Quando ero una
bambina non vedevo l’ora di crescere, volevo diventare grande per assomigliare
a mia madre, volevo fare quello che faceva lei, parlare di quelle cose che
molto spesso vengono etichettate come appartenenti al “Mondo degli adulti” e
guai a parlarne o anche solo accennarle ai minori di venticinque anni. Si
rischiava grosso: in primo luogo un bel discorso dove veniva spiegato che, in
realtà, ciò che avevo sentito non era reale e non succedeva davvero, poi mi
mandavano in camera mia e spettava ai miei genitori ricevere la ramanzina dai
nonni paterni.
Era un ciclo continuo
e abbastanza noioso alla fine.
Io volevo sapere,
volevo sentire il telegiornale, volevo conoscere qualcosa che andasse oltre ai
nomi delle principesse Disney o le canzoni dello Zecchino d’Oro.Mi bastava
poco, non volevo i particolari.
Crescendo ho
mantenuto sempre la vispa curiosità da bambina ma ho iniziato a conoscere:
parlavo con i miei genitori, chiedevo qualsiasi cosa ed esigevo una risposta
quantomeno accettabile alla mia domanda.
È per questo che ora
sono così, anche se un po’ ribelle come tanti adolescenti e a volte un po’
troppo scorbutica con la mia famiglia, sono solo io.
È un periodo che mi
sento strana, non intendo fisicamente ma più caratterialmente, mi sento
diversa, credo sia colpa degli ormoni in gran parte, ma per questo li ringrazio
perché ora mi piace davvero tanto crescere.
Ho cominciato a fare
tante nuove esperienze che mi hanno aperto la mente a nuovi mondi, ho
conosciuto tante persone che ora a loro modo sono importanti se non
indispensabili per me, sono quasi delle piccole isole che mi offrono un approdo
sicuro.
Nonostante tutto ho
iniziato anche a rendermi conto delle cose che mi danno fastidio che in parte
assomigliano molto a quelle di mio padre, tutta colpa dei geni? Forse.
Non mi piacciono
quelli che quando ti parlano non ti guardano o fanno finta di ascoltarti per
compiacerti, non capisco chi non riesce a stare in silenzio per qualche minuto,
non amo molto i giudizi e tutti quelli che, quando sono insieme ad altri, sono
incollati al telefono.
In fondo io non sono tanto diversa: almeno uno di questi punti l’ho messo in pratica parecchie
volte, me lo ricordo sempre perché mi aiuta a non cadere di nuovo nella
trappola anche se a volte la tentazione è forte e cedo.
Che poi a dirla tutta
sono passati un po’ più che due anni, non posso dire di avere chissà quale
esperienza ma un piccolo bagaglio me lo sto costruendo.
A quattordici anni
avevo in testa il concetto che esistessero delle persone, ragazzi come me, che
valevano più di me solo perché conoscevano più gente, avevano avuto tanti
“fidanzati”, avevano centinaia di “Mi Piace” alle loro foto sui social.
Li chiamavo i “popolari”
ed è successo che non avessi nemmeno il coraggio di camminare a testa alta
quando li incontravo per strada, le rare volte che non cambiavo lato del
marciapiede per evitarli.
Mi vergognavo di me
stessa, di quello che ero: la ragazza riccia e bassina che non arrivava mai prima
in qualche cosa che faceva e che in realtà non si filava quasi nessuno dei ragazzi.
Mi sentivo una scema
in confronto a loro che in realtà erano davvero per la maggior parte degli
stupidi senza alcuna voglia o ambizione, non mi importava perché io mi vedevo
meno e quell’ idea è rimasta per molto tempo.
Quando guardavo lo
specchio a volte ci vedevo un’altra persona, non mi sembrava di essere la
stessa dall’ altra parte della parete.Avrei sperato che si aprisse un varco tra
il mondo riflesso e il mio così da portarmi via.Non mi sentivo io.Non ero
Cecilia, ero un’interprete nel mio corpo.
