domenica 31 dicembre 2017

Happy New Year

Grazie anno passato per tutto quello che sei stato, ció che di bello mi hai dato e anche per quello che non avrei voluto vivere.
Sei stato un anno di cambiamenti, sono cresciuta tanto e ho imparato cosí tanto cose nuove. Mi hai fatto ballare, ridere, giocare, scherzare, amare e incontrare persone speciali . Mi hai fatto capire cosa voglio diventare, chi voglio che sia al mio fianco.
Mi hai dato tempo e te ne ho restituito.
Caro anno passato, sei stato ricco di passioni, di emozioni forti, di belle parole, bei sorrisi, baci.
Ho conosciuto persone fantastiche, visitato paesaggi mozzafiato, festeggiato a lungo.

Grazie per tutto e, ora che passi il testimone a tuo figlio piú giovane, non posso fare altro che salutarti con il sorriso.

domenica 22 ottobre 2017

IT - film 2017(recensione)

Di che cosa hai paura? Del buio di una cantina? Di una porta che scricchiola? Del vento che fruscia tra le foglie di una casa abbandonata? Di rimanere solo e impotente? Di un clown?

O forse hai soltanto paura della paura stessa?
Ne senti l’odore, ne ascolti la voce, ne tocchi la forma, distingui la sua persona. It.

Derry è  una cittadina americana, la gente vive tranquilla, lo scalo ferroviario ogni tanto sbuffa ancora, i bulli picchiano i ragazzi più piccoli e sfigati e questi ultimi sono riuniti in un gruppo chiamato “I perdenti”. Ma tutto si può dire di Derry fuorchè che sia normale, perchè quello che la maggior parte dei suoi abitanti non sa è che qualcosa vive sotto i loro piedi, qualcosa che attraversa le strade indisurbato e invisibile, qualcosa che spia ognuno di loro e che si nutre delle loro stesse carni. Qualcosa che si sveglia solo ogni ventisette anni per poi tornare a dormire, qualcosa che, con astuta e fredda malvagità, fa sparire bambini e ragazzi per poi ucciderli.
Georgie Dembrough ha sei anni quando viene risucchiato dal tombino dove era caduta la barchetta di carta regalatagli dal fratello Bill e lo fa dopo aver visto gli scintillanti occhi di Pennywise, il clown ballerino, sorridergli e offrirgli un palloncino. Come lui altri cinque, dieci, cento bambini. Spariti e mai più ritrovati. Pochi riescono a sopravvivere e It si mostra con diverse maschere agli occhi dei bambini: Bill Dembrough vede il mostro come il fantasma di Georgie, Ben Hanscom lo vede come un clown così come Richie Tozier e Stan Uris, per Eddie Kaspbrak è un lebbroso, Mike Hanlon osserva It sgranocchiare un braccio, per Beverly Marsh è suo padre. Tutti però ricordano i palloncini.

I Perdenti sembrano essere gli unici disposti a seguire, trovare e sconfiggere It per evitare ulteriori vittime e così, individuato un piano d’attacco  si avventurano attraverso il sistema fognario di Derry arrivando al covo segreto dello spietato mutaforma dove si scontrano in un faccia a faccia con le loro paure e, nonostante It li voglia separare, portandoli a scontrarsi tra di loro, scoprono che l’unica arma per indebolirlo è smettere di avere paura di lui perchè la paura non si può eliminare del tutto ma si può imparare a non averne timore.
Questo primo capitolo si conclude con la promessa e il patto di sangue tra i ragazzi che giurano che, qualora It ritornasse, loro torneranno insieme a lui.


Stanno stretti sotto ai letti sette spettri a denti stretti




It di Andy Muschietti, tratto dall’omonimo romanzo di Stephen King, è il primo vero e proprio adattamento cinematografico dell’opera e debutta nelle sale di tutto il mondo esattamente a ventisette anni dall’uscita della miniserie datata 1990 ed è sicuramente uno dei film più attesi di quest’autunno complice anche la grandissima pubblicità che gli è stata fatta. Personalmente non lo definrei un horror convenzionale ma sicuramente crea una grande tensione e affronta a tu per tu il tema della paura, ricco di colpi di scena e jump scares  rimane fedele al libro. Bill Skarsgård nei panni del diabolico clown risulta molto convincente grazie anche al bellissimo trucco.
Film piacevole da rivedere prossimamente.
Voto: 8,5


venerdì 29 settembre 2017

THE GARAGE 2.0💎

Chiedetelo a noi che su quel palco ci abbiamo ballato, chiedetelo ai sacrifici e all'impegno che ci abbiamo messo, chiedetelo alle ore in palestra davanti allo specchio a provare e riprovare per poter dare il meglio , chiedetela a noi l'emozione di conoscere persone molto più brave di te per poter migliorare sempre di piú, la voglia di urlare a squarciagola per poi tornare a casa senza voce ma felici, l'entusiasmo di fare il tifo anche se non si vincerà.

Chiedetecelo cosa si prova.
Chiedetecelo e poi seguiteci.

Allacciate le scarpe, riempite le bottiglie, sparate la musica al massimo e divertitevi, che siate timidi audaci bravi o meno non importa piú di tanto, siete ballerini e questo conta.
Stage, show, contest, giudici, battle e tutto il resto verranno da sé conditi in atmosfera e musica hiphop per una giornata che difficilmente dimenticherete, perchè l' hiphop non viene solo da lontano, perchè anche Genova può essere hip hop.
Allora correte a chiamare gli amici, spargete la voce, fate casino.Quindi prendete una penna e segnate sul calendario il 5 MAGGIO, ripassatelo, cerchiatelo e imprimetelo per non scordarlo, perché noi c'eravamo e ci saremo ma THE GARAGE non é solo quello che é stato, é quello che sarà.

Stay tuned...

 💎💎💎





martedì 8 agosto 2017

V. A. I. P. S. (Viaggiatori anonimi inciampati per strada)

V. A. I. P. S. (Viaggiatori anonimi inciampati per strada) torna con un nuovo episodio ed é lieta di annunciare:

     Il decalogo della giovane marmotta, o meglio, dieci pensieri per affrontare al meglio la           montagna.

"Nel mezzo del cammin di nostra gita
Mi ritrovai con la borraccia vuota
Che l'acqua fresca nostra era finita
Ah miserere me che dura vita
Salir per il sentier l'aspra salita
Sotto il cocente sol di questa estate"

Quando sei in montagna, per i boschi o su un sentiero roccioso ti vengono in mente moltissime cose a cui prima non avresti dato peso, cose anche senza un vero e proprio senso. Considerazioni di un viaggiatore inciampato per strada. Diciamo un metodo di breve sopravvivenza, ricco di ironia, utile per resistere sotto il peso dell'enorme zaino che portiamo sulle spalle per arrivare più sereni e "aggiustati" alla meta.

1. Il mare è bello, ma la montagna non è da meno.
Bisogna scoprirla e imparare a conoscerla, a volte è più faticoso stringere amicizia perchè ha un carattere scivoloso, un po' roccioso, si direbbe quasi che sia un cuore di pietra, ma sotto sotto va bene così.
Il mare è salato, la montagna è erbosa. De gustibus.

2. Quel sasso così enorme potrebbe cadermi in testa da un momento allt'altro e schiacciarmi come una formichina, potrebbe come no.
Non siamo così prevenuti, le possibilità ci sono e si deve stare attenti, ma comunque, non siamo di certo delle calamite che attirano la "sfiga del momento". Godiamocela.

3. Perchè lo zaino che porto io è più grande di quello di mio fratello.
La risposta? Lui è più furbo e ottimizza lo spazio mentre tu finisci come sei finito. Ma, no problem, alla fine la differenza non si sente così tanto se la roba dentro è la stessa.

4. Finalmente una "gita con i panini".
Perchè, diciamolo, una gita senza i panini, senza quell'odore di formaggio e speck che si espande ogni volta si apre lo zaino, non ha lo stesso gusto di una gita senza pranzo al sacco. Sarà proprio questo importantissimo e irrinunciabile rito a renderla così speciale?

5. All'ombra ho freddo, al sole caldo, ho messo e tolto più volte il pile io che gli attori i costumi al cinema.
Pazienza, si sa. Ogni volta che si va in montagna è sempre la stessa storia: il mugugno iniziale di disapprovazione, la rabbia che fa riscaldare il corpo per quella frazione di secondo che precede l'arrivo in quota e quindi il gelo. Non ci vuole niente a togliere, il problema è se noi "testoni" non abbiamo portato da mettere.

6. Canta e cammina.
Cantare alleggerisce il viaggio, distende i muscoli e infatti ci sembra di andare veloci come il vento quando in realtà sembriamo una nonna con il girello, ma credere fa bene allo spirito.
Cantare aiuta a concentrarsi. Non urlare o fare versi, ma canticchiare una canzonetta allegra o che ci piace può aiutarci se siamo un po' in difficoltà.

7. Com'è che questi hanno tre anni e vanno più veloci di me.
Se ne faranno una ragione e se sono dietro di me aspetteranno. Ognuno deve rispettare i tempi degli altri, se c'è la possibilità di superare in sicurezza e non si riesce a contenere la voglia di passare avanti lo si può fare, altrimenti si proverà un po' l'ebrezza di stare in coda. Meglio lumache che lepri.

8. Ma quello è il rifugio! Lo vedo.
Può capitare che sia un miraggio, lo vediamo in lontananza e speriamo con tutto il cuore che sia lui, ma, nella maggior parte dei casi, se vediamo un tetto fumante e sentiamo il vociare allegro delle persone, è proprio lui.
La meta tanto ambita e tanto sudata è davanti ai nostri occhi. Che bella sensazione.

9. C'è silenzio quassù.
Infatti l'unico rumore forte che si sente è quello del sottobosco, della ghiaietta, del sentiero che, povero, viene calpestato da centinaia di scarponi e bacchette. Diciamo che non è il silenzio degli eremiti, è un silenzio vissuto, silenzio di avventura.

10. Che male ai piedi.
Punto cruciale e ultima tappa che segna definitivamente la discesa anche se può esserci anche in salita. Il male ai piedi è ciò che accompagnerà spesso il viaggiatore inciampato per strada, sembra quasi che siano proprio le scarpe che, per vendicarsi del sudore e delle strade tortuose, facciano trasformare quelle che fino un attimo prima erano scarponi  comodi in un attrezzo infernale. La vita è dura per tutti, scarpe comprese.

La fatica aiuta a crescere

giovedì 3 agosto 2017

La pioggia prima che cada - Jonathan Coe (recensione)

Ognuno di noi ha il suo tipo di temporale preferito, per Thea quello migliore era rappresentato dalla pioggia poco prima che cadesse, catturava l'essenza stessa della tempesta vista con i suoi occhi curiosi e innocenti di bambina che non sa che, nella vita reale, a volte si finisce allagati.
La pioggia prima che cada è un qualcosa di impossibile ma, allo stesso tempo, reale e inevitabile e così ci viene presentata anche Imogen, figlia di Thea, scelta inspiegabilmente da zia Rosamond, come destinataria delle quattro cassette che la donna ha deciso di incidere prima di morire nelle quali racconta la sua storia e quella di Imogen stessa, o meglio, quella che l'ha portata alla parentela con lei e che, quasi certamente, le è sconosciuta essendo stata adottata quando era piccola.
Purtroppo non arriveranno mai al destinatario e il compito di ascoltarle con cura viene preso da Gill, nipote di Rosamond, che assieme alle sue figlie ripercorre parte delle radici della sua famiglia.
Una storia raccontata attraverso venti fotografie, venti ricordi di vita passata descritte da zia Rosamond come meglio possibile alla "piccola Imogen" che scopriamo essere rimasta cieca durante un incidente. Venti immagini che ritraggono i momenti più belli della vita di Rosamond, quelli più felici, quelli che precedono la pioggia prima che cada.

Un'amicizia stretta nell'oscurità di una roulotte abbandonata ai confini della tenuta di Warden Farm, fatta di un tacito accordo di fiducia reciproca e un patto di sangue che inevitabilmente si andrà spezzando nell'età adulta.

Tante scelte sbagliate che minano il percorso di alcuni personaggi.

E un grande amore, finito sulle sponde di un lago. Il più grande amore di Rosamond, Rebecca, che risulta difficile da dimenticare nonostante la vita sia andata avanti ed entrambe ne abbiano una nuova.
Tutto descritto dalla voce roca e stanca di Rosamond che sa che non le resta più molto tempo e ha bisogno di avere la certezza che le cassette arrivino ad Imogen insieme al suo terzo di eredità.

Un libro ricco di emozioni contrastanti, si potrebbe pensare che sia quasi banale, ma riesce a stupire il lettore, un libro pieno di vita normale, vita fatta di sorrisi e lacrime.
Un libro triste e inaspettatamente romantico nella semplicità del racconto delle relazioni di Rosamond che sono presentate in modo velato, delicato, quasi tenero ma non nascoste anzi apertamente portate avanti con orgoglio come giusto che sia.
Jonathan Coe riesce a descrivere perfettamente i paesaggi dell' Inghilterra, dipingendoli come un pittore, allo stesso modo è in grado di costruire i vari personaggi, modellandoli e rendendoli tridimensionali nei loro caratteri e nelle loro debolezze.
Una storia che si divora in un attimo e riesce a commuovere dove non ci si aspetta.



lunedì 26 giugno 2017

##1

La notte buia avvolge la mia stanza con il suo profumo di oblio,
e tutto tace sotto al pesante mantello nero.
Vorrei dormire ma non riesco.
Piango lacrime amare,
non di rabbia ma di tristezza,
mi rigano il viso e,
senza che io me ne accorga, si fondono al mio respiro per diventare nutrimento dei miei sogni.
Sono stanca ma non riesco ad addormentarmi,
vorrei avere il coraggio di dirti quello che non ho mai detto e mi invade un sentimento strano.
Amarezza.
Vorrei che ora tu fossi qui
e vorrei stringerti forte e dirti che
quando zoppicherò ancora sulla mia strada,
avrò bisogno ancora del tuo bastone a sorreggermi.





(Copyright mio_anche su ilgrilloparlanteblog.blogspot)

domenica 28 maggio 2017

Papa incontro giovani Genova 2017

Sai una cosa Papa Frank, tu riesci a parlare alle persone con una facilità che quasi spaventa ed è un vero peccato che tanti non abbiano la voglia e la curiosità di andare oltre alla tua apparenza di uomo di chiesa, forse non sanno che alla fine essere credenti, non credenti o ancora indecisi non è poi tanto diverso perché alla fine tutti viviamo e impariamo a vivere.
Avrei tanto voluto che quelli che parlano male di te, ti insultano o ti snobbano perché fai parte della Chiesa fossero stati tra i tremila ragazzi che eravamo ieri alla Guardia, tutti diversi tra di noi, chi scout, chi giovanissimo o giovane, chi facente parte di gruppi scolastici che a pensarci poco hanno a che fare con la chiesa stessa, forse avrebbero cambiato idea su molte cose.
Abbiamo cantato, gridato, parlato, pregato anche, incontrato nuovi amici e ritrovati altri, era una festa prima di tutto ed eravamo lì per te.

