mercoledì 21 novembre 2018

Chi ha paura del lupo cattivo?



"Chi ha paura del lupo cattivo?Nessuno"

Così recitava il mantra che da bambini abbiamo urlato centomila volte prima di correre come impavidi eroi verso il nostro obiettivo.
Ma questa frase vale solo per il gioco, infatti, nella nostra vita di tutti i giorni continuiamo silenziosamente a ripetercela come per auto convincerci che ci sia sempre qualcuno contro cui dobbiamo schierarci per difenderci e di cui non dobbiamo spaventarci. Perché la paura, spesso, ci rende più vivi senza rendercene consapevoli.

Ma perché ci fa così paura il lupo?
Perché ci può mangiare? Perché ha i denti più affilati di noi e corre più veloce? Perché tutti ci hanno detto che ci farà in ogni caso del male? Solo perché è il lupo?

Forse ci fa paura per abitudine, non ci soffermiamo a conoscere se oltre l'aspetto minaccioso possa esserci qualcosa di più. Magari è pure vegetariano e non cerca in tutti i modi di sbranare ogni pecora incontri lungo la strada. Ci sentiamo tutti un po' pecorelle smarrite.
Tutti, anche i lupi. Siamo umani d'altro canto.

Ma il lupo allora chi è davvero?

Forse qualcuno che sentiamo diverso da noi, all'apparenza o nell'ideologia, qualcuno che magari non rispecchia la nostra idea di decoro, qualcuno che pensiamo possa rappresentare un “nemico” in grado in qualche modo di mettere in discussione noi e i nostri pensieri. A volte siamo noi i nostri stessi lupi, non altri.

Il lupo è il cattivo e non ci piace.

Ma se ci trovassimo soli, in una notte di temporale, noi, lupi e pecore, senza poterci vedere, al riparo dentro la stessa grotta, ascoltandoci e basta e rassicurandoci a vicenda per sentirci meno soli sotto la pioggia, rimarremmo sempre convinti di questo? 
Probabilmente no, forse sarebbe persino più semplice confrontarsi, e , perché no, potremmo anche fare amicizia, magari un'amicizia che dura solo per quella notte, ma sarebbe possibile. Potremmo fantasticare un nuovo appuntamento, alla luce del sole, faccia a faccia, senza sapere che, in altre circostanze, non avremmo preso la stessa decisione.
Un appuntamento al buio dove è il buio stesso a diventare il mezzo di comunicazione per scoprirsi e conoscersi.  (In una notte di temporale di Yuichi Kimura)

E allora cosa diventerebbe il lupo? Più simile a me pecora? O io assomiglierei a lui?

Forse non siamo mai stati così diversi, in fondo tutti possiamo essere i lupi di qualcun altro, e per riuscire a capirsi a vicenda, bisogna solo ricordarselo.




venerdì 9 novembre 2018

THE HAUNTING OF HILL HOUSE


HILL HOUSE: quando i fantasmi sono quelli della nostra vita.
Tutti da bambini abbiamo avuto paura del buio, dei mostri, dei fantasmi che ci sembravano abitare la nostra calda e accogliente casa dove di giorno ci sentivamo protetti e al sicuro e di notte vulnerabili e impauriti tanto da confidare nell'unica arma possibile, la coperta fin sopra la testa, per sfuggire ai nostri incubi peggiori.
Ma qualcosa di più spaventoso e reale si muove dietro i muri di Hill House, qualcosa che a distanza di anni non riesce ad andarsene dalla memoria dei suoi protagonisti, qualcosa che è molto più umano di quanto non si voglia pensare.
Steve, Shirley, Nell, Luke e Theo ricordano l'inquieta atmosfera di quella casa immensa, maestosa e imponente avvolta nell'oscuro del bosco, che i loro genitori Hugh e Liv avevano preso in restauro anni prima e in cui loro hanno trascorso parte della loro infanzia e che in ogni caso li ha segnati per sempre. Perchè in quella casa sono successe cose strane, cose che non si possono raccontare tranquillamente, che se vengono dette ti fanno guadagnare la nomea di malato mentale anche se le hai provate sulla tua stessa pelle, cose che adesso, nella loro indipendente vita da adulti che quasi non si interessano più gli uni agli altri, nessuno dei fratelli ha il coraggio di affrontare per paura che esse possano divenire talmente reali da sopraffarli e farli crollare.

Tutti lo sappiamo bene quanto le paure possano spezzarci le gambe, soprattutto se vengono dalla parte più profonda di noi, e spesso la paura più grande è proprio scavare in se stessi e ritrovare esperienze e sentimenti che avremmo voluto seppellire per sempre.
Per questo motivo nessuno dei cinque fratelli ha più rimesso piede a Hill House che viene considerata la principale causa della loro distruzione familiare in quanto la madre vi è sparita nella fatidica “Ultima Notte” e il padre non è più stato in grado, da quel momento in poi, di occuparsi dei figli affidandoli alla zia. Eppure è come se non se ne fossero mai andati del tutto, è come se ci fosse un invisibile filo che li continua ad attirare verso la casa e, inevitabilmente, li sprona a ritrovarsi come persone e come famiglia nonostante le divisioni, gli interessi personali e i dolori li stiano portando a separarsi sempre di più.
Ed è proprio nei momenti peggiori che si riesce a scoprire la parte migliore del proprio essere e si è in grado di andare avanti fronteggiando la paura di rivelare se stessi a se stessi.

Ma Hill House non è solo una casa antica e paurosa da cui stare alla larga il più possibile, è lo scheletro che tutti noi nascondiamo il più a fondo possibile nell'armadio, è la paura più profonda che non riusciamo ad ammettere ad alta voce senza che ci tremino le labbra, è la nostra questione irrisolta che non ci permette di guardare al futuro e di vivere il presente al meglio ma che ci fa schiavi del passato e di quello che siamo stati.




lunedì 29 ottobre 2018

Malgré-Nous Contro la nostra volontà- Caroline Fabre-Rousseau (Recensione)



Un libro non si giudica dalla sua copertina, quante volte lo abbiamo ripetuto e quante lo abbiamo sentito detto da altri? E' un pensiero giustissimo, ma cosa fare quando è proprio la sua copertina a prenderti e trasportarti nel suo vortice contro la tua volontà?

Nulla, non si può fare assolutamente nulla se non accettare la sfida, lasciarsi trasportare senza troppe domande, con un pizzico di curiosità e un po' di voglia di farsi affascinare. Al resto ci penseranno le parole. Contro la nostra volontà.

Contro la nostra volontà.

Proprio così comincia la nostra storia, ma prima di continuare a raccontarla, lascia che ti dia un ultimo consiglio. Accompagna la lettura con questa melodia: Experience- Ludovico Einaudi. Credo che possa essere di aiuto per descrivere il ritmo di questo romanzo, lento e delicato a volte, precipitoso e veloce in altri momenti. E d'altronde, come si può comprendere una storia che parla di musica, paure, decisioni se non utilizzando la musica stessa?


MALGRE'-NOUS
CONTRO LA NOSTRA VOLONTA'
di Caroline Fabre-Rousseau

Paul abita a Montpellier con sua moglie Dominique e i suoi due figli Jues e Adrien, ma qualcosa gli sta stretto, la sua vita in qualche modo è cambiata all'improvviso. Un pianoforte, un incontro fortuito in un negozio di spartiti musicali, un'apparente ammirazione per un jazzista che presto si trasforma in qualcosa di più aprendogli un mondo fino ad allora tenuto nascosto ma che già aveva bussato alla sua porta. Tutto questo lo appesantisce e lo spinge a prendere una decisione, prendere e andare via, che inevitabilmente segnerà un punto di rottura con il suo vecchio io ma allo stesso tempo un nuovo incontro con il passato della sua famiglia altrettanto gravoso a detta di sua madre Thérèse di cui lui non è a conoscenza in quanto è un “segreto segretissimo” che solo sua madre e sua nonna custodiscono. E meglio così a detta loro.

Quanti scheletri nell'armadio può nascondere una famiglia rispettabile e perfettamente normale come la loro? Pochi, molto pochi, qualcuno sarà inevitabilmente destinato a venire allo scoperto prima o poi e questo Thérèse non lo può accettare.

Ma cosa è peggio?Un figlio omosessuale o la vergogna di un fratellastro figlio della guerra?

Thérèse non lo sa.
Dopo aver ripetutamente accusato Dominique di non essere stata in grado di tenersi Paul e, dopo aver cercato svariate soluzioni al “problema”, si incolpa per la sorte del figlio e pensa di poterlo “fare guarire” mettendolo al corrente di ciò che suo nonno Marcel uno dei “malgré-nous”, i francesi costretti ad arruolarsi nell'esercito tedesco durante la Seconda Guerra Mondiale, ha fatto disonorando la famiglia. Marcel, a quel tempo giovane e ferito, costretto a curarsi in Germania si era innamorato di una “crucca” e da lei aveva avuto un figlio, Günther, il cui nome in casa loro non poteva essere nemmeno pronunciato per la reazione che suscitava nella nonna.
La notizia del passato di suo nonno ottiene però l'effetto contrario a quello sperato, Paul decide di partire alla volta di Berlino per incontrare una vecchia amica di sua madre, Tomiko, e per riuscire a scovare informazioni su questo zio sfortunatamente mai incontrato.
Comincia così un doppio viaggio: da un lato la corsa verso le proprie radici che lo porterà inevitabilmente ad una meta desiderata e permetterà l'incontro tra il ramo francese e quello tedesco della sua storia, dall'altro la ricerca e la consapevolezza di se stesso che lo porteranno a non avere più paura di mostrarsi per quello che è, merito della musica e delle parole di chi gli sta intorno e di Dominique che, pur con iniziale difficoltà e dolore, lo ha perdonato e sta cercando di ricominciare a vivere per se stessa e per la bambina che porta in grembo aiutata da Pierre con il quale condivide la passione per l'equitazione che le farà riscoprire il piacere di essere viva. Contro la sua volontà.

Ognuno, con le sue difficoltà e i suoi limiti, alla fine dimostrerà gratitudine a quello scheletro scappato dall'armadio perchè grazie ad esso sarà riuscito a migliorarsi.
Thérèse avrà riscoperto la bellezza di farsi da parte nella vita di chi la circonda per concedersi ogni tanto di occuparsi di se stessa lasciando lo spazio di respirare anche al marito Jacques, Dominique rinascerà una terza volta come madre, si sentirà amata, rispettata e onorata da Pierre, Jules avrà migliorato i suoi voti a scuola e avrà imparato il bello di essere innamorato per la prima volta tra la brughiera irlandese, Adrien nella sua innocenza di bambino sarà entusiasta per la nuova sorellina e Paul si sentirà di nuovo umano e libero insieme a Jean e sarà grato a quello zio Günther ritrovato per strada che riuscirà a portare tutto tranne che vergogna nella sua famiglia.