Mi sentivo inutile
eppure avevo tanti amici, alcuni buoni altri meno, avevo una bella famiglia,
avevo un sogno e forse più voglia di riscatto di quanta ce ne fosse negli
sguardi di quegli altri.
Poi non so cosa sia
successo, forse ho trovato la mia strada, forse ho solo visto la “luce” ma mi
sono come svegliata ed ho iniziato a vivere la vita non più passivamente.
Cecilia è diventata
Ce, Cecia, Lumaca o più semplicemente e scherzosamente “l’Amica di merda”,
tutti soprannomi che in un loro modo mi hanno un po’ salvata e mi hanno sempre
strappato un sorriso e tuttora lo fanno.
Ho iniziato ad uscire
sempre di più, a credere in me stessa ogni giorno che passava.E’ stata questa
la mia salvezza, capire che io non ero niente di meno di quella che ero e che
sono e che non dovevo invidiare nulla a nessuno perché tanto era inutile
piangermi addosso.
In questi quasi tre
anni ho capito che non me ne fregava niente essere conosciuta da tutti, mi
bastava stare bene ed essere in mezzo ai miei amici, sentirmi a casa, essere uno
dei pezzi fondamentali per formare il nostro puzzle; non mi importava se non
ero mai stata la migliore, anche da seconda, da terza, da ultima potevo
festeggiare.
Iniziando a credere
in me ho iniziato a scoprire dei lati diversi del mio essere, mi sono iniziata
a piacere anche esteticamente, ho riso molto di più e valorizzato le mie
passioni e i miei punti di forza.
Ho scoperto di avere
un piccolo talento, che magari sarà anche insignificante ma che mi ha dato una
meta da raggiungere.
Ho iniziato ad usare
le parole per scrivere quello che non riesco a dire a voce perché mi viene più
facile imprimerle sulla carta.
Devo dire che in
parte li ringrazio, quei finti playboy che credono di avere il mondo ai loro
piedi perché sto diventando chi sono veramente senza nascondermi dietro ad una
maschera e poi, è meglio essere carine ed intelligenti che belle e senza
cervello.
Quindi, non ho idea
di chi ci sia dall’altra parte di questo schermo, non so se tu sia un ragazzo,
una ragazza, un adulto, un bambino, un nonno.Non so nemmeno se questo insieme
di frasi messe un po’ a caso ti sia piaciuto e forse non mi importa veramente
perché è un qualcosa di molto personale e non c’è da dire mi piace o non mi
piace.
Voglio solo dire,
dall’ alto dei miei quasi diciassette anni di vita, che sulla strada ci sono
tanti ostacoli, tanti stronzi che non vogliono fare altro che essere i migliori
e sotterrare chi considerano più deboli: ci saranno sempre, a scuola, al
lavoro, per strada, a volte anche in famiglia.Chi ha più esperienza di me
sicuramente ne avrà incontrati a sua volta.
A te, proprio a te
che stai leggendo, fregatene, non starci male se non sei come ti vorrebbero gli
altri perché non sarai nemmeno come ti vorrai tu e non lo saprai mai, abbandona
i fili e la maschera da burattino e lascia che sia come deve essere.
Forse la tua arma e
la tua forza è proprio non essere come ti vogliono gli altri, perché sarai
diverso, sarai te stesso e sarà decisamente più bello vivere un vita tua a
tutti gli effetti che schiava dei pareri di qualcun altro.
“ I'm through accepting limits “Accetto I limiti
'cause someone says
they're so perchè qualcuno dice che sono così
Some things I cannot
change certe cose non le
posso cambiare
But till I try, I'll never know!... ma finchè non provo non lo saprò!
As someone told me lately: Come qualcuno mi ha ditto dopo
"Everyone deserves the chance to fly!" tutti
devono avere l’occassione di
Volare!
To those who'd ground me E a quelli
che vogliono abbattermi
Take a message back from me” porta un messaggio indietro da me!”
Tratto da Defying Gravity, da Wicked
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