mercoledì 2 marzo 2016

Recensione Spotlight

Boston, 2001.
Ufficio stampa del Boston Globe, sezione Spotlight, i telefoni squillano da ore senza sosta tanto che i giornalisti non sono abbastanza per ogni nuovo utente ansioso di raccontare la propria testimonianza.
Sono tanti, sono cresciuti e non si conoscono nemmeno ma hanno in comune la stessa storia, custodiscono tutti lo stesso segreto che per anni hanno taciuto ma ora sono pronti, ora l’intero mondo sa la verità.
Ci sono vicende che sono talmente grosse da affrontare che spesso ci si chiede se sia giusto o meno portarle alla luce e farle conoscere alla gente, si ha paura o semplicemente non si hanno le parole per rendere al meglio l’idea, e così si finisce per lasciarle scivolare nel dimenticatoio tra dubbi, domande, passi incerti e falsi alleati.
Lì rimarranno fin quando non arriverà qualcuno deciso a scavare a fondo e a prendersi la responsabilità del fardello.
Marty Baron è il giovane neo direttore del Globe, ha un aspetto abbastanza normale e sembra poco più che una macchietta destinata a scomparire senza lasciare il segno, tuttavia è determinato a trovare un’inchiesta da affidare a Spotlight che faccia riacquistare prestigio al giornale.
Barner, affiancato da “Robbie”, Mike, Matt e Sasha, intraprende un lungo percorso mirato all’individuazione e alla condanna della cerchia di preti di Boston che per decenni ha abusato di centinaia di bambini muovendosi di parrocchia in parrocchia e mantenendo la buona faccia di uomini di chiesa.
È il 2001 ma si stima che tutto sia incominciato nei primi anni settanta con casi isolati che pian piano sono diventati sempre più frequenti, zittiti da silenzi e smentite e cause sempre vinte dalla Chiesa.
Dalle confessioni dei “Sopravvissuti”, da cui i membri di Spotlight sono riusciti a farsi raccontare le loro esperienze, tracciano l’identikit di almeno settanta preti diversi, tutti impegnati in attività differenti: chi fa il sormone la domenica in chiesa, chi benedice le case, chi assiste le famiglie e persino chi è un professore in un liceo.
Tutti lontani e tutti alla ricerca di una giustificazione alle loro azioni: lo scegliere con cura le proprie vittime e il prediligere determinate condizioni sociali non sono casuali perchè, come verrà detto da uno dei ragazzi, “ Quando sei povero, la religione e la fede sono tutto e l’essere al centro dell’attenzione di un prete ti fa sentire apprezzato” o altri addirittura erano “apprezzati per quello che erano solo dai preti”.
Non si tratta più di “qualche mela marcia”, si parla di un intero sistema di cui lo stesso cardinale Law era a conoscenza dei movimenti loschi e ha sempre difeso tutti cercando di allontanare l’attenzione dalla pedofilia.
Spotlight arriva così ad una svolta decisiva, ormai ha in mano tutti gli elementi per incriminare Law e gli abusatori, gli articoli sono pronti.
E’ fatta!

Spotlight è un film di Tom McCarthy, premio Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura originale, che fa luce dove ancora oggi c’è troppo buio.
Dalla pellicola traspaiono emozioni forti come la sorpresa, l’impotenza, la rabbia, il desiderio di riscatto, la vergogna e la voglia di verità.
Recitazione molto naturale e realistica, bella ambientazione e bella trama: avvincente e coinvolgente.
Consigliato.
VOTO: 8,5


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