Uno degli altri pregi di questo libro è la Lista di ascolto tra le ultime pagine, un'ottima scusa per scoprire nuove canzoni che poi non sono altro che quelle citate durante la vicenda.
Come al solito, ve ne consiglio una e alla prossima!

lunedì 1 ottobre 2018

V.A.I.P.S. (Viaggiatori Anonimi Inciampati Per Strada)

V.A.I.P.S (viaggiatori anonimi inciampati per strada)

Il rientro a casa e la "fine" dell'estate.

La nostalgia da rientro a casa è quella tipica sensazione che mi assale ogni qual volta io ritorni all'ovile dopo giorni passati fuori. Non necessariamente dopo una vacanza, molto spesso sì ma, può capitare che mi venga anche solo pensando a quanto velocemente è passata quest'estate.
Che si sia trattato di un mese, due settimane o due giorni è altamente irrilevante, sta di fatto che si manifesta sempre allo stesso modo: ovvero io che mi metto a piangere contro il cuscino pensando a tutti i bei momenti vissuti come se ormai facessero parte di un passato remoto destinato al dimenticatoio. E piango da sola perchè un po' mi vergogno anche se so che è qualcosa di molto umano.
Penso sia capitato un po' a tutti, almeno una volta nella vita di provare questa sensazione, soprattutto se tutto ciò che c'è stato prima è stato molto divertente e piacevole. E, complici i rullini fotografici che ci accompagnano in tutti i nostri istanti, riusciamo per un attimo a riassaporare le emozioni del momento.
Preparo i fazzolettini, mi metto comoda e penso a tutto quello che mi ha meravigliato in questi tre mesi e che so che per qualche ragione mi mancherà un po'.

Per esempio una vacanza post maturità accompagnata da una combriccola di scalmanate difficilmente riesce a passare inosservata senza lasciare qualche lacrimuccia e questo grazie ad una serie sconfinata di cose. Intanto la spensieratezza di essere finalmente libere e di potersi godere tanto riposo ha alleggerito gli spiriti e mi ha regalato esperienze indimenticabili per varii motivi:
* La prima vera vacanza senza mamma e papà, in totale autonomia non si scorda più, se in positivo o in negativo dipende dai punti di vista. Intanto giá il fatto di averla organizzata e che tutto sia andato a buon fine é una grande soddisfazione.
* Le amiche sono le amiche. La compagnia non ha prezzo. Ci si arrangia come meglio si crede e si fanno interminabili code per il bagno che nemmeno all'autogrill, ma ne vale assolutamente la pena, anche se quando é il tuo turno l'acqua calda é finita o viceversa la becchi talmente bollente da ustionare, uh questi piccoli problemi di caldaia!
* Una serie di figuracce da viaggiatrici alle prime armi rendono i ricordi più originali e accattivanti. Come la corsa dietro ad un autobus al capolinea credendo stesse per abbandonarci per strada.
* La capacità di rendere sciapa la pasta anche quando risulta un'ardua impresa. E oltre alle nostre grandi abilità culinarie, da far invidia ai ristoranti stellati per varietà e qualità, è degna di nota la nostra missione spesa, sul ciglio della strada, con le macchine che sfrecciano, sotto il sole, a piedi per quaranta minuti e con gli zaini pieni. Da far invidia ai cambusieri scout.
* La tipica frase da ragazzi: "eh ma a cosa mi serve la crema" ci fa tornare a casa rosse come gamberi. E pensare che ci voleva così poco.

Ma nonostante tutto i ricordi e le emozioni mi fanno spuntare un sorriso a trentadue denti che difficilmente andrà via.
E così "rimuovo" per il momento questa settimana della mia estate.

Se da un lato ho avuto la compagnia di altre cinque allegre donzelle con le quali ho girato in lungo e in largo l'Isola d'Elba, dall'altro mi sono accompagnata a sei intrepidi eroi per esplorare una terra a me selvaggia e sconosciuta che con l'Isola d'Elba ha in comune proprio l'essere isola. E Corsica fu. E proprio alla volta dell'avventura!

Chi ha detto che le femmine sono più ordinate dei maschi non è stato nella nostra casa. Si vabbè i letti non li ha fatti nessuno per una settimana ma alla fin fine si stava bene.
Certo che una cosa in comune c'era sempre, l'infinita coda per il bagno (eh ci credo, in sette!).

Qui la nostalgia mi assale prepotente perchè i ricordi sono veramente tanti e forse sono stati più concentrati che in altri momenti. Mi basta osservare una qualsiasi immagine di noi insieme che mi teletrasporto ad un mese fa.
* Equipaggio diviso alla perfezione in due bolidi pronti all'attacco, con i migliori autisti e le migliori playlist e in ognuna delle sette teste le stesse domande:”Ma come sono entrati tutti i bagagli?” e ”Ma come siamo riusciti ad entrare anche noi"
* La scorta di ombrelloni andati distrutti per colpa del venticello malefico che si alzava poco dopo mezzogiorno, e se uno non stava attento si trovava a rincorrere l'oggetto infernale per la spiaggia. E se ci andate giù pesanti con le parole non preoccupatevi, sono tutti italiani e vi capiscono. Come nota positiva la mitica tenda da spiaggia, benedetto chi l'ha inventata.
* Le noci di cocco di alghe che qualcuno mi tirava addosso e che funzionavano meglio dei sassi piatti per fare le gare di saltini.
* La spesa da fare praticamente ogni giorno per cercare di rimediare alla mancanza di abbastanza "porn flakes".
* La discoteca più bella che abbia mai visto nella mia corta vita (La Via Notte) e Bob Sinclair is in the house mica per caso.

Assieme a questi due grandi eventi che sono stati divisi uno a luglio e uno ad agosto me ne vengono in mente tanti altri disseminati nel restante lasso di tempo. Non sono grandi viaggi ma sono piccole esperienze che ogni viaggiatore inciampato per strada deve permettersi per ritrovare se stesso, sono quasi completamente gratis e riempiono tanto il cuore.

