É buio, notte, fuori il vento soffia insistente muovendo la pioggia che sbatte sul vetro della mia finestra, penso di non averla mai odiata tanto come oggi: forse perché il suo ticchettio costante mi ricorda che esiste un tempo e che tutte le cose sono destinate a finire, anche le piú belle, o forse piú semplicemente perché ho freddo. Non é il freddo dell'autunno che scaldi con il piumone e una cioccolata, é il freddo di un abbraccio silenzioso che lasciava intendere un arrivedervi non sicuro, é il freddo del sentirsi un po' meno sicuri a camminare sulla propria strada.
Non hai nessuna colpa tu, sono io che sono fatta cosí, forse sono piú sofista di quanto voglia essere, ma tu non sei il responsabile.
Capita di trovarsi a volte a percorrere titubanti un corridoio buio senza via di uscita con tante porte che fino a poco tempo prima erano sempre state aperte e disponibili per te e che all'improvviso ti si chiudono in faccia lasciandoti con l'amaro in bocca e troppi pensieri a cui badare.
Non sono una persona forte, non lo sono mai stata, mi piace dare quell'immagine di me ma tu lo sai bene che non é cosí e sai anche che forse dovrei cambiare e cominciare ad esserlo e smetterla di vivere solo di parole.
Non riesco a fare niente: vorrei dormire ma non ho sonno e questo é solo un piccolo effetto collaterale del rifugiarsi nei propri pensieri. Non so se tu dormirai, forse sí.
Mi dispiace.
Vorrei dire tante cose ma non ci riesco, si fermano in gola e tornano indietro, vorrei poter controllare il tempo, poter fare qualcosa.
Vorrei capire di piú e non sentirmi cosí soffocata in qualsiasi cosa faccia.
Vorrei che smettesse di piovere ma vorrei altra pioggia per ballare di nuovo.
So che non leggerai mai questo e forse non mi importa cosí tanto che tu lo legga, il tempo é imprevedibile, non voglio sprecarlo.
Viaggiatrice di mondi fantastici, improponibile e bizzarra scrittrice, un po' folle come tutti e un' inguaribile mangiatrice di caramelle
domenica 23 ottobre 2016
domenica 4 settembre 2016
JenesuispasCharlie ma aspetta!!...non lo sono mai stata
La satira ha origini antichissime, sin dall' antica Grecia, e ha sempre avuto come perno gli stessi argomenti di critica e accusa che sono: la politica e la società.La satira tuttavia non nasce per fare ridere, per strappare la risata anche se ha delle radici comuni al sarcasmo e all'ironia.Nasce per suscitare una reazione immediata non appena la si ha davanti che di solito è di disgusto, quasi schifo, perchè certe vignette di satira attuali sono veramente pesanti.
In questi giorni il neo protagonista delle polemiche sembra essere tornato il vecchio Charlie Hebdo che, con un disegno particolarmente spinto, ha toccato anima e corpo di tutto il popolo italiano che si è trovato attaccato su un fatto sul quale la satira non sembra proprio azzeccata.
I disegnatori del giornale satirico francese hanno infatti incentrato due delle loro vignette sul tragico terremoto che ha colpito il centro Italia poco più di una settimana fa.
Subito, e giustamente, si è scatenata una polemica dove gli stessi italiani, alcuni che in tempi non remoti erano stati tra i difensori di Charlie con il famoso motto "JesuisCharlie", attaccavano i francesi con commentini sgradevoli a riguardo della rete francese di Intelligence o su altri recenti avvenimenti che collegavano la morte con la Francia.Alcuni tra i giornalisti satirici italiani hanno risposto alla satira con altrettanta satira pungente e spinta che può risultare pesante per tutti.
In questo modo si è passati da "JesuisCharlie" a "JenesuispasCharlie" a "JesuistujoursCharlie" e la cosa che dovrebbe indignare più della vignetta in sé é proprio questo rapido cambiamento di pensiero; sembra quasi che fin quando non ci tocca da vicino tutto può andare bene, ovviamente non si vuole giustificare la violenza che il periodico ha subito, però è abbastanza ridicolo.
Come io, italiana, mi sono sentita chiamata in causa, toccata, offesa da quella vignetta che gioca sul paradosso italia/ pasta e immagina le vittime invece che sotto le macerie come se fossero una lasagna, devo rendermi conto che forse tanti dei disegni di Charlie Hebdo possono risultare offensivi agli occhi di altri.
Non è certo il mio JesuisCharlie a garantirmi la libertà di pensiero.
Premettendo che io non sono mai stata Charlie perchè non ne condivido le modalità e reputo le offese gratuite, penso che la libertà di pensiero abbia un limite come tutto, una linea netta che separa.
La mia libertà di pensiero finisce quando vado ad offendere o violare la libertà che ha un altro attaccando ciò in cui uno crede, lo stato in cui vive, le disgrazie che lo hanno colpito.
A quel punto diventa solo un modo gratuito di offendere.
giovedì 25 agosto 2016
Terremoto
Sono le 3:36 di un giorno come tanti altri, un giorno in piena estate, il ventiquattro di agosto, un giorno finito da poco e già pronto per ricominciare la mattina seguente.È estate e la gente è in vacanza.
Sono le 3:36 e tutti dormono: i nonni, mamma, papà, amici, fratelli, conoscenti, turisti.Persone.
Dormono nelle loro case di pietra e di cemento, dormono e sognano qualcosa che il giorno dopo vorrebbero raccontare agli altri, sono tranquilli, chi non lo sarebbe a notte fonda.
Poi all'improvviso la terra trema, si sente ondeggiare il letto, la credenza, il bicchiere d'acqua che si ha in mano, si crepano le pareti, la strada si riempie di rughe, è questione di un attimo.
È notte fonda ma tutti capiscono cosa sta succedendo.Passa qualche minuto e di nuovo un'altra scossa, poi una terza, una quarta, una cinquantesima che vibra nelle viscere della terra e in quelle delle persone che cercano di scappare impaurite, provano a mettersi in salvo come meglio possono, sotto il letto o come hanno insegnato a scuola, cercano di risvegliarsi dal sonno che li intorpidisce.Alcuni, magari, pensano sia soltanto un incubo.
Cadono le case, le strade si riempiono di macerie e detriti, le vie scompaiono.Non esistono più.Crolla tutto ed è talmente imprevedibile che non lascia scampo a nessuno, è un incubo, ma è realtà.
Così passa la notte, i paesi rimangono isolati, le strade chiuse, salta il gas, l'elettricità e la gente si stringe tremante nella coperta che è riuscita ad agguantare all'ultimo da casa, un attimo solo che ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
Fa freddo nella vallata ma non importa perché chi è nelle strade si regge ancora sulle proprie gambe e ringrazia la sua stella per questo, immagina cosa sarebbe successo se avesse aspettato un secondo di più.Un attimo che per molti degli abitanti di Amatrice, di Accumuli e Pescara del Tronto è stato fatale.
Alla mattina si scava, con le ruspe, a mani nude, come si riesce, si fa il possibile, si sta in silenzio e si urla il nome di chi, fino alla sera prima, in quelle case aveva mