domenica 13 marzo 2016

Senza titolo: ognuno lo dia per se stesso

Quando ero una bambina non vedevo l’ora di crescere, volevo diventare grande per assomigliare a mia madre, volevo fare quello che faceva lei, parlare di quelle cose che molto spesso vengono etichettate come appartenenti al “Mondo degli adulti” e guai a parlarne o anche solo accennarle ai minori di venticinque anni. Si rischiava grosso: in primo luogo un bel discorso dove veniva spiegato che, in realtà, ciò che avevo sentito non era reale e non succedeva davvero, poi mi mandavano in camera mia e spettava ai miei genitori ricevere la ramanzina dai nonni paterni.
Era un ciclo continuo e abbastanza noioso alla fine.
Io volevo sapere, volevo sentire il telegiornale, volevo conoscere qualcosa che andasse oltre ai nomi delle principesse Disney o le canzoni dello Zecchino d’Oro.Mi bastava poco, non volevo i particolari.
Crescendo ho mantenuto sempre la vispa curiosità da bambina ma ho iniziato a conoscere: parlavo con i miei genitori, chiedevo qualsiasi cosa ed esigevo una risposta quantomeno accettabile alla mia domanda.
È per questo che ora sono così, anche se un po’ ribelle come tanti adolescenti e a volte un po’ troppo scorbutica con la mia famiglia, sono solo io.
È un periodo che mi sento strana, non intendo fisicamente ma più caratterialmente, mi sento diversa, credo sia colpa degli ormoni in gran parte, ma per questo li ringrazio perché ora mi piace davvero tanto crescere.
Ho cominciato a fare tante nuove esperienze che mi hanno aperto la mente a nuovi mondi, ho conosciuto tante persone che ora a loro modo sono importanti se non indispensabili per me, sono quasi delle piccole isole che mi offrono un approdo sicuro.
Nonostante tutto ho iniziato anche a rendermi conto delle cose che mi danno fastidio che in parte assomigliano molto a quelle di mio padre, tutta colpa dei geni? Forse.
Non mi piacciono quelli che quando ti parlano non ti guardano o fanno finta di ascoltarti per compiacerti, non capisco chi non riesce a stare in silenzio per qualche minuto, non amo molto i giudizi e tutti quelli che, quando sono insieme ad altri, sono incollati al telefono.
In fondo io non sono tanto diversa: almeno uno di questi punti l’ho messo in pratica parecchie volte, me lo ricordo sempre perché mi aiuta a non cadere di nuovo nella trappola anche se a volte la tentazione è forte e cedo.
Che poi a dirla tutta sono passati un po’ più che due anni, non posso dire di avere chissà quale esperienza ma un piccolo bagaglio me lo sto costruendo.
A quattordici anni avevo in testa il concetto che esistessero delle persone, ragazzi come me, che valevano più di me solo perché conoscevano più gente, avevano avuto tanti “fidanzati”, avevano centinaia di “Mi Piace” alle loro foto sui social.
Li chiamavo i “popolari” ed è successo che non avessi nemmeno il coraggio di camminare a testa alta quando li incontravo per strada, le rare volte che non cambiavo lato del marciapiede per evitarli.
Mi vergognavo di me stessa, di quello che ero: la ragazza riccia e bassina che non arrivava mai prima in qualche cosa che faceva e che in realtà non si filava quasi nessuno dei ragazzi.
Mi sentivo una scema in confronto a loro che in realtà erano davvero per la maggior parte degli stupidi senza alcuna voglia o ambizione, non mi importava perché io mi vedevo meno e quell’ idea è rimasta per molto tempo.
Quando guardavo lo specchio a volte ci vedevo un’altra persona, non mi sembrava di essere la stessa dall’ altra parte della parete.Avrei sperato che si aprisse un varco tra il mondo riflesso e il mio così da portarmi via.Non mi sentivo io.Non ero Cecilia, ero un’interprete nel mio corpo.
Mi sentivo inutile eppure avevo tanti amici, alcuni buoni altri meno, avevo una bella famiglia, avevo un sogno e forse più voglia di riscatto di quanta ce ne fosse negli sguardi di quegli altri.