Io ti ringrazio, Papa Frank, perché sei così uomo e, invece di costruire muri, aiuti a costruire ponti che daranno origine a nuovi ponti più stabili. 
Non nego di essere arrivata alla Guardia con i miei dubbi, il mio percorso spirituale di gruppo è certamente diverso da quello di tanti altri ma ho trovato tante risposte a tante domande che sembravano fatte apposta per me.
E lì, ammucchiati in un angolo, sotto il sole con le mani pronte ad alzarsi in cielo ho capito che tu sei davvero speciale, non come Papa, non come cristiano, anche certo, ma come persona.

Hai detto più volte che noi giovani non ci accontentiamo delle risposte prefatte che spesso purtroppo ci vengono date per togliersi il disturbo, io ho avuto la fortuna di trovare persone che come te hanno gettato un sassolino, dato uno stimolo per andare oltre, per guardare l'orizzonte come un marinaio e andarvi incontro con coraggio, non sempre è così facile e lo sai anche tu, così come non è cosa da niente vivere una vita non da turista ma da protagonista capace di fare fotografie dei bei momenti ma allo stesso tempo di viverli nel presente senza perdersi la vita ma a volte in tanti ci cadiamo. Vivere e pensare con la nostra testa senza "aggettivare" tutto e tutti.


                                 (copyright mio)



Danza la vita (canto scout):







sabato 6 maggio 2017

San Junipero- Black Mirror

Heaven is a place on earth...


Possiamo immaginare cosa saremo in grado di fare con la tecnologia tra qualche decennio? E se riuscissimo a trovare un modo per rendere la vita eterna un qualcosa di reale?
Di sicuro sarebbe una cosa alquanto affascinante, strana ed inquietante allo stesso tempo e personalmente avessi l'opportunità di scegliere mi troverei in grande difficoltà ma immaginare non fa male a nessuno.
É questo il tema di San Junipero la quarta puntata della terza stagione di Black Mirror, serie britannica recentemente passata a Netflix che mostra gli effetti della degenerazione della tecnologia. Il nome stesso della serie ricorda lo schermo nero del telefono o del computer.
Partiamo con un minimo di trama e, per poter parlare dell'argomento, andrò a raccontare la storia quindi se non l'avete ancora vista e non gradite gli spoiler saltate a fine articolo.

A San Junipero la vita é quanto più normale e pazzesca si possa immaginare: tanta gente, ragazzi e ragazze, spiagge, locali, feste, sesso, macchine e musica il tutto immerso in una bella dose di anni ottanta che le danno quel tocco in piú. Yorkie é appena arrivata, si imbuca ad una festa ma non sa come muoversi né dove andare e in più la sua timidezza e il suo fare un po' impacciato non fanno altro che metterla ancora più al centro dell'attenzione e la sua presenza non passa inosservata agli occhi di Kelly che è il suo esatto opposto sia caratterialmente che fisicamente. Kelly è spigliata, intraprendente, sicura di sé, ammiccante e sexy, un'esplosione di riccioli ed energia. Sin da subito appare chiara la forte sintonia tra le due protagoniste ma la verità è qualcosa di duro da accettare subito e Yorkie, che è assolutamente confusa, ci mette un po' a riconoscere i suoi sentimenti per l'altra ragazza arrivando poi a donarle la sua stessa verginità affidandosi completamente a lei.
Sin qui tutto chiaro, ovviamente c'è qualche strano particolare molto alla Black Mirror, ma per il resto sembra quasi una storia normale, se non fosse che, a San Junipero, si può soggiornare in due differenti maniere: chi ci "abita" costantemente è perché in vita non c'è più, chi arriva saltuariamente sta effettuando il suo "periodo di prova". 
Iniziamo così a capire perché spesso le due protagoniste si debbano lasciare prima di una certa ora. Scopriamo che, nella vita reale,  Yorkie è una donna non più giovane in uno stato di coma dovuto ad un incidente avuto da ragazza mentre Kelly, anche lei anziana, è malata terminale di cancro; ed entrambe accedono al mondo di San Junipero attraverso dei sensori e le relazioni che si instaurano lì nella realtà non ci sono. Ma al di là di questo la storia d'amore tra le due è innanzitutto uno stimolo per la stessa Yorkie che pian piano riesce a trovare se stessa e sembra sempre più decisa nella sua scelta di "trasferirsi" nella cittadina una volta deciso di interrompere il coma, diversa invece è la posizione di Kelly che è sempre stata sicura di volersi abbandonare alla morte "vera" per rispetto e fedeltà a suo marito morto precedentemente. Vediamo così scambiarsi i ruoli delle due.
Quando Yorkie decide che è arrivato il momento si prospetta però un problema, per dare il via al procedimento è necessario il consenso di un familiare, la ragazza essendo rimasta sola si vede costretta a dover "sposare" un uomo sconosciuto di nome Greg, Kelly si propone allora di sposarla al suo posto e, mentre a San Junipero le due spose festeggiano saltellanti sulla sabbia, all'ospedale l'anziana Kelly infila l'anello sl dito dormiente dell'altra. Yorkie, convinta della sua scelta, vorrebbe che anche Kelly seguisse la sua strada, questo scatenerà un litigio tra le due che si allontaneranno. Passano i giorni ma alma fine Kelly, dopo aver ragionato a lungo sul da farsi, si concede di vivere la sua seconda vita con la sua amata a San Junipero. 
L' ultima scena vede Yorkie passare a prendere la neo arrivata Kelly in macchina e insieme partire per la loro nuova strada sulle note di 'Heaven is a place on earth' di Belinda Carlisle mentre nella vita i loro nomi vengono inseriti in un enorme database insieme a quelli di centinaia di persone.

Ora puoi tornare a leggere:
Vorrei fare una piccola riflessione, a prescindere da cosa ne pensiate i temi di questa puntata sono stati quanto più attuali possibili: matrimonio omosessuale, eutanasia e addirittura la possibilità di creare un paradiso virtuale dove vivere una nuova vita eterna con altre persone. Come ho già detto, personalmente, non saprei cosa scegliere tra le due opzioni ma per e entrambe dovrei chiedermi perchè vorrei sceglierle. Mi verrebbe da pensare che sceglierei il "paradiso terrestre" se non fossi pienamente soddisfatta della mia vita precedente o non l'avessi potuta vivere al meglio perchè magari gravemente malata o in come, dall'altra parte la "vera morte" la vedrei come una sorta di riposo da una vita che invece ho vissuto nel modo migliore possibile.  Detto questo comunque sarà interessante vedere se questo strano strumento che l'uomo ha in testa, il nostro cervellino, riuscirà a creare un qualcosa che per il momento suona molto fantascientifico.

Per come è strutturata, per come è scritta, ambientata e pensata resta per me una delle più belle puntate della serie e finalmente, dopo tanto tempo, anche l'unica con un lieto fine.


                       


Heaven is a place on earth- Belinda Carlisle
https://youtu.be/05V4CgSL0lw

domenica 30 aprile 2017

Genova è...TheGarage!!!

Il cielo sereno, il sole che rende la città e il porto ancora più belli, la felicità di essere con gli amici, l'emozione e l'adrenalina della gara, la voglia matta di ballare e l'ansia di non dare abbastanza, sul palco del TheGarage c'è tutto questo e molto altro. Un intero sabato dedicato tutto all'hiphop e alla street dance, qualcosa che Genova non aveva ancora mai visto e che finalmente ha unito più di 600 ballerini da diverse zone d'Italia il tutto inserito nella cornice di Piazza delle feste, vicino all'Acquario, all'interno di Porto Antico.
Organizzato da Ivano Bracco, maestro e coreografo genovese, è stato pensato come una competizione divisa in due parti principali: gli assoli e le crew, a loro volta suddivisi per le tre categorie(kids, junior e master), in palio borse di studio e sconti e inoltre per il vincitore categoria kids il trofeo TheGarage, per gli junior una somma di 600 euro e per i master 1000. Aperti a tutti gli stand delle fotografie e dei vari gadget a marchio TheGarage(magliette, borracce, cappellini).
Si parte fin dal mattino con due stage energici di stili molto diversi tenuti da Babì e Amedeo Crielesi, lei ballerina e coreografa di Torino, lui ballerino e coreografo della crew romana LaFamilia vincitrice del WOD Italia(World of Dance) ed entrambi parte della giuria composta anche da Shorty e Michael Fields.
Si sa che ballare fa passare ogni preoccupazione ed infatti è così, oltre ad avere l'opportunità da imparare da dei grandi ci lasciamo andare divertendoci e caricandoci per dopo.
Il contest si apre nel primo pomeriggio con gli assoli al termine dei quali segue la premiazione e l'esibizione della giudice Babì. Ad aprire le danze per la categoria crew sono i kids (sotto i dodici anni) con 12 gruppi. A colpi di passi scopriamo così piccoli talenti, dopo la premiazione e una battle tra i tre migliori ballerini dei tre gruppi il cui premio è una maglia TheGarage, si esibisce Micheal Fields con il suo gruppo MrWorkteam strappando urla, risate e numerosissimi applausi da un pubblico sempre più numeroso e coinvolto. Tornato nei panni di giudice si può dare inizio alla categoria junior(dai 12 ai 16 anni) che vede a sfidarsi ben 24 crew con coreografie fatte di salti, scambi, piramidi e breakdance, espressioni, costumi più o meno appariscenti, sorrisi ed applausi. Il rito ormai è diventato quasi routine e, dopo la premiazione, ci prepariamo ad accogliere sul palco  la crew forse più attesa. LaFamilia porta in scena il pezzo con il quale hanno vinto e guardarli ballare divertendosi ed essendo felici di farlo è veramente un'emozione unica .
A chiudere questa meravigliosa festa la categoria dei master(dai 17 anni in su), 25 gruppi che hanno l'occasione di esibirsi con le luci serali che rendono la cornice di Porto Antico ancora più unica, magica e suggestiva, a seguito delle premiazioni augura la buonanotte Shorty con la sua demo.
Inutile dire che è stata una bellissima esperienza per mostrare un po' di arte e vera bellezza, per portare anche a Genova una ventata di animo hiphop e soprattutto, non lo si può negare, è stata un'occasione d'oro per il turismo stesso. Adesso non ci manca altro che fare il conto alla rovescia per l'anno prossimo.

Genova è...TheGarage!!!!



          

venerdì 21 aprile 2017

Recensione Tredici(serie tv Netflix)

Vedere Tredici per me non è stato facile, a dire la verità l'ho iniziato molto per caso perché ne avevo sentito parlare e l'avevano consigliata a scuola a mio fratello. Non avrei mai pensato che potesse avere un così forte impatto su di me, non avrei mai pensato che una serie tv potesse lasciarmi alla fine un misto di emozioni contrastanti che nemmeno io riesco a spiegarmi.
Per chi non la conoscesse, Tredici, è una serie tv americana basata su un libro di Jay Asher che racconta la storia di Hannah Baker partendo dalla sua morte e no, la ragazza non aveva nessuna malattia ma si è suicidata. Si tratta di tredici episodi la cui voce narrante è proprio quella di Hannah che, poco prima di morire, ha deciso di incidere tredici cassette in cui spiega le tredici ragioni che l'hanno spinta al suicidio, ognuna delle cassette è indirizzata ad una persona diversa e il "piano" di Hannah è quello di far arrivare le cassette a tutte e tredici uno dopo l'altro: il primo, una volta ascoltate tutte, le deve passare al secondo in ordine di registrazione. Scopriamo così che intorno alla misteriosa morte di Hannah Baker si aggirano un Justin, una Jessica, un Alex, un Bryce, un Marcus, un Tyler, una Courtney un Mr Porter e tante altre faccette che si aggirano per i corridoi della Liberty High scenografia della vicenda. Tra tutti questi ragazzi spicca il personaggio principale di Clay Jensen che in tre parole potrebbe facilmente essere catalogato come "il tipico sfigato" ma che si rivela in realtà uno dei pochi a cui è sempre importato qualcosa di Hannah anche perché ne era segretamente innamorato. Forse è proprio per questo che si dimostra essere il personaggio più "cazzuto" quello che si prende le botte dei bulli perché non ci sta a mentire, l'unico che sembra volere una sorta di giustizia per Hannah, l'unico che non riesce a finire le cassette in una notte non perché è lento di suo ma perché ogni singolo fatto, ogni parola, ogni ricordo evocato gli provoca un dolore enorme.

In Tredici non si parla solo di vita scolastica, di adolescenza ma di temi pesanti e non sempre alla mano come la depressione, il suicidio, il bullismo, lo stupro, questi sono quelli più eclatanti ma quello che colpisce di questa serie è che non è così lontana dalla realtà che viviamo, non è così assurda o improbabile, magari non con gli stessi termini ma è facile che ognuno di noi abbia vissuto nella sua vita almeno una di quelle sensazioni. Tutti. Chi è stato tradito da un' amica, che è stata insultata per il suo fisico, chi ha visto comparire il suo nome sulla parete di un bagno con scritto Troia in nero di fianco, chi per un attimo, solo un secondo, ha visto il buio nella sua vita. Tanti ce l'hanno fatta a superarlo senza troppi problemi, in altri casi no.

Devo ammettere che fino ad un certo punto non capivo il perché, me lo sono chiesto più volte non riuscivo a pensare a come quelle prime situazione, certamente spiacevoli ma non troppo, avessero portato Hannah ad uccidersi. Forse mi sembravano solo sciocchezze, forse la stessa Hannah mi sembrava troppo una vittima ma mi sono resa conto che non si può capire come uno si possa sentire non si è quel qualcuno e che tutto quello che faceva Hannah, le cassette in primis, non erano altro che una grande richiesta di aiuto, un grido disperato di una persona che non è più così felice, che sente di non stare bene.  È difficile non chiedersi come tutti abbiano fatto a non accorgersi che lei se ne stava andando e l'unico che sembrava sulla giusta strada, Clay, è stato fino a poco prima della fine incapace di farsi avanti, di dire ce la farai e ce la faremo, di dire io sono qua, non me ne vado, parlami. Forse è per questo che mi ha colpita dritta al cuore, perché io mi sentivo come Clay, impotente e confusa. Hannah Baker è ognuno di noi, è anche me che per un periodo ho abbassato la testa davanti a certa gente perché mi sentivo un niente in confronto a loro.

