sabato 19 gennaio 2019

Recensione Sex Education



SEX EDUCATION 

Sex Education colpisce nel mirino già a prima vista, non solo perché chi ha ideato la serie sapientemente ha scelto di usare un titolo clickbait che cattura l’occhio e incuriosisce, ma anche perché stravolge le aspettative che crea.
Onestamente non ne avevo mai sentito parlare prima ma, ritrovandomela tra le serie consigliate di Netflix (che ne è appunto produttore), ho pensato potesse essere la cura giusta a queste settimane di pesante sessione invernale e l’ho aggiunta. E non posso essere più che felice di aver avuto ragione.
Sarà una recensione praticamente senza spoiler.

La trama può essere considerata quasi banale a prima vista, e ad alcuni sembrerà di cadere nei soliti stereotipi che spesso rovinano i prodotti dedicati ad un target adolescenziale, ma questa vi stupirà per la sua abilità di rompere i cliché.
Otis Milburn , il protagonista, è un ragazzino di sedici anni, piuttosto secco, timido, impacciato e assolutamente inesperto di relazioni pratiche con il gentil sesso e in singolo, ma, a causa di sua madre, Jean, sessuologa e terapista di coppia, è perfettamente preparato su qualsiasi problema possa ricollegarsi alla sfera sessuale. Eric, è il migliore amico di Otis, gay dichiarato che viene preso in giro a scuola dal bulletto Adam non tanto per il suo essere omosessuale quanto per aver avuto un’erezione in pubblico ad un concerto scolastico, questo gli ha garantito il nomignolo di “trombarzotto”. Adam è il figlio del preside, un uomo burbero e severo che non riconosce al figlio nessun merito, ma che anzi lo appella spesso come “fallito” per via dei suoi risultati scolastici, questo padre così ingombrante sarà il primo  e il più grande dei suoi problemi. Adam è fidanzato con Aimee, ragazza bella e un po’ scema che fa parte del gruppo dei cosiddetti “popolari” senza sentirsene realmente parte, anche perché loro impongono regole assurde a cui lei sottosta senza esitazioni pur non capendone il senso. 

In tutto questo minestrone di ragazzi diversi che sono il cuore pulsante della scuola, spicca la figura di Maeve, coprotagonista e outsiders del gruppo. Potremmo definire il suo come il personaggio ribelle della serie, e possiamo notarlo sia dall’ abbigliamento sia dai tratti caratteriali, è infatti una ragazza che è dovuta crescere da sola e ha affrontato il peso di una famiglia praticamente inesistente. È molto brava a scrivere, ama leggere ed ha sempre un approccio molto pratico nei confronti della realtà che vive.

La Clinica del Sesso “made in Otis” nasce quando quest’ultimo e Maeve si ritrovano a dover rimediare ad un GRANDE problema che affligge Adam e inspiegabilmente riescono a risolverlo usando solo le parole, o meglio, Otis riesce a tranquillizzare Adam parlandogli. Maeve intravede in lui un brillante terapeuta adolescenziale e, dal momento che ha necessità di soldi, decide di proporgli una collaborazione. Così comincia il loro business: a centinaia prendono appuntamento, chi in coppia, chi in singolo, chi solo perché non riesce ad accettare il peso di un rifiuto.
Otis diventa la voce amica che dispensa consigli all’intera scuola pur essendo il primo ad avere quasi una fobia nei confronti delle relazioni intime colpa in parte dei suoi genitori.

Il ruolo degli adulti è marginale sebbene siano molto presenti, vengono presentati nel loro aspetto più completo: da un lato l’estremo del signor Groff, che non riesce a dimostrare nessun sentimento nei confronti del figlio, e questa assenza presente non fa altro che alzare il muro dell’indifferenza tra i due, dall’altro la relazione madre/figlio tra Otis e Jean che non sempre quest’ultima riesce a gestire non distinguendo il confine tra il lavoro e la vita privata di suo figlio. Personaggio interessante è invece il papà di Eric che sta affrontando con lui il percorso dell’accettazione. Con i loro limiti e i loro pregi sono presentati come umani ed è questo che funziona.

Sex Education ha avuto così tanto successo proprio per questo, parla di sesso e di sessualità giovanile con tutti i suoi annessi e connessi senza troppi fronzoli: le cotte, i cuori spezzati, le paure. 
Molti dei ragazzi che si rivolgono a Otis hanno problemi proprio perché non conoscono il loro corpo e non sanno ancora cosa li fa stare bene. Molti altri ancora hanno il “complesso della verginità”, l’ansia di doverla perdere tutti i costi di fretta solo per il gusto di dire “L’ho fatto!” O solo perché pensano di essere indietro rispetto ai compagni.
Le paure di questi ragazzi sono le paure che ognuno di noi ha dovuto affrontare nella propria vita di adolescenti alle prime armi, ci riusciamo ad immaginare nei panni di questi ragazzi. 
Altro aspetto positivo che lo differenzia dai soliti Teen Drama e lo rende molto più realistico è il tempo narrativo in cui si svolgono le vicende: non c’è fretta di mostrare, non c’è fretta di raccontare subito tutto. Le scene vengono da sé come le situazioni. 

Ultima piccola chicca: la storia inizia e finisce più o meno con la stessa scena. Mi piace pensare che  stia a simboleggiare la chiusura di un primo cerchio del percorso di formazione e l’apertura verso qualcosa di altro.



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