dalla partitura e la cosa strana è che lui non dice niente, lui non canta, suona e basta eppure riesce a catturare l’attenzione meglio di certi cantanti.
Ci si sente davvero come se stessimo seguendo quel misterioso uccellino.
Se chiudo gli occhi posso vedere il suo sguardo felice, il suo sorriso, la sua risata commossa e anche un po’ emozionata perchè, cavolo, chi non lo sarebbe a suonare sul palco di Sanremo, ma nonostante tutto in quell’espressione c’è la consapevolezza di un uomo felice che ha trovato nella musica il vero linguaggio per esprimersi.
Forse è proprio qui il suo punto di forza da cui si dovrebbe imparare tanto: lui è felice della sua vita che non è quello che tutti si immaginerebbero o vorrebbero per la loro.
Sorge allora spontanea la domanda di come possa, un uomo con degli ostacoli fisici così importanti, essere veramente felice nonostante tutto.
Servirebbe così poco per rispondere.
Lui ha trovato la sua felicità nella musica ed è riuscito ad incontrare persone che hanno creduto in lui, a partire dai suoi genitori che lo hanno iscritto al conservatorio fino ad arrivare alla signora portinaia che gli aveva “predetto”, se così si può dire, che sarebbe finito a Sanremo.
Probabilmente senza la sua forza, la sua ironia e la gente intorno a lui non sarebbe arrivato dov’è ora.
Diciamolo, a prima vista, nessuno avrebbe scommesso su di lui nemmeno una piccola moneta, solo perchè le apparenze fanno molto e spesso ci si ferma solo a quelle.
Là sul palco trema, è agitato e impaziente di esibirsi, saluta il pubblico con le mani gridando a squarciagola “Ciao e ciao!” ribadendo quanto quella parola per lui abbia un così grande significato e lo aiuti, nei momenti di emozione, a liberarsi dall’imbarazzo.
Spesso si ignora davvero tutto il resto dietro alla fisicità, ciò che c’è dietro, la parte più profonda di ognuno di noi.
La più segreta delle “Dodici stanze”.
Il nostro musicista crede e classifica il percorso della vita secondo Dodici stanze che non finiscono mai, continuano a seguirsi l’un l’altra cambiando ad ogni nuovo ciclo il loro ordine.
Lui è Ezio Bosso, lui è l’uomo che cambia davanti ad un piano.
Ezio è affetto da una particolare forma di SLA dal 2011, ma tuttavia questo non impedise alla sua creatività e follia musicale di venire fuori quando le luci si abbassano e tutti gli occhi sono concentrati su di lui.Attenti.Vigili.
Forse pronti a giudicare quell’apparenza con parole taglienti che svaniscono gelate da un vento magico non appena i primi suoni arrivano alle loro orecchie.
Ezio è forte ed autoironico, scherza su se stesso.
Per lui è un sogno suonare a Sanremo, per lui che calca da tempo i palchi di Londra e di altre città internazionali ed è famoso e conosciuto.Sembra assurdo!
Se stringo un po’ di più gli occhi posso rivivere la strana emozione che mi ha suscitato la sua performance, posso solo ritenermi fortunata ad essere quel che sono e devo solo ammirare un uomo come Ezio che, come una fenice, è rinato dalle sue ceneri e non ha mai abbandonato la sua strada guardando oltre le difficoltà.

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