martedì 15 ottobre 2019

DION

Quanto ci piace fantasticare sul futuro e immaginare che il mondo soprannaturale non sia poi così distante dalla nostra realtà di tutti i giorni?
A me personalmente tantissimo, e credo che un paio di superpoteri farebbero al caso mio per risolvere gli inghippi della vita.
Ma per essere un bravo super non bastano l’invisibilità, la telepatia o il teletrasporto. Serve imparare a vivere e usare la propria unicità come un’arma a servizio di noi stessi e degli altri.
In questa storia non parliamo di futuro, ma di presente, il nostro tempo e il nostro decennio.
Dion (Ja'Siah Young) ha sette anni, quasi otto, è vispo, curioso, appassionato di eroi e videogiochi, ama i lego e la scienza che è ciò che lo lega a suo padre Mark (Michael B. Jordan), di cui è rimasto orfano che di mestiere faceva il ricercatore per conto della Biona, un ente di ricerca che si occupa di fenomeni atmosferici. 
Nicole (Alisha Wainwright), la madre, è una donna premurosa e attenta, che si divide tra casa e lavoro cercando di occuparsi al meglio del figlio appoggiandosi anche alla spalla di Pat (Jason Ritter) che ha assunto per il bimbo il ruolo di padre e mentore ed era un collega e amico di Mark.

Ma come fare se misteriosamente a colazione i cereali non li versi più tu ma sono loro stessi a versarsi nella tazza? Oppure se mentre sei arrabbiato cominci a far tremare la lampada? E soprattutto, se non ci si riesce a fermare in tempo? 
Sono notizie piuttosto sconvolgenti per una qualsiasi persona, figuriamoci per un bambino di quell’età, che, come è giusto che sia, ovviamente, coglie la cosa come la più fica delle situazioni e la inizia ad usare a suo piacimento. E allora però, come si imparano a dosare i poteri? Esiste una scuola o basta solo ricercare in se stessi?
 
È una domanda complessa alla quale non riusciamo e non vogliamo dare risposta per tutti gli episodi, ci avviciniamo alla soluzione ma è come se volessimo conservare un po’ di quel briciolo di fantasia che associa la padronanza della magia e degli attributi extra a qualcosa di più di semplice esercizio, a qualcosa che si ha dentro. D'altro canto la magia non è campata in aria ma circondata da un alone di mistero che ci porta a credere che possa realmente essere possibile in un futuro prossimo dotarsi di capacità fuori dal comune.

Come per chiunque però, non tutto è rose e fiori, e la vita di Dion è minacciata da un preside razzista che non lo vede di buon occhio, da un gruppetto di ragazzini che non fanno altro che escluderlo dal loro gruppo e da uno strano nemico, presente e burrascoso, che terrorizza come lui altre persone e che, senza farsi sentire, spia di nascosto ogni piccolo movimento per trovare il giusto momento e attaccare. 

Dion è un bambino, certamente, ma è anche l’incarnazione dello spirito di ogni supereroe che si rispetti: premuroso, a volte irruento ma dall’animo gentile e altruista, che nonostante tutto si comporta come dovrebbe comportarsi un qualsiasi bimbo di sette anni, e che, tra qualche capriccio e disubbidienza, capisce che ad ogni azione corrisponde un effetto anche se non immediato.

Non sono solo i personaggi fisici i protagonisti di questa serie Netflix, creata da Carol Barbee e Dennis A. Liu prodotta nel 2019 basata sull’omonimo fumetto di Liu del 2015; 
diventano protagonisti anche le emozioni: la paura che fa perdere la calma e tremolare la luce, la felicità di un abbraccio e la gratitudine del perdono per le incomprensioni, la solitudine del sentirsi diversi racchiuso nel personaggio splendido e dolcissimo di Esperanza (Sammy Haney), una bimba in sedia a rotelle, sempre sorridente e genuina, che osserva “invisibile” il mondo intorno a lei e  che difende in tutto e per tutto il suo “migliore amico” Dion insegnandogli il vero significato di amicizia. 
Ma anche il dubbio e la confusione di non sapere cosa si è davvero e cosa si potrebbe realmente fare hanno largo spazio lungo la narrazione, perché in fondo cosa è bene e cosa è male non siamo sempre in grado di deciderlo come se fosse un test a crocette, e scegliere da che parte stare si accompagna a non pochi sacrifici e sofferenze. Dion è umano in tutte le sue sfumature e rende davvero difficile non affezionarsi al suo personaggio. 

Fusione perfetta tra fantascienza e thriller, nasconde nella sua semplicità messaggi importanti e delicati trattandoli normalmente, nulla di eclatante, ma con semplicità. Scorrevole e travolgente, finita nel giro di un paio di giorni. Mantiene incollati allo schermo creando suspense e voglia di continuare sempre di più andando oltre la banale convinzione che un supereroe debba combattere ad ogni costo per risultare convincente.

L’energia si crea ma non si distrugge, e una volta sconfitta, cambia solo forma ma non se ne andrà mai davvero.



