V. A. I. P. S. (Viaggiatori anonimi inciampati per strada) torna con un nuovo episodio ed é lieta di annunciare:
Il decalogo della giovane marmotta, o meglio, dieci pensieri per affrontare al meglio la montagna.
"Nel mezzo del cammin di nostra gita
Mi ritrovai con la borraccia vuota
Che l'acqua fresca nostra era finita
Ah miserere me che dura vita
Salir per il sentier l'aspra salita
Sotto il cocente sol di questa estate"
Quando sei in montagna, per i boschi o su un sentiero roccioso ti vengono in mente moltissime cose a cui prima non avresti dato peso, cose anche senza un vero e proprio senso. Considerazioni di un viaggiatore inciampato per strada. Diciamo un metodo di breve sopravvivenza, ricco di ironia, utile per resistere sotto il peso dell'enorme zaino che portiamo sulle spalle per arrivare più sereni e "aggiustati" alla meta.
1. Il mare è bello, ma la montagna non è da meno.
Bisogna scoprirla e imparare a conoscerla, a volte è più faticoso stringere amicizia perchè ha un carattere scivoloso, un po' roccioso, si direbbe quasi che sia un cuore di pietra, ma sotto sotto va bene così.
Il mare è salato, la montagna è erbosa. De gustibus.
2. Quel sasso così enorme potrebbe cadermi in testa da un momento allt'altro e schiacciarmi come una formichina, potrebbe come no.
Non siamo così prevenuti, le possibilità ci sono e si deve stare attenti, ma comunque, non siamo di certo delle calamite che attirano la "sfiga del momento". Godiamocela.
3. Perchè lo zaino che porto io è più grande di quello di mio fratello.
La risposta? Lui è più furbo e ottimizza lo spazio mentre tu finisci come sei finito. Ma, no problem, alla fine la differenza non si sente così tanto se la roba dentro è la stessa.
4. Finalmente una "gita con i panini".
Perchè, diciamolo, una gita senza i panini, senza quell'odore di formaggio e speck che si espande ogni volta si apre lo zaino, non ha lo stesso gusto di una gita senza pranzo al sacco. Sarà proprio questo importantissimo e irrinunciabile rito a renderla così speciale?
5. All'ombra ho freddo, al sole caldo, ho messo e tolto più volte il pile io che gli attori i costumi al cinema.
Pazienza, si sa. Ogni volta che si va in montagna è sempre la stessa storia: il mugugno iniziale di disapprovazione, la rabbia che fa riscaldare il corpo per quella frazione di secondo che precede l'arrivo in quota e quindi il gelo. Non ci vuole niente a togliere, il problema è se noi "testoni" non abbiamo portato da mettere.
6. Canta e cammina.
Cantare alleggerisce il viaggio, distende i muscoli e infatti ci sembra di andare veloci come il vento quando in realtà sembriamo una nonna con il girello, ma credere fa bene allo spirito.
Cantare aiuta a concentrarsi. Non urlare o fare versi, ma canticchiare una canzonetta allegra o che ci piace può aiutarci se siamo un po' in difficoltà.
7. Com'è che questi hanno tre anni e vanno più veloci di me.
Se ne faranno una ragione e se sono dietro di me aspetteranno. Ognuno deve rispettare i tempi degli altri, se c'è la possibilità di superare in sicurezza e non si riesce a contenere la voglia di passare avanti lo si può fare, altrimenti si proverà un po' l'ebrezza di stare in coda. Meglio lumache che lepri.
8. Ma quello è il rifugio! Lo vedo.
Può capitare che sia un miraggio, lo vediamo in lontananza e speriamo con tutto il cuore che sia lui, ma, nella maggior parte dei casi, se vediamo un tetto fumante e sentiamo il vociare allegro delle persone, è proprio lui.
La meta tanto ambita e tanto sudata è davanti ai nostri occhi. Che bella sensazione.
9. C'è silenzio quassù.
Infatti l'unico rumore forte che si sente è quello del sottobosco, della ghiaietta, del sentiero che, povero, viene calpestato da centinaia di scarponi e bacchette. Diciamo che non è il silenzio degli eremiti, è un silenzio vissuto, silenzio di avventura.
10. Che male ai piedi.
Punto cruciale e ultima tappa che segna definitivamente la discesa anche se può esserci anche in salita. Il male ai piedi è ciò che accompagnerà spesso il viaggiatore inciampato per strada, sembra quasi che siano proprio le scarpe che, per vendicarsi del sudore e delle strade tortuose, facciano trasformare quelle che fino un attimo prima erano scarponi comodi in un attrezzo infernale. La vita è dura per tutti, scarpe comprese.
La fatica aiuta a crescere
Viaggiatrice di mondi fantastici, improponibile e bizzarra scrittrice, un po' folle come tutti e un' inguaribile mangiatrice di caramelle
martedì 8 agosto 2017
giovedì 3 agosto 2017
La pioggia prima che cada - Jonathan Coe (recensione)
Ognuno di noi ha il suo tipo di temporale preferito, per Thea quello migliore era rappresentato dalla pioggia poco prima che cadesse, catturava l'essenza stessa della tempesta vista con i suoi occhi curiosi e innocenti di bambina che non sa che, nella vita reale, a volte si finisce allagati.
