SUL FILO DEL RASOIO
Mi chiedo spesso se le persone si fermino a pensare qualche
minuto al loro grande privilegio di essere libere: possiamo vivere una vita
tranquilla, uscire con gli amici, ballare, studiare, crescere, lavorare, fare
l’amore con la persona che amiamo tutto nella più completa libertà.
Spesso poi mi viene in mente cosa farei se questa libertà
tutt’un tratto mi venisse tolta da qualcun altro per un motivo non fondato.
Probabilmente mi sentirei arrabbiata e penserei alla più
iniqua delle ingiustizie.Non so se perdonerei in fretta colui che ha voluto
questo.
La stessa cosa non pensa Joaquin Martinez, detto Jo, unico
europeo riuscito a scampare al braccio della morte dopo più di cinque anni e
due processi.
Joaquin è un uomo libero, un giovane lavoratore con moglie e
figli, una buona famiglia alle spalle e un ottimo percorso di studi, uno dei
tanti inseguitori del sogno americano.
Poi all’improvviso tutto cambia: un divorzio difficile e le
accuse dell’ex moglie sempre insistenti (lo accusava di voler portare via le
bambine dall’America in Spagna, sua patria).
Passano gli anni e Jo ha ricominciato una nuova vita con una
nuova famiglia e una nuova compagna.
Tutto inizia il giorno dopo il compleanno della fidanzata,
l’ex moglie chiama la polizia e dice loro di avere dei sospetti sull’ex marito
a proposito di un duplice omicidio (dove è coinvolto il figlio narcotrafficante
del capo della polizia), gli agenti organizzano un vero e proprio blitz con
numerose pattuglie e perfino gli
elicotteri.
Lo conducono in commissariato e lo incastrano come
colpevole.
Joaquin sa di essere innocente, è sorpreso e spaventato, si
chiede che cosa ci faccia lui in mezzo a quei criminali, lui non è così.
Durante la detenzione i suoi compagni di cella muoiono
giustiziati e lui sa che sarà a breve la sua sorte ma spera sempre che la sua
innocenza venga appurata.Scrive ai suoi genitori che non hanno mai perso la
fiducia in lui e gli credono ciecamente.
Conosce Frank, di cui diventerà grande amico, anche lui è
condannato, sta dentro da diciassette anni e la sua famiglia, i suoi amici lo
hanno come rinnegato.
Sono diciassette anni che non riceve lettere o visite.
Jo si commuove parlando di Frank, lui non ce l’ha fatta come
i suoi companieros, è morto di
cancro.E’ morto da innocente.
Il suo avvocato aveva chiesto un test del DNA per scagionare
così suo cliente come suo ultimo desiderio.Negativo.
Frank non aveva fatto nulla eppure era rimasto chiuso in
quella prigione che lo aveva fatto diventare matto.
Joaquin racconta la sua storia inserendo anche sfumature di
ironia, ci ride quasi sopra ma ribadisce che quegli anni, ogni ora, ogni giorno
erano un’agonia.
Jo ce l’ha fatta.E’ stato riconosciuto innocente e assolto
nel 2001 e poco dopo si è trasferito nuovamente in Spagna dova ha ricominciato
quella che lui definisce terza vita: la prima quando era un giovane
promettente, la seconda nel braccio della morte e la terza dopo l’ultima
sentenza.
Lui ha perdonato la sua ex moglie e anche il giovane che ha
investito suo padre uccidendolo, sostiene che se non fosse stato in grado di
perdonare sarebbe un uomo pieno d’odio e vendetta.
Lui che appoggiava la pena di morte, la capiva e l’approvava
ci si è ritrovato dentro e ne è uscito.
Mentre parla spiega che avrebbe potuto pensare di volere la
morte di quel diciassettenne che gli aveva portato via suo padre ma poi si
blocca e afferma che se anche il ragazzo fosse morto non avrebbe colmato il
dolore del suo cuore.
La pena di morte non allevia la sofferenza dei parenti, dei
genitori e degli amici della vittima ma crea soltanto nuovo dolore per la morte
dell’assassino che altro non è che un uomo che ha sbagliato.
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