Storm - Victor Crone


venerdì 11 ottobre 2019

Se veniamo spinti ad ignorare, impariamo ad aprire gli occhi

Siamo portati sempre più a credere che l’intrattenimento, l’informazione e le piattaforme social che utilizziamo tutti i giorni e che ci vengono proposte siano libera, e ci viene da storcere il naso solo quando ci ritroviamo di fronte a sistemi sociali di altri paesi, dove la libertà di parola, di pensiero e di espressione, non esistono realmente e dove si censurano determinati prodotti. Quello di cui non ci rendiamo conto è che, seppur in maniera diversa e con minore potere, anche noi non siamo poi così liberi.
Viviamo in un mondo che sempre di più comincia a programmare e selezionare, come se avesse un’agenda, gli argomenti a cui sottoporre la nostra attenzione. Nel linguaggio della comunicazione si parla di agenda setting, decido di stabilire un ordine di priorità su cui devio l’opinione pubblica: certe notizie avranno grande spazio, altre non verranno nemmeno citate. Fino a qualche tempo fa si attribuiva solo all’industria televisiva e dei mass media, ora si cominciano a vedere gli effetti anche sulle piattaforme digitali. 
Questo ci induce a restare vigili e controbattere informandoci da soli su ciò che non ci viene proposto; per farlo possiamo ricorrere a giornali (online e cartacei), ma anche alle nuove frontiere dell’informazione altrettanto utili e spesso ignorate da un target più adulto. Per esempio l’ala di YouTube Italia che si occupa di attualità e informazione è preferita dai giovani e vanta canali seguitissimi come Breaking Italy, condotto da Alessandro Masala (Shooter Hates You) con la formula di una sorta di telegiornale quotidiano online, o WesaChannel, o ancora GioPizzi[1]e molti altri. Tutti loro, con format differenti propongono un tipo di informazione ampio e variegato approfondendo temi sociali, economici, politici italiani, europei e mondiali proponendo spunti che non si trovano altrove e suggerendo letture o riferimenti esterni. Questi prodotti funzionano in quanto vengono percepiti slegati dal sistema di programmazione, sono più indipendenti, tuttavia, per questo motivo, spesso vengono sanzionati dalla stessa piattaforma che demonetizza i video, non favorisce l’entrata in tendenza (e quindi il raggiungimento di un più ampio pubblico), fino ad eliminare gli stessi video (massima soluzione adottata, di norma, solo in caso di violazione delle regole, che quindi non trova motivazione nei loro confronti

Se quindi ci ritroviamo davanti una società che tende ad ignorare determinati argomenti, che tende a censurare silenziosamente chi li propone, cosa vuol dire prestare attenzione?
1)    Vuol dire permettere in parte una resistenza. Dobbiamo ricordarci che la libertà di pensiero parte da noi cittadini e che la libertà, nel suo significato più ampio e generale, è sia un diritto che un dovere. Se iniziamo ad accomodarci a società che sono tutt’altro che libertarie finiamo a rimetterci ben più di qualche miliardo.
2)    Ci tiene a tenere a mente che esistono interessi che vanno oltre quelli economici e che dovrebbero seriamente essere presi in considerazione dai capi di governo, da chi gestisce provvedimenti e progetti. Siamo uomini dotati di intelletto non solo per fare manovre finanziarie, ma per empatizzare e lottare per il giusto e “schierarsi” può voler dire perdere qualcosa.
3)    La censura, da silenziosa a presente, ci mette un attimo a trasformarsi ed è pericolosissima. Diventa altrettanto spaventoso che società libere e democratiche scelgano di appoggiare, in nome di interessi altri, l’approvazione o la disapprovazione di topic proposti. Di questo si parla, di quest’altro meglio di no, di questo fai come vuoi ma se scoccia lo togliamo o ti puniamo.
Non stiamo parlando solo della Cina [2]che ormai aleggia come uno spettro sopra le teste di tutti ed è capace di mettere in ginocchio con un dito, non è nemmeno la Turchia di Erdogan che gioca a scacchi con l’America sacrificando migliaia di persone. Parliamo nel piccolo dell’Italia, dell’Europa, dell’America stessa che, con un click, possono scegliere di “spegnere” le piattaforme digitali a qualcuno perché indesiderato.
Scomodo.
Ma cosa diventa scomodo al giorno d’oggi: il messaggio, il contenuto del video, il canale, il fatto che digitale diventa virale in un attimo anche se si prova a cancellarne traccia? O la possibilità che chiunque, ogni singolo cittadino, possa accedere a quel contenuto e quindi formarsi un’opinione non in linea con la scelta governativa?
È scomoda la libertà che tanto ci caratterizza. La vogliamo e la predichiamo, ma quando ne siamo in possesso ci spaventa e ci rende titubanti. 
È una domanda legittima che ci dobbiamo porre e alla quale possiamo rispondere continuando a informarci e a farci un’idea nostra, pretendendo che si prendano posizioni nette nei confronti di ciò che succede nel mondo.
Ricordiamoci che della privazione della libertà altrui ne risente anche la mia, e che si comincia pian piano per arrivare a risultati ecclatanti.



People Live Here - Rise Against

[1]Il cui ultimo video, sulla situazione dell’instabilità siriana e sull’invasione turca, è stato demonetizzato ingiustamente. Link: https://youtu.be/w3KZ2KXze6c

[2]È noto il provvedimento preso dalla Blizzard, casa produttrice di videogiochi statunitense, che ha sospeso per un anno un  giocatore di Hearthstone, dopo che lui aveva espresso solidarietà ad Hong Kong