Poi non so cosa sia successo, forse ho trovato la mia strada, forse ho solo visto la “luce” ma mi sono come svegliata ed ho iniziato a vivere la vita non più passivamente.
Cecilia è diventata Ce, Cecia, Lumaca o più semplicemente e scherzosamente “l’Amica di merda”, tutti soprannomi che in un loro modo mi hanno un po’ salvata e mi hanno sempre strappato un sorriso e tuttora lo fanno.
Ho iniziato ad uscire sempre di più, a credere in me stessa ogni giorno che passava.E’ stata questa la mia salvezza, capire che io non ero niente di meno di quella che ero e che sono e che non dovevo invidiare nulla a nessuno perché tanto era inutile piangermi addosso.
In questi quasi tre anni ho capito che non me ne fregava niente essere conosciuta da tutti, mi bastava stare bene ed essere in mezzo ai miei amici, sentirmi a casa, essere uno dei pezzi fondamentali per formare il nostro puzzle; non mi importava se non ero mai stata la migliore, anche da seconda, da terza, da ultima potevo festeggiare.
Iniziando a credere in me ho iniziato a scoprire dei lati diversi del mio essere, mi sono iniziata a piacere anche esteticamente, ho riso molto di più e valorizzato le mie passioni e i miei punti di forza.
Ho scoperto di avere un piccolo talento, che magari sarà anche insignificante ma che mi ha dato una meta da raggiungere.
Ho iniziato ad usare le parole per scrivere quello che non riesco a dire a voce perché mi viene più facile imprimerle sulla carta.
Devo dire che in parte li ringrazio, quei finti playboy che credono di avere il mondo ai loro piedi perché sto diventando chi sono veramente senza nascondermi dietro ad una maschera e poi, è meglio essere carine ed intelligenti che belle e senza cervello.
Quindi, non ho idea di chi ci sia dall’altra parte di questo schermo, non so se tu sia un ragazzo, una ragazza, un adulto, un bambino, un nonno.Non so nemmeno se questo insieme di frasi messe un po’ a caso ti sia piaciuto e forse non mi importa veramente perché è un qualcosa di molto personale e non c’è da dire mi piace o non mi piace.
Voglio solo dire, dall’ alto dei miei quasi diciassette anni di vita, che sulla strada ci sono tanti ostacoli, tanti stronzi che non vogliono fare altro che essere i migliori e sotterrare chi considerano più deboli: ci saranno sempre, a scuola, al lavoro, per strada, a volte anche in famiglia.Chi ha più esperienza di me sicuramente ne avrà incontrati a sua volta.
A te, proprio a te che stai leggendo, fregatene, non starci male se non sei come ti vorrebbero gli altri perché non sarai nemmeno come ti vorrai tu e non lo saprai mai, abbandona i fili e la maschera da burattino e lascia che sia come deve essere.
Forse la tua arma e la tua forza è proprio non essere come ti vogliono gli altri, perché sarai diverso, sarai te stesso e sarà decisamente più bello vivere un vita tua a tutti gli effetti che schiava dei pareri di qualcun altro.


“ I'm through accepting limits                 “Accetto I limiti
'cause someone says they're so               perchè qualcuno dice che sono così                     
Some things I cannot change                  certe cose non le posso cambiare
But till I try, I'll never know!...                      ma finchè non provo non lo saprò!

As someone told me lately:                      Come qualcuno mi ha ditto dopo
"Everyone deserves the chance to fly!"    tutti devono avere l’occassione di                      
                                                              Volare!

To those who'd ground me             E a quelli che vogliono abbattermi
Take a message back from me”             porta un messaggio indietro da me!”

Tratto da Defying Gravity, da Wicked

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