Si comincia sempre con un gran rumore che poi, piano piano, scema verso il silenzio della normalità.
È così che ritorna su Netflix, ad alleviare le mie giornate da studente in crisi, Sex Education (creata da Laurie Nunn), con otto nuovi scintillanti episodi che rinnovano la mia idea che questa sia una serie che andrebbe vista dal maggior numero possibile di persone.
Un po’ di Skam e un po’ di Skins alla base di quella che si è rivelata una serie che non solo parla di ragazzi, ma che arriva proprio a creare una connessione con loro senza dipingerli come esagerati o lontani dall’idea reale di quello che sono. È per questo che ognuno si può un po’ ritrovare in una sfumatura di carattere, in un comportamento o in un intero personaggio.
Non solo sesso e non solo ragazzi, in questa seconda tappa, la vera novità è il mondo dei “grandi”, gli adulti che volenti o nolenti si ritrovano ad affrontare una vita non troppo distante dai loro pargoli adolescenti e che hanno bisogno, alle volte, che siano questi ultimi a salvarli dalle paure che li affliggono.
Perché sì, anche i “grandi” possono essere spaventati. E si, il sesso può essere un problema anche per loro.
Nell’atmosfera caotica di una scuola superiore britannica, tra persone che credono di essere state contagiate dalla clamidia attraverso uno starnuto, e professori che non sanno nemmeno bene di cosa parlano quando tengono il corso di educazione sessuale, il povero e cervellotico Otis (Asa Butterfield) si ritrova a fronteggiare i suoi bisogni fisiologici, scoprendo le potenzialità del suo corpo, simpaticamente preso in giro dal suo migliore amico Eric (Ncuti Gatwa) anch’egli assillato da problemi di cuore legati al nuovo arrivato, l’affascinante francese Rahim.
Allo stesso tempo, Otis, cerca di tenere in piedi la sua relazione con l’effervescente Ola (Patricia Allison) minata dalla figura onnipresente di sua madre Jean (Gillian Anderson) che frequenta il padre della sua ragazza, portando entrambe le coppie a situazioni ai limiti dell’assurdo.
La Clinica del Sesso, che nella prima stagione era stata l’ancora di salvezza di gran parte del corpo studentesco, messa sù da Otis e Maeve (Emma Mackey), è in crisi, dal momento che Jean si è offerta gratuitamente come tutor per accogliere le domande e i problemi dei ragazzi contro il volere dell’austero e conservatore preside Groff (Alistar Petrie) che vorrebbe tenere il sesso lontano dal suo istituto.
La minaccia all’integrità e al rigore sembra essere la chiave esistenziale della lotta del signor Groff ben oltre la sua figura professionale di preside. Nell’ultimo episodio della scorsa serie, infatti, lo avevamo visto spedire alla scuola militare suo figlio Adam (Connor Swindells) considerato esclusivamente come un porta guai e un fallimento che era meglio raddrizzare. In questa nuova avventura lo vediamo preoccupato e instabile, come se accettare i problemi cui deve far fronte, non solo lo infastidisse ma generasse in lui un conflitto interiore tra il suo essere uomo, padre, marito e preside.
In questa stagione è di grande rilievo, secondo me, l’aspetto relazionale tra genitori e figli che spesso si trova alla base di conflitti silenziosi e opprimenti che si preferisce ignorare piuttosto che fronteggiare, sia da un lato che dall’altro, impedendo a tutti di vivere completamente la propria vita. Gli adolescenti possono essere complicati e spesso hanno bisogno di guide che lubrifichino i binari del loro treno senza imporre però una strada precisa da seguire. I genitori, soprattutto quando si rendono conto di star perdendo un po’ le redini del gioco, soffrono questo allontanamento e tendono a cercare di recuperarlo in ogni modo andando ad oscurarne un po’ le cause.
Ansia sociale e da prestazione però non si trovano solo tra le lenzuola di un sedicenne che vuole perdere la verginità perché lo deve fare.
La paura di crescere e di essere quello che si è, si insinua nelle scelte che prendiamo, nei pensieri che si dipingono quando si guarda al futuro e nelle amicizie che ci accompagnano lungo il cammino.
Diventa quindi fondamentale capire chi siamo, cosa ci piace, cosa temiamo e cosa vogliamo essere. E questo è un percorso che si può fare a sedici, a venti, a quaranta o cinquant’anni perché si può rinascere anche quando non lo crediamo possibile, basta solo trovare il giusto modo.
Ho trovato che Sex Education 2 si sia quasi superato andando ad approfondire e unire i tasselli che aveva lasciato in sospeso l’anno scorso, portando in scena un prodotto giovane, diretto, ma più consapevole del valore educativo che lo accompagna e di conseguenza più maturo nei temi trattati.
Il fulcro rimane l’imperfezione. Nell’aspetto fisico, nel carattere, nelle relazioni, nel sesso, nelle famiglie e nelle carriere scolastiche, i nostri personaggi non sono degli eroi irraggiungibili, sono persone alla portata di tutti che dubitano delle proprie potenzialità e si illudono di far bene anche quando non è realmente così.
Insomma, a quanti di noi è capitato, per stupire o fare bella impressione, di cercare consigli su internet che si sono rivelati fallimentari? E quanti hanno cercato le risposte ai loro dubbi sempre online?
Questo probabilmente perché chiedere a un computer di aiutarci è più facile oltre che veloce. Non ci vergogniamo, nel buio della nostra camera, a chiedere ad una macchina perché ci piace una ragazza, perché non riusciamo ad avere un orgasmo, perché non ci va di fare sesso anche se tutti ci dicono che dovrebbe andarci.
È difficile parlarne anche con i propri amici più fidati. Sex Education porta in scena questi problemi dandoci una grande chiave di lettura: l’ascolto.
Imparare ad ascoltare noi stessi e gli altri può farci superare qualche barriera. La vergogna si può sconfiggere con la fiducia del dialogo, così come la disinformazione.
Si può essere un ragazzo ed essere bisessuale senza che questo ci faccia sentire meno uomini di altri.
Si può essere pansessuali e confusi.
Si può essere pansessuali e confusi.
Si può essere asessuali e non avere desiderio di avere relazioni intime con qualcuno, ma nonostante questo avere voglia di innamorarsi lo stesso.
Si può essere degli impacciati cronici e rovinare tutto per poi rendersene conto.
Si può essere disabili e ambire ad una ragazza che ci sembra “troppo" per noi.
Si può soffrire di vaginismo e avere paura anche solo ad immaginarci a letto con qualcuno, ma non per questo ci è vietato trovare una soluzione che ci aiuti a superare questa condizione.
Si può aver subito una molestia, che è assai più diffusa della violenza, e può servirci del tempo per ritrovare il coraggio di tornare alla normalità.
Si può voler smettere di seguire il sogno di qualcun altro anche se questo può far soffrire chi ci sperava.
E possiamo trovare un amico in chi non avremmo nemmeno degnato di uno sguardo solo perché si è mostrato per quello che davvero è.
Nel suo essere semplice, Sex Education, racconta la complessità di un mondo che scorre, va avanti, si inceppa e riprende il suo cammino e lo fa con delicatezza e schiettezza allo stesso momento.
Questo perché le persone hanno bisogno di poter parlare ed essere ascoltate e spesso trovare le risposte a domande che non si erano nemmeno mai posti.
When You're young and in love - The Flying Pickets
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