Ho sempre avuto la fortuna nella mia carriera scolastica, cosiccome in famiglia e tra gli amici, di poter discutere senza sentirmi in dovere di trattenere le mie idee o determinate posizioni a proposito di argomenti più svariati. Questo perché chiunque avesse più esperienza di me, i miei genitori e gli insegnanti/educatori in primis, mi ha sempre insegnato che i valori più importanti per affrontare al vita sono umiltà, ascolto e capacita di argomentare. Sopra questi, a tendere il filo di tutto il gioco, il pilastro fondamentale di una società democratica propriamente detta, il pensare con la propria testa.
Quante volte, soprattutto al liceo e da mio papà, mi è stata ripetuta questa frase: “pensa con la tua testa, non farti influenzare da ciò che dice il gregge, perché spesso la massa non sostiene il vero, ma l’utile ai propri interessi”.
Potevo non essere d’accordo con qualcuno, è capitato e capiterà ancora in futuro, ma la vera fonte di crescita, soprattutto tra noi giovani, sta nel confronto, nel riconoscere che non tutto quello che pensiamo o assumiamo per vero sia realmente tale.
Per questo motivo è utile manifestare, ma lo sarebbe altrettanto creare occasioni di dialogo e confronto tra persone che non condividono lo stesso pensiero e che, purtroppo, nella nostra era sociale, trovato come unico spazio internet, avvalendosi, in molti casi, di armi di difesa e di supremazia come l’insulto, la voce grossa, la censura e quant’altro.
Grazie alla miriade di proposte online, tempo fa mi sono imbattuta in un format su YouTube molto interessante: si chiama “Middle Ground” (terra di mezzo), realizzato dal canale Jubille, porta in scena video-dibattiti sui temi più disparati, ma anche più discussi (dal conflitto palestinese, alla questione vaccini, e allo scontro generazionale figli/genitori), permettendo a gruppi di persone, che generalmente vedremmo come opposte a prescindere, di rispondere liberamente a domande inerenti al tema. In questo modo su una domanda si possono trovare d’accordo persone appartenenti a gruppi diversi che, sia se d’accordo sia se in disaccordo, si trovano a dover fronteggiare gli altri argomentando la propria tesi, creando di fatti un’occasione fertile di crescita e d’incontro.
Il pensiero non è privato, non ci rende isole a sé stanti gli uni dagli altri, e ora che sto studiando comunicazione me ne rendo sempre più conto, certamente è soggettivo, ma riguarda anche la sfera oggettiva nell’ottica di proporre soluzioni, e migliorare la società di cui volenti o nolenti facciamo parte tutti quanti. Pensare non ha colore, non ha età, non ha e non deve avere posizione politica o ideologica nel senso che non deve limitare la possibilità di dissenso e non deve essere associato al giusto o sbagliato di una fazione: si può essere di destra o di sinistra ed essere persone calibrate, disposte a rivedere le proprie posizioni e ad affrontare le situazioni con senso critico e razionale. Cosìccome non lo si può essere affatto da entrambe le parti. In quest’ottica, pensare è ciò che mi permette di esprimere accordo su quello che dice X, ma magari, confrontandomi con un sostenitore di Y, approfondendo e lasciandomi incuriosire, posso arrivare alla conclusione che pur appoggiando X, anche un piccolo punto di ciò che dice Y può trovarmi coinvolto nonostante io generalmente sia fortemente in disaccordo con quest’ultimo.
Pensare con la mia testa è ciò che mi rende una persona a tutti gli effetti.
COGITO ERGO SUM affermava Cartesio. Il fare sanno farlo anche le macchine, ma tra il dire e il fare c’è di mezzo il pensare, che è proprio solo di noi umani anche se a volte ce lo scordiamo.
Quindi ben venga il confronto anche acceso, con le armi più potenti che possediamo: libri, parole, informazione, cultura.
Ben venga non essere d’accordo e protestare, a patto che si sia consapevoli del perché una cosa non ci abbia convinto.
Ben venga proteggere ed esprimere dissenso in modo educato e per crescere.
Ben venga educare noi ragazzi che il passato non è solo passato e la storia non è solo storia che non si può ripetere e rimane arginata tra quattro paginette da leggere su un libro. I “corsi e ricorsi storici” non sono solo una favoletta alla base della filosofia di Vico, la storia è passato ma può essere anche presente e condizionare il futuro in cui vivremo. E si può insegnare a conoscere la storia e a preservare la memoria storica di un paese solo con il dibattito, con un lavoro di ricordo e di analisi critica del presente e in che luogo migliore lo si può fare se non a scuola?
Ben venga la scuola che incoraggia e aiuta il dialogo, il conflitto costruttivo, l’inclusione e che istruisce noi giovani al rispetto dell’opinione e del pensiero altrui per non obbligarci a piegarci ad un pensiero unico che appiattisce tutto.
Ben venga fermarsi, a qualsiasi età e in qualsiasi contesto sociale, e dire “non lo so” davanti a ciò che non conosciamo, o chiederci “perchè?” davanti a qualcosa che non ci convince. Se non ci poniamo dubbi, non solleviamo domande, diventiamo solo passivi e pronti ad accettare tutto quello che altri vorranno farci abbracciare.
È per questo motivo che in questi giorni, io ieri, studenti, giovani, insegnanti, siamo scesi in piazza come segno di solidarietà nei confronti dell’insegnante sospesa a Palermo per il lavoro dei suoi alunni che aveva fatto un paragone in una slide tra le passate leggi razziali del ’38 e il presente Decreto sicurezza, che ha sollevato l’attenzione anche dell’ONU per le sue posizioni ritenute a tratti contro i diritti umani.
Eravamo lì perché uno stato dovrebbe incentivare il pensiero e il dibattito politico non esserne intimorito. E con lo stato la scuola che, anche se più vicina ad una monarchia costituzionale che ad una democrazia, ha il dovere di insegnare a pensare a 360° per essere, per quanto possibile, autonomi e immuni da strategie di persuasione che ci vorrebbero tutti uguali, seguendo le orme del Grande fratello di George Orwell(1984).
“La scuola non deve insegnare pensieri
Deve insegnare a pensare”
O Plutarco:
“I giovani non sono vasi da riempire, ma fiaccole da accendere”
Se queste semplici frasi non vengono rispettata siamo finiti, e per citare l’amatissimo e contemporaneo “Game of Thrones” (“Il trono di spade”), “L’inverno sta arrivando” e rischiamo di non rendercene nemmeno conto.
striscione dalla manifestazione del 22/05/19 di Genova |
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