Siamo portati sempre più a credere che l’intrattenimento, l’informazione e le piattaforme social che utilizziamo tutti i giorni e che ci vengono proposte siano libera, e ci viene da storcere il naso solo quando ci ritroviamo di fronte a sistemi sociali di altri paesi, dove la libertà di parola, di pensiero e di espressione, non esistono realmente e dove si censurano determinati prodotti. Quello di cui non ci rendiamo conto è che, seppur in maniera diversa e con minore potere, anche noi non siamo poi così liberi.
Viviamo in un mondo che sempre di più comincia a programmare e selezionare, come se avesse un’agenda, gli argomenti a cui sottoporre la nostra attenzione. Nel linguaggio della comunicazione si parla di agenda setting, decido di stabilire un ordine di priorità su cui devio l’opinione pubblica: certe notizie avranno grande spazio, altre non verranno nemmeno citate. Fino a qualche tempo fa si attribuiva solo all’industria televisiva e dei mass media, ora si cominciano a vedere gli effetti anche sulle piattaforme digitali.
Questo ci induce a restare vigili e controbattere informandoci da soli su ciò che non ci viene proposto; per farlo possiamo ricorrere a giornali (online e cartacei), ma anche alle nuove frontiere dell’informazione altrettanto utili e spesso ignorate da un target più adulto. Per esempio l’ala di YouTube Italia che si occupa di attualità e informazione è preferita dai giovani e vanta canali seguitissimi come Breaking Italy, condotto da Alessandro Masala (Shooter Hates You) con la formula di una sorta di telegiornale quotidiano online, o WesaChannel, o ancora GioPizzi[1]e molti altri. Tutti loro, con format differenti propongono un tipo di informazione ampio e variegato approfondendo temi sociali, economici, politici italiani, europei e mondiali proponendo spunti che non si trovano altrove e suggerendo letture o riferimenti esterni. Questi prodotti funzionano in quanto vengono percepiti slegati dal sistema di programmazione, sono più indipendenti, tuttavia, per questo motivo, spesso vengono sanzionati dalla stessa piattaforma che demonetizza i video, non favorisce l’entrata in tendenza (e quindi il raggiungimento di un più ampio pubblico), fino ad eliminare gli stessi video (massima soluzione adottata, di norma, solo in caso di violazione delle regole, che quindi non trova motivazione nei loro confronti
Se quindi ci ritroviamo davanti una società che tende ad ignorare determinati argomenti, che tende a censurare silenziosamente chi li propone, cosa vuol dire prestare attenzione?
1) Vuol dire permettere in parte una resistenza. Dobbiamo ricordarci che la libertà di pensiero parte da noi cittadini e che la libertà, nel suo significato più ampio e generale, è sia un diritto che un dovere. Se iniziamo ad accomodarci a società che sono tutt’altro che libertarie finiamo a rimetterci ben più di qualche miliardo.
2) Ci tiene a tenere a mente che esistono interessi che vanno oltre quelli economici e che dovrebbero seriamente essere presi in considerazione dai capi di governo, da chi gestisce provvedimenti e progetti. Siamo uomini dotati di intelletto non solo per fare manovre finanziarie, ma per empatizzare e lottare per il giusto e “schierarsi” può voler dire perdere qualcosa.
3) La censura, da silenziosa a presente, ci mette un attimo a trasformarsi ed è pericolosissima. Diventa altrettanto spaventoso che società libere e democratiche scelgano di appoggiare, in nome di interessi altri, l’approvazione o la disapprovazione di topic proposti. Di questo si parla, di quest’altro meglio di no, di questo fai come vuoi ma se scoccia lo togliamo o ti puniamo.
Non stiamo parlando solo della Cina [2]che ormai aleggia come uno spettro sopra le teste di tutti ed è capace di mettere in ginocchio con un dito, non è nemmeno la Turchia di Erdogan che gioca a scacchi con l’America sacrificando migliaia di persone. Parliamo nel piccolo dell’Italia, dell’Europa, dell’America stessa che, con un click, possono scegliere di “spegnere” le piattaforme digitali a qualcuno perché indesiderato.
Scomodo.
Ma cosa diventa scomodo al giorno d’oggi: il messaggio, il contenuto del video, il canale, il fatto che digitale diventa virale in un attimo anche se si prova a cancellarne traccia? O la possibilità che chiunque, ogni singolo cittadino, possa accedere a quel contenuto e quindi formarsi un’opinione non in linea con la scelta governativa?
È scomoda la libertà che tanto ci caratterizza. La vogliamo e la predichiamo, ma quando ne siamo in possesso ci spaventa e ci rende titubanti.
È una domanda legittima che ci dobbiamo porre e alla quale possiamo rispondere continuando a informarci e a farci un’idea nostra, pretendendo che si prendano posizioni nette nei confronti di ciò che succede nel mondo.
Ricordiamoci che della privazione della libertà altrui ne risente anche la mia, e che si comincia pian piano per arrivare a risultati ecclatanti.
People Live Here - Rise Against
[1]Il cui ultimo video, sulla situazione dell’instabilità siriana e sull’invasione turca, è stato demonetizzato ingiustamente. Link: https://youtu.be/w3KZ2KXze6c
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