Tredici ha dei difetti, non è un capolavoro dal punto di vista tecnico, ma è efficace, cavolo se lo è, ti fa pensare, riflettere, ti fa sentire bene e poi uno schifo, ti fa capire che basta un niente per diventare un complice, che ogni commentino, risatina, battutina, insulto può fare realmente del male a qualcuno. Dovrebbero insegnarcelo a scuola, dovrebbero farcela vedere questa serie che aiuta molto di più di tanto altro.
Non ce ne rendiamo conto ma, come dice Clay in uno degli episodi, alla fine siamo tutti un po' degli ipocriti, ci indigniamo solo a cose fatte davanti ad un cartello 'non sei solo'.

Dovremmo imparare tanto, imparare a conoscere davvero le persone, a capire quando hanno bisogno di una mano e sono sul punto di mollare, dovrebbero esistere più persone e amici come Tony che alla fine sembra un angelo custode, l'unico che si dimostra vero e disposto ad aiutare Clay per sempre.



Vi allego il link di una delle canzoni della colonna sonora della serie, è molto bella, riassume un particolare istante della storia e rende molto l'idea.




alla prossima
ce



lunedì 20 febbraio 2017

playlist 20 febbraio 2016



10) Pocket full of gold- American Authors
 E' una di quelle canzoni il cui ritmo ti entra in testa e ti viene da canticchiarlo in continuazione, mentre vai a scuola, mentre fai la spesa o sei in coda in macchina o sotto la doccia, è una buona pillola di buon umore, fa venire voglia di dire evviva che ce n'è.   #allineedisanhandfullofhope




9) Il Conforto- Tiziano Ferro & Carmen Consoli
Da singoli sono una bomba uniti fanno impazzire con una canzone ricca di tenerezza, dolcezza e amore. Ti ispira pace, fa ricordare dei bei momenti passati insieme a persone speciali, ce ne fossero tanti di cantanti che sono capaci davvero di emozionare e far venire la pelle d'oca. #perpesareilcuorecivuolecoraggio




8)Stella d' Irlanda- Cecco e Cipo
Loro li avevo sentiti per caso un paio di anni fa al loro provino di Xfactor dove avevano presentato un loro inedito "Vacca Boia" che è anche quello un bel pezzo, poi erano un po' spariti dalla mia vita fin quando ho riscoperto i loro dischi e lavori tra cui questa bellissima canzone d'amore sempre nel loro stile simpatico, un po' ironico e musicalmente impeccabile.    #ilcielopiùbellocelohaisolotu




7) Good Life- One Republic
Sarà che io sono davvero un'amante incondizionata della vita e forse troppo spesso un'ottimista ma mi piacciono le canzoni che fanno trasparire quanto sia davvero bella e vada vissuta la vita. L'amore per la vita e quello enorme per i One Republic mi fanno dire sul serio #thisisgonnabeagoodlife



6) Shape of You- Walk off the Earth ( Ed Sheeran cover)
I capelli rossi, i tatuaggi e la chitarra colpiscono ancora dopo un po' di tempo con un bel pezzo, io amo la versione fatta da questo gruppo di ragazzi veramente talentuosi che meriterebbero molta più visibilità per gli arrangiamenti e l'atmosfera che creano. Questo è un medley con ""No Diggity" dei Black Street's e "No scrubs" dei TLC's. #iminlovewithyourbody




5) Occidentali's Karma- Francesco Gabbani
Vincitrice di Sanremo 2017 e al centro di numerosi dibattiti, può non piacere sono gusti personali ma io la trovo molto originale, critica una visione della nostra società sempre pronta a copiare le culture degli altri ma personalizzandole a nostro favore. Bel ritmo, allegro, è stata una scelta intelligente.  #namastèalè





4) Right here right now- American Authors
Giuro che non è una fissazione è che la loro musicaq prende davvero tanto e magari cominci con una canzone e in meno di un'ora sai il disco a memoria. Ah lo strano potere della musica! Pop rock, un po' di Indie, un pizzico di vintage dovuto alla raffica di parole delle strofe, mettono in circolo una scarica di ormoni ballerini e sarà inevitabile camminare normalmente.  #iwannamakeyousmile




3) World spins madly on- The wheepies
Al terzo posto di questo podio senza competizione troviamo una canzone molto molto bella che ho scoperto grazie ad un video di un disegnatore, mi emoziona nella sua semplicità, a differenza delle altre non trasuda energia o allegria ma forse ha qualcosa che cattura ancora di più, ed ecco di nuovo il magico ingrediente segreto che rende unica la musica. Racconta di un amore finito ma nonostante questo il mondo continua a girare e la vita va avanti, e forse è anche per questo che mi immedesimo molto nelle sue parole. Merita di perderci qualche minuto. #ilaymotionlessinbed




2) Eternamente ora- Francesco Gabbani
Se c'è una cosa bella del Festival di Sanremo è che scopri tantissimi artisti di cui magari conosci solo un paio di canzoni più famose e ne ignori altre trecento che spesso sono molto più belle. Ecco, così è stato. E dal primo ascolto questa è in riproduzione continua nella mia playlist, crea una sorta di dipendenza. E' dolce, tenera, una canzone d'amore diversa, allegra, commuove sì ma piangi con il sorriso. Forse è questo il pregio di Gabbani che alla fine non fa nulla di così alternativo e diverso da tanti suoi colleghi, ha trovato un modo suo per farlo. Si diverte e trasmette il suo divertirsi nelle canzoni.   #miperderòsetiperderai





1) Scarbourough Fair- LP (Simon & Garfunkel cover)
Adoro la versione originale che mi ha fatto scoprire mio papà ma devo ringraziare il mio lato un po' più "nerd" se ho scoperto questo bellissimo lavoro. Provate ad ascoltarla quando siete completamente rilassati, distesi sul letto, ad occhi chiusi senza pensare a nulla. Ti avvolge nella sua atmosfera un po' mistica portandoti nel suo mondo e non la si può fermare.  #sheoncewasatrueloveofmine















sabato 18 febbraio 2017

Storia di un braccialetto e dell'importanza dei suoi nodi

Ti accorgi del tempo che passa guardando le piccole cose che cambiano, crescono, si allontanano, si spezzano, ti colgono all'improvviso e non puoi fermarle. Succede e basta.
L'altro giorno per caso si é rotto il mio braccialetto preferito, era logoro e consumato, si sfilacciava solo a guardarlo ma c'era sempre stato. Ce l'avevo da quasi cinque anni e non lo avevo mai tolto, non una sola volta. Era diventato un po' come il mio portafortuna, mi piaceva da matti eppure era solo un filo di cotone colorato intrecciato a catenella con l'uncinetto e avvolto sei volte attorno al mio braccio destro. E man mano che gli anni passavano si riducevano i giri, prima cinque poi quattro, tre, e si sbiadivano i colori e cominciavano a comparire i primi nodi alla meno peggio, toppe per tenere unito il tutto. Ha tenuto duro ma poi ha dovuto mollare, non so nemmeno dove io l'abbia lasciato. Che triste fine per un pezzetto di me. Perché forse era davvero inutile, forse non era nemmeno il più bello che ho, forse a vederlo era solo un braccialetto ma in realtà c'é molto di più.
Aveva visto di tutto e fatto di tutto. Aveva stretto mani, accarezzato, mangiato quantità enormi di panini, salutato, tenuto la prima birra, la prima e ultima sigaretta, aveva amato. Si era bagnato d'acqua, di pioggia, di neve, di freddo, di nebbia, di sole, di allegria, di amicizia, di vita. E aveva giocato fino all'ultimo.
E ho pensato subito di rifarne un altro identico per sostituirlo, ma non sarà lo stesso.
E mi può sembrare stupido e superficiale ma quel bracciale e ogni suo nodo rappresentavano un passaggio della mia piccola strada, un'emozione, una scoperta, una persona importante. Si sono rotti tanti bracciali e tanti se ne romperanno tanti andando avanti ma sarà inevitabile. Chiamatelo destino, la danza altalenante del tempo, io la chiamo vita.
E spesso ci vogliono far credere che siano solo nodi, solo ostacoli, solo cose brutte e che il mondo abbia imparato a girare in una sola direzione e non possa cambiare, ma siamo noi a volerlo cambiare, la vita é nostra e ci sará sempre un motivo per trasformare in tesoro anche la difficoltá maggiore, dobbiamo solo imparare a vedere il bello nel mondo e nel brutto e non solo il contrario.

#liveyourlife



lunedì 2 gennaio 2017

Happy new year!

Il duemilasedici è andato, volato via nella confusione di una notte serena e gelida, nei tappi di spumante alti verso il cielo pronti a dare il benvenuto ad un nuovo anno per poi ricoprirlo di un vestito di cocci luccicanti e colorati poco dopo. È stato un bell'anno, ma forse sono io che affronto tutto sempre con occhio positivo e con il sorriso.
Caro duemilasedici sei stato un anno pieno di sorprese, mi hai dato tanto ed io ho restituito aggiungendoci un pezzettino di me stessa, ho colto al volo le occasioni come fossero treni ad alta velocità senza porte e l'unico modo per salire fosse saltarci sopra e ne sono soddisfatta. Non ho rimpianti né rimorsi, sono felice.
Sei stato pieno dell' ABCD: amore, amicizia, allegria, bello, complicità e divertimento.
Ho visto tramonti bellissimi, paesaggi mozzafiato, spiagge deserte bagnate di luna e di mare, ho saltato per strada, riso come non mai, abbracciato tante persone, suonato la chitarra, ho vissuto, preso il treno all'alba e visitato le stazioni di notte.
Duemilasedici non ho nulla di cui lamentarmi, ho solo da dire grazie per questi dodici mesi, per tutti questi trecentosessantasei giorni.