La pioggia prima che cada è un qualcosa di impossibile ma, allo stesso tempo, reale e inevitabile e così ci viene presentata anche Imogen, figlia di Thea, scelta inspiegabilmente da zia Rosamond, come destinataria delle quattro cassette che la donna ha deciso di incidere prima di morire nelle quali racconta la sua storia e quella di Imogen stessa, o meglio, quella che l'ha portata alla parentela con lei e che, quasi certamente, le è sconosciuta essendo stata adottata quando era piccola.
Purtroppo non arriveranno mai al destinatario e il compito di ascoltarle con cura viene preso da Gill, nipote di Rosamond, che assieme alle sue figlie ripercorre parte delle radici della sua famiglia.
Una storia raccontata attraverso venti fotografie, venti ricordi di vita passata descritte da zia Rosamond come meglio possibile alla "piccola Imogen" che scopriamo essere rimasta cieca durante un incidente. Venti immagini che ritraggono i momenti più belli della vita di Rosamond, quelli più felici, quelli che precedono la pioggia prima che cada.
Un'amicizia stretta nell'oscurità di una roulotte abbandonata ai confini della tenuta di Warden Farm, fatta di un tacito accordo di fiducia reciproca e un patto di sangue che inevitabilmente si andrà spezzando nell'età adulta.
Tante scelte sbagliate che minano il percorso di alcuni personaggi.
E un grande amore, finito sulle sponde di un lago. Il più grande amore di Rosamond, Rebecca, che risulta difficile da dimenticare nonostante la vita sia andata avanti ed entrambe ne abbiano una nuova.
Tutto descritto dalla voce roca e stanca di Rosamond che sa che non le resta più molto tempo e ha bisogno di avere la certezza che le cassette arrivino ad Imogen insieme al suo terzo di eredità.
Un libro ricco di emozioni contrastanti, si potrebbe pensare che sia quasi banale, ma riesce a stupire il lettore, un libro pieno di vita normale, vita fatta di sorrisi e lacrime.
Un libro triste e inaspettatamente romantico nella semplicità del racconto delle relazioni di Rosamond che sono presentate in modo velato, delicato, quasi tenero ma non nascoste anzi apertamente portate avanti con orgoglio come giusto che sia.
Jonathan Coe riesce a descrivere perfettamente i paesaggi dell' Inghilterra, dipingendoli come un pittore, allo stesso modo è in grado di costruire i vari personaggi, modellandoli e rendendoli tridimensionali nei loro caratteri e nelle loro debolezze.
Una storia che si divora in un attimo e riesce a commuovere dove non ci si aspetta.
La pioggia prima che cada è un qualcosa di impossibile ma, allo stesso tempo, reale e inevitabile e così ci viene presentata anche Imogen, figlia di Thea, scelta inspiegabilmente da zia Rosamond, come destinataria delle quattro cassette che la donna ha deciso di incidere prima di morire nelle quali racconta la sua storia e quella di Imogen stessa, o meglio, quella che l'ha portata alla parentela con lei e che, quasi certamente, le è sconosciuta essendo stata adottata quando era piccola.
Purtroppo non arriveranno mai al destinatario e il compito di ascoltarle con cura viene preso da Gill, nipote di Rosamond, che assieme alle sue figlie ripercorre parte delle radici della sua famiglia.
Una storia raccontata attraverso venti fotografie, venti ricordi di vita passata descritte da zia Rosamond come meglio possibile alla "piccola Imogen" che scopriamo essere rimasta cieca durante un incidente. Venti immagini che ritraggono i momenti più belli della vita di Rosamond, quelli più felici, quelli che precedono la pioggia prima che cada.
Un'amicizia stretta nell'oscurità di una roulotte abbandonata ai confini della tenuta di Warden Farm, fatta di un tacito accordo di fiducia reciproca e un patto di sangue che inevitabilmente si andrà spezzando nell'età adulta.
Tante scelte sbagliate che minano il percorso di alcuni personaggi.
E un grande amore, finito sulle sponde di un lago. Il più grande amore di Rosamond, Rebecca, che risulta difficile da dimenticare nonostante la vita sia andata avanti ed entrambe ne abbiano una nuova.
Tutto descritto dalla voce roca e stanca di Rosamond che sa che non le resta più molto tempo e ha bisogno di avere la certezza che le cassette arrivino ad Imogen insieme al suo terzo di eredità.
Un libro ricco di emozioni contrastanti, si potrebbe pensare che sia quasi banale, ma riesce a stupire il lettore, un libro pieno di vita normale, vita fatta di sorrisi e lacrime.
Un libro triste e inaspettatamente romantico nella semplicità del racconto delle relazioni di Rosamond che sono presentate in modo velato, delicato, quasi tenero ma non nascoste anzi apertamente portate avanti con orgoglio come giusto che sia.
Jonathan Coe riesce a descrivere perfettamente i paesaggi dell' Inghilterra, dipingendoli come un pittore, allo stesso modo è in grado di costruire i vari personaggi, modellandoli e rendendoli tridimensionali nei loro caratteri e nelle loro debolezze.
Una storia che si divora in un attimo e riesce a commuovere dove non ci si aspetta.
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