Ho passato sere intere sdraiata in spiaggia, e non pensavo ci si potesse rilassare così tanto ascoltando il mare e guardando le stelle, ma soprattutto mi sono goduta da matti la compagnia dei miei amici. Amici che non vedo spesso per lontananza o perchè abbiamo gruppi diversi; in quelle sere sentivo proprio di star bene con loro.
È una bellissima sensazione, la stessa che ho quando sono in un bel posto. Una sorta di meraviglia,  sempre accompagnata da quel velo di malinconia che ti rende consapevole che il tempo a disposizione è limitato a trenta giorni. Questa malinconia ha un gusto un po' più amaro perchè mi allontana un po' da quella che è la mia altra casa, il mio altro posto.

Poi ci sono stati giorni che ho passato da sola con la mia famiglia, con i miei nonni, che a volte sento lontani forse per la differenza di etá. Questo tempo insieme mi ha aiutata a sentirli più vicini e mi ha ricordato che appunto è TEMPO e non devo sprecarlo.

Ho ritrovato il mio gruppo che in realtà è sempre stato lì ma che non sempre sono stata in grado di ascoltare. E le sere d'estate a parlare, ridere, giocare a ping pong e mangiare la pizza nei cartoni hanno un posto speciale.

Infine il mio compleanno che già mi manca nonostante sia passata una settimana appena, e non mi manca perchè è il mio compleanno, preferisco festeggiare quello degli altri piuttosto che il mio. Mi manca per quello che è stato. Un'insieme di quest'estate, un gigantesco time lapse di questi mesi. E io in quel momento, in quel posto, con quelle persone stavo davvero bene. Bene come mi sono sentita quest'estate.

Piccoli grandi viaggi accompagnati da piccoli grandi ricordi.







mercoledì 5 settembre 2018

Ocean's 8 Recensione



"Da qualche parte nel mondo c'è una bambina nel suo letto che sogna di diventare una criminale, fatelo per lei"  così Debbie Ocean riesce a convincere le sue intrepide compagne a mettere a segno il colpo più grande della storia: rubare una famosa collana di Carteir del valore di milioni di dollari al Met Galà di New York.

Certamente diventare un'abile maestra di taccheggio non è il sogno a cui tutte noi aspiriamo nella vita, ma il film ti porta a empatizzare con le protagoniste tanto che all'improvviso ti viene da pensare "cavolo, l’hanno fatto loro, chiamo le mie amiche e lo voglio fare anche io” . Questo immedesimarsi è reso possibile soprattutto dal fatto che queste otto donne sono diverse tra di loro e hanno sfumature di carattere molto differenti proprio come sono quelle di un variegato gruppo di amiche. Se lo si guarda in compagnia parte la gara ad assegnare i ruoli alle proprie compagne ma immediatamente poi si realizza che “se provo a farlo anche io mi prendono ancor prima di cominciare ad immaginarlo” e con una risata si rinuncia alla carriera di ladra.

Debbie Ocean appartiene ad una famiglia di abili truffatori, è stata appena rilasciata dal carcere dove era stata rinchiusa per cinque anni promettendo alle guardie di voler mantenere un profilo basso, una vita tranquilla fatta di lavoro e pagamento delle bollette. Quello che le autorità non sanno è che quei cinque anni le sono serviti per progettare nei minimi dettagli la truffa del secolo. Comincia così l’avventura di Debbie che, accompagnata dal suo fedele braccio destro Lou,  recluta e istruisce la sua squadra.
Lou e Debbie sono le menti, gli architetti, ma un architetto senza assistenti e operai fa ben poco e così ecco che spuntano loro, le altre.
C’è Tammy che nasconde nel garage di casa sua un magazzino di oggetti rubati all’insaputa del marito e dei figli che la credono una comunissima lavoratrice alle prese con il suo deposito.
C’è Palla Nove, ribelle hacker che, fumando erba, riesce ad entrare ovunque con un semplice click, ovviamente non può mancare la parte tecnologica e geniale.
C’è Rose, stilista di dubbio gusto che, dopo un periodo di grande successo, ha conosciuto la crisi del suo lavoro e ha paura di diventare povera oltre ad avere un’abbastanza evidente personalità disturbata.
C’è Amita una ragazza indiana a servizio di sua madre per la quale fabbrica gioielli e che sviluppa un’ abilità nel contraffare ciò che produce proprio per ribellarsi alla madre che si domanda perché non abbia di marito.
C’è  Costance che quando ruba qualcosa lo fa con talmente tanta classe da non rendere possibile accorgersene anche perché persone più scaltre e silenziose di lei raramente le si incontrano.
C’è infine Daphne Kluger che è una celebrità conosciuta e amata da tutti, viene scelta da Debbie come modella che dovrà indossare la collana al Galà. Inaspettatamente si dimostrerà una tipa tosta, una con un gran cervello e sarà un jolly per la squadra a differenza di quanto lo stereotipo della modella bella e famosa potrebbe suggerire.
In maniera intelligente e organizzata lavorano settimane per far sì che tutto sia perfetto e impeccabile non tralasciando nessun particolare perchè anche due centimetri possono fare la differenza tra l’essere incastrate e il non destare alcun sospetto. La rapina per Debbie si trasforma in un pretesto per incastrare e “vendicarsi” dell’uomo che, scaricando la colpa su di lei, l’aveva fatta incarcerare: Claude Becker viene raggirato in quanto presente al Galà come accompagnatore di Daphne. Un colpo dentro il colpo come affermerà Lou.
È una commedia divertente, diretta da Gary Ross, è lo spin off della trilogia di Ocean’s che fino a quel momento aveva avuto protagonisti come George Clooney e Brad Pitt ed era incentrato sul crimine al “maschile”.
Ocean’s 8 strizza invece l’occhio al pubblico femminile, ti strappa risate,  tiene la suspance e ti porta dalla parte del “cattivo” che riesce con grandissima facilità a schiacciare il “buono” che si dimostra decisamente  tontolone e privo di carattere. E dimostra che non serve essere uomo per essere una criminale di successo. Grande spessore ha avuto la scelta del cast, tra i nomi più noti Sandra Bullock, Cate Blanchett, Sarah Paulson, Helena Boham Carter e Rihanna, mix perfetto di cervello e apparenza. Una bella dose di Girl Power che però non deve dimostrare nulla a nessuno perché è consapevole già da sé di quanto vale.
In una delle scene iniziali Lou ha dei dubbi sul piano di Debbie e domanda all’amica il perché voglia fare questo colpo e Debbie, con grandissima nonchalance, le risponde che lo farà perché lo sa fare.
VOTO 8,5




venerdì 31 agosto 2018

In un giorno di pioggia

Ho sempre amato la pioggia. Non so di preciso come mai, forse perchè il suono dolce e costante delle gocce mi ricorda un po' la musica e mi piace da matti il tamburellare dell'acqua, il fragore dei tuoni e il silenzio che li segue, o forse perchè il cielo pieno di nuvole e e le cascatelle per strada mi hanno sempre affascinato o forse più semplicemente mi sembra di essere avvolta da un mantello invisibile di protezione. E così le notti piovose sono sempre state le notti più tranquille, le più ricche di sogni fantastici. Mi è sempre sembrato che l'acqua potesse segnare un confine oltre il quale nessun "mostro" sarebbe potuto passare.
Ho in mente un'immagine di me da piccola mentre schiaccio il naso contro il vetro appannato e seguo con il dito il percorso dell'acqua fino a vederla scomparire. Sciolta. Ciaf. Ciaf. Ciaf.
Dall'alto verso il basso. Mi piace questo ricordo.
Amo in un certo senso tutto ciò che è connesso alla pioggia: l'odore un po' umido ma profumato,
gli ombrelli colorati che si fondono tra di loro, lo stare a casa al caldo, le pozzanghere in cui saltare e a volte anche le macchine che noncuranti ti schizzano per sfrecciare via.  Non ho mai vissuto la pioggia come qualcosa di brutto, anzi. Adoro fare il bagno in mare con il temporale, soprattutto d'estate quando bastano dieci minuti perchè spunti di nuovo il sole.
Potrei quasi dire che la pioggia abbia un effetto placebo su di me.
Soprattutto la pioggia di questa sera che, in un certo senso, si porta via tutte le belle avventure di questa mia estate per fare spazio sempre di più all'autunno che pian piano apre le sue porte a nuove esperienze.
E chissà quante altre piogge dovranno accompagnarmi, chissà quanti altri ombrelli dovrò buttare perchè il vento sarà troppo forte per resistere. E chissà se un giorno mi troverò di nuovo a fissare il cielo ammaliata e a seguire il via vai delle gocce d'acqua su un vetro fino a vederle scomparire per fondersi le une alle altre a formare più acqua. Io sono una goccia che è appena partita dalla cima, ho tempo per cambiare strada, deviare, incontrare altre gocce e lasciare la mia scia.





Modena City Ramblers- In un giorno di pioggia

giovedì 28 giugno 2018

Lettera alla Scuola...

Ore 7.00 di un caldo giorno di inizio estate. Ultimo incontro prima dei saluti.
Cosí, con un velo d'ansia a coprirmi, suona per l'ultima volta la sveglia. E cosí, come al solito, zaino in spalla e ci si va a giocare il tutto per tutto con le gambe tremolanti e il sorriso un po' nostalgico di chi non ne ha assolutamente più voglia e non vede l'ora di potersi godere il tanto meritato riposo ma sa che forse non è pronto a lasciare andare tutto questo.
Ciao prof. Ciao compagni. Ciao amici.
Ciao Scuola.
É tanto tempo che ci conosciamo, il nostro é stato un lungo viaggio e prima che si chiudano definitivamente i cancelli vorrei lasciarti dette due cosine.
Sai, non ho fretta di crescere, e men che meno sento il bisogno di tranciare una linea netta tra quella che ero e quella che sarò. Non serve a nessuno farlo, ma é proprio vera la frase di Luca Molinari in "Notte prima degli esami": in sostanza, l'ultima campanella dell'ultimo giorno di scuola ti sembra l'ultimo secondo della tua adolescenza.Ti sembra che tutte le certezze che fino a quel momento hai avuto siano destinate a crollare.
Ed é altrettanto vero quanto quella stessa campanella che per tanto tempo ti ha devastato le orecchie ti porti a credere che finalmente tu abbia il potere di mandare a FANCULO chi e cosa se lo merita. E anche lo studente più buono e tranquillo ha i suoi candidati e i suoi buoni motivi. Ed é quello che farò anche io, manderò finalmente a fanculo tutto quello che ho trovato inutile  in te Scuola e che non ho mai avuto il coraggio di urlare a gran voce per paura o piú semplicemente perché non ho le palle di farlo di persona.
Mi hai dato l'opportunità di sperimentare in questi anni, di conoscere nuove cose e persone, di crescere da sola e insieme agli altri, mi hai dato l'opportunità di mettermi alla prova, dedicarmi a ciò che mi interessava e, anche se spesso controvoglia, a quello che mi piaceva meno. Te lo riconosco Scuola, questo è il tuo gran merito: se funzioni bene non diventi una prigione come tanti vanno per strada a sbandierare, diventi un posto dove è bello andare, dove una persona sta bene. Purtroppo non è sempre così.
Nel corso degli anni ho conosciuto insegnanti piú o meno capaci, piú o meno interessanti e piú o meno preparati. Puó sembrare strano ma gli studenti osservano e fissano nella loro mente tutto, e non sfugge nulla, tutti lo fanno anche il piú assente e svogliato, è umana curiosità. Sappiamo riconoscere chi  veramente è interessato e chi invece lo fa solo per convenienza.
Ci sono insegnati che amano il loro lavoro, e te lo trasmettono proprio questo amore che ti cattura con poche semplici parole, ci sono quelli che si fanno il mazzo e ti aiutano, quelli che si fanno il mazzo e ti ostacolano, quelli che godono dei tuoi sbagli, quelli che sfogano su di te le loro frustrazioni e quelli che sono chiamati a riparare gli errori altrui perchè sono gli unici in grado di farlo.
Ci sono gli incompetenti, i cialtroni, i "tutto fumo e niente arrosto" della situazione che si spacciano per grandi maestri di vita e di materia quando in realtà a malapena sanno come girarsi nel letto la mattina, e la cosa che piú mi fa arrabbiare é che questi passano come GRANDI e i veri grandi non vengono riconosciuti quasi mai come tali.
Questo Scuola ti fa perdere punti e questo i professori dovrebbero arrivare a dirselo in faccia gli uni con gli altri e non dovrebbero arrivare a farsi la guerra tra di loro. Siete adulti, fate gli adulti, ai capricci ci pensano i bambini che di esperienza ne hanno poca.
Sai Scuola, ci sono veramente poche persone che si salverebbero completamente, si possono contare sulle dita di una mano. Quegli insegnanti che ti basta guardarli perché ti venga il buonumore, quelli che, forse per loro sfiga, sono oscurati da tutti e passano in secondo piano, coloro che si sono dimostrati umani, professionali, capaci di farti interessare ad una delle materie che meno ti interessano tra quelle studiate e lo hanno fatto solo grazie a loro stessi.
Sono questi i professori interessanti, quelli belli da scoprire e mi spiace Scuola che spesso ce ne siano cosí pochi.

Se stai leggendo, non lo so e non mi interessa più di tanto, scusami se ti sto dando del tu e non del lei, vorrei che sapessi che sei stata una grande, una tra le migliori insegnanti che abbia mai avuto e, anche se ovviamente non proseguirò gli studi nella tua materia perchè diciamo che non la sento molto mia, sei riuscita ad appassionarmi un poco di piú. Il tuo buonumore, i tuoi sorrisi, il tuo modo sempre gentile e disponibile, forse non ti rendi conto di quanta sicurezza trasmetti a noi ragazzi. E lo so che non abbiamo mai avuto un grande rapporto di dialogo, abbiamo avuto meno tempo per conoscerci, so che non ero una di quelle sempre con la mano alzata, ma dal mio angolino vedevo tutto e non mi lasciavo sfuggire niente.




sabato 7 aprile 2018

THE GARAGE PARTY!


Un gruppo di amici è seduto sulle panchine di un parco, sembra l'incipit di una delle solite barzellette di italiani, francesi e tedeschi, invece è solo l'inizio di una storia, una bella storia, un po' particolare, ma divertente in fondo.

In pratica, dicevamo, ci sono questi ragazzi, sono un po' stravaccati, li possiamo chiamare per semplificare le cose gli Sdraiati: c'è chi guarda il telefono, chi si aggiusta il trucco, insomma fanno quello che normalmente si fa quando si è giovani. Uno di loro propone qualcosa per il sabato sera successivo. Nessuno lo ascolta. Un altro si accende una sigaretta e si offre di pagare da bere a tutto il gruppo quello stesso sabato. Nessuno risponde. Una ragazza allora propone entusiasta di andare a ballare. Di nuovo silenzio, solo qualche sbuffo qua e là e qualche parola bisbigliata.
 Accanto a loro qualcuno fa partire della musica. Forte, decisa, ritmata, allegra. Un bambino si alza e comincia a saltellare, un'altra fa una rovesciata storta e si unisce a lui. I ragazzi sono meravigliati, hanno letteralmente la bocca aperta, una si lascia persino scappare un "woow" quando due ragazzi spuntati dal nulla cominciano ad improvvisare passi lasciandosi guidare dall'istinto.
 La panchina è improvvisamente troppo stretta e troppo scomoda, si alzano in tre e, volenti o nolenti, vengono trascinati nella mischia. si agitano, si divertono, saltano, ballano. non riescono a controllarsi, vanno a ritmo trascinando in pochi istanti tutto il capanello di pubblico che si è formato.E via con un cerchio, anche la più timida di loro si mette in mostra. partono applausi, urla, risate, i più bravi incitano quelli più incerti. Le mani in aria..."fermi tutti! non si era detto che non si voleva ballare?" esclama uno degli unici seduti. "Non si può fermare ciò che è bello, la musica è bella, la danza è bella. Se questi si sono messi a ballare qua figurati sabato al THEGARAGE PARTY!"

Altra espressione di stupore. Nessuno conosce il TheGarage. Eppure la città è tappezzata di adesivi, ci sono centinaia di post su facebook e instagram e l' #TheGarage spopola in rete. Chi ama l' HIP HOP, la musica, la danza non può perderselo.

"TheGarage è una figata, è l'occasione giusta per un ballerino di mettersi alla prova, divertirsi, imparare e BALLARE! Da quest'anno pure il PARTY dalle 23:45! Si moltiplica mille volte l'effetto TheGarage. E poi la musica, scherzi, con i dj che ci ritroviamo è meglio di tutte le discoteche possibili e immaginabili...vorrei non fare i nomi ma non ci riesco, ENRYTHM, CHEIK, NAS, KAMO. E poi ci saranno le finali delle BATTLE, e show imperdibili e non si può proprio mancare. E tutto questo a GENOVA! Non ve la potete proprio perdere una giornata esplosiva come il 5 MAGGIO"

I ragazzi, che prima abbiamo chiamato sdraiati, adesso catturati dall'entusiasmo e dalla curiosità sembrano altre persone. E' questo che il magico potere della danza, fare uscire il talento nascosto che chiunque ha dentro.
Quindi, anche tu che stai leggendo, non stare a casa sul divano a rimpiangere di non essere venuto, il 5 Maggio, alzati e corri a scatenarti al TheGarage, e poi resta, balla la sera, balla la notte e vivi sulla tua pelle il PARTY e poi raccontalo a tutti e aiuta a portare a Genova un po' di aria hiphop che non fa mai male. Portiamo in alto le cose belle.
Dillo ai tuoi amici, dillo ai ballerini e vernite tutti! Io ci sarò e tu?






giovedì 1 marzo 2018

La Forma dell'Acqua


LA FORMA DELL’ACQUA


“Incapace di percepire la forma di Te,

 ti trovo tutto intorno a me.
La tua presenza mi riempie gli occhi del tuo amore,
umilia il mio cuore, perché tu sei ovunque.”

Baltimora, America.
Elisa è una donna tranquilla, ha una vita ordinaria, vive da sola in un appartamento sopra ad un cinema, è muta fin da quando era bambina e ogni mattina mette a bollire qualche uovo. Trascorre gran parte del suo tempo con il vicino di casa Giles, un disegnatore pubblicitario che finge di adorare la torta al lime per poter passare qualche minuto a parlare con il cameriere.
Elisa lavora come inserviente in un laboratorio dove si effettuano esperimenti che possano garantire agli americani di essere sempre un passo avanti ai russi, con lei lavora anche Zelda. Un giorno viene portato all’interno di una capsula un nuovo essere, una Creatura vagamente umanoide nella forma ma che ha l’aspetto di un anfibio sul quale vengono condotti brutali esperimenti ad opera del colonnello Strickland che vede nell’Essere la possibilità del suo successo. Ma se  gran parte dei ricercatori e lo stesso colonnello sono intimoriti dalla Creatura, Elisa ne è affascinata a tal punto da cominciare a comunicare con lui attraverso il linguaggio dei segni. E se, per Paolo e Francesca nell’Inferno, galeotto fu il libro, qui galeotto fu proprio l’uovo sodo.
Comincia così una sorta di conoscenza tra i due che si interrompe quando il colonnello ottiene il via libera per vivisezionarlo. Elisa, timorosa di perderlo, riesce a convincere Giles ad aiutarla con  un piano per salvarlo e sottrarlo al suo triste destino. L'uomo subito titubante si decide ad appoggiare l'amica quando capisce che Elisa ha trovato nell’essere  qualcuno che la vede per quello che realmente è senza fermarsi alla prima impressione.

“ Io cosa sono? Muovo la bocca come lui, non emetto alcun suono, come lui. Cosa sono dimmi? Tutto ciò che sono, ciò che sono sempre stata, mi ha portato qui da lui. Quando mi guarda, il modo in cui mi guarda. Lui non sa che cosa mi manca o quanto io sia incompleta, lui mi vede per quello che sono, come sono. Lui è felice di vedermi ogni giorno, ogni volta, e ora io posso salvarlo oppure no.”


E così Elisa si prende l’incarico di salvarlo e liberarlo e, assieme all’aiuto di Zelda e del dottor Hoffstetler, spia russa infiltrata, riescono a trasferirlo dai laboratori a casa della donna dove viene preparata per lui la vasca da bagno. Ma il rapporto tra Elisa e la creatura è destinato ad evolversi e, con il passare del tempo, l’affetto si trasforma in amore e l’amore porta con sé il desiderio che timido si fa strada nel corpo di Elisa.
Strickland dà la caccia ad Hoffstetler, risale a Zelda e ad Elisa ed è deciso ad uccidere la creatura. Ma, anche se arriva ad un passo da realizzare il suo obiettivo non riesce a spezzare la magia dell’amore che riesce a curare anche la più profonda ferita.

“La forma dell’acqua” nuovo film di Guillermo del Toro candidato a numerosi premi oscar premia l’amore non convenzionale ideando una storia che a tratti ricorda le fiabe classiche per le atmosfere  e le situazioni che si creano e questo anche grazie alla colonna sonara molto sui toni fiabeschi. Potremmo pensarla come una sorta di Bella e la Bestia versione 2.0 e più approfondita. I personaggi sono ben costruiti, ottima l’interpretazione dell’attrice  Sally Hawkins nei panni della muta protagonista che ha saputo dare forma al silenzio per esprimersi.
 Film molto piacevole, consigliato!
VOTO: 8,5











giovedì 4 gennaio 2018

365 ragioni perchè...



Ci sono infiniti modi per essere felici, alcuni dei quali sono nascosti nelle cose più banali e scontate che facciamo senza nemmeno rendercene conto, eppure, spesso, ci ostiniamo a credere che la nostra vita sia solo un insieme di catastrofi e "brutture".  Probabilmente sono io che mi reputo una LifeLover e vedo il bello anche dove non c'è, ma sono convinta che ognuno può trovare i suoi motivi per far splendere un po' di luce.
Ecco i motivi che hanno fatto del 2017 un bell'anno da scoprire:
  • I primi 10 sono un po' le basi, ciò che ogni uomo, donna e bambino dovrebbe avere per vivere. Serenità, Tranquillità, Pace, Sicurezza, Gioia, Allegria, Amore, Sostegno, Opportunità, Stimoli.
Poi ci sono le cose più personali, quello che è stato speciale per me:
  • Il mare e la spiaggia perchè mi hanno aiutato a rilassarmi.
  • L'estate perchè mi ha fatto sentire libera e mi ha dato molto più tempo per fare ciò che volevo e con l'estate metto anche Celle Ligure, il mio posto felice. L'inverno perchè mi piace il calore che da'.
  • La musica, il suonare la chitarra in compagnia, il cantare a squarciagola in riva al mare.
  • I tramonti e le albe visti in diversi momenti dell'anno.
  • Gli scherzi, i giochi, le prese in giro con affetto, le risate.
  • La mia famiglia, perchè mi hanno dato tante occasioni per poter migliorare e so di poter contare tanto su di loro quanto loro su di me. Mio fratello perchè litighiamo sempre e a volte non ci sopportiamo, ma ci vogliamo bene.
  • La salute perchè è fondamentale.
  • I libri da leggere, le librerie per il profumo che hanno, le biblioteche.
  • L'amicizia, perchè è ciò di più vero che esista al mondo, ti fa rialzare, ti da forza, ti fa stare bene, di conseguenza metto anche le mie amiche e i miei amici, quelli più cari che ci sono sempre. Le litigate perchè non ci si capisce, il sostegno che non si smetterà di dare mai.
  • il camper, perchè senza di lui non avrei potuto viaggiare così tanto come ho fatto. Con il camper i viaggi, i compagni di viaggio, le avventure.Il rafting, le gite, le camminate, la montagna, i prati.L'aria fresca, il cielo da guardare sdraiati, le stelle da contare sull'erba, la notte che mastica le idee migliori e me le presenta nel sonno.
  • I sogni, perchè non smetterò mai di credere nel mio finchè non sarà realizzato e perchè ognuno deve avere un sogno da voler avverare.
  • La scuola, i professori e tutti i maestri che mi hanno, stanno e daranno qualcosa da aggiungere al mio bagaglio.
  • Gli ostacoli e i fallimenti che ti fermano e fanno chiedere cosa si stia continuando a sbagliare. I momenti meno belli perchè ti aiutano a trovare la forza nascosta.
  • La fede perchè forse va un po' rispolverata dal cassetto. Il mio gruppo perchè non sa quanto mi ha aiutato, Agostino perchè un capitano degno di questo nome non lo trovi facilmente. Dio, perchè non l'avrei mai detto e invece..
  • I miei nonni, perchè ho la fortuna di averli ancora accanto.
  • I miei cugini perchè in un certo senso li ho riscoperti strada facendo.
  • I miei braccialetti perchè sono collegati alla mia vita.
  • Il silenzio, le stazioni, i treni e i bus perchè mi fanno guardare intorno.
  • Gli occhi e la testa perchè sono ciò che ho di meglio per apprezzare il mondo e capirlo.
  • Gli abbracci, i baci, le coccole e i sospiri, le coperte. Gli sguardi pieni di amore. Chi mi ama e tutti quelli che mi vogliono bene.
  • Il mio telefono, il computer, le cuffie e la macchina fotografica, youtube perchè mi ha fatto scoprire cose interessantissime.
  • La mia casa perchè mi piace starci, il mio letto perchè mi piace dormire, i cuscini perchè c'è bisogno di morbidezza nella vita..
  • Le corse, i salti, i tuffi.
  • Le feste fino a tardi, il divertimento, le serate a casa a vedere un film, i popcorn, la pizza e il cibo in generale. Le uscite, le strette di mano, i saluti. Le confessioni. I momenti imbarazzanti. Le cose nuove, le prime volte. Le notti con le amiche.
  • Gli incontri che non ci si aspetta di fare e che si rivelano i migliori. Gli addii a qualcuno cui si è voluto bene.
  • I giochi di società alle quattro di notte. Le sveglie che non suonano. I ritardi al mattino. il capodanno, i fuochi d'artificio.
  • Altri 11 sono le persone migliori che ho accanto, quelle in cui ho fiducia, quelle che amo e stimo.
  • La danza, perchè ho scoperto un'energia nascosta, mi fa divertire e stare bene. Da quando ho iniziato a ballare apprezzo molto di più il mio corpo, è diventato un impegno e una passione. E tutto questo porta a molte soddisfazioni. E voglio aggiungere 4 persone che mi fanno venire voglia di ballare.
  • Il blog, lo scrivere, le storie.
  • Ho iniziato a fare piccoli lavoretti che mi hanno permesso di avere un minimo di guadagno mio che ovviamente aiuta. Sicuramente ho avuto anche tanta fortuna.
  • La pioggia, perchè adoro il ritmo battente sul vetro. Gli odori della vita delle strade che fanno capire di essere protagonisti della realtà che si vive. I vestiti colorati che rendono riconoscibili nella folla.
  • Genova, perchè la si può criticare in tutto e per tutto, ma bisogna anche trovarne la bellezza.
  • Ultimo ma forse più importante, ho avuto tanto tempo che ha reso possibile godere appieno di questo anno in ogni suo giorno, ogni sua ora.

Ti fa stare bene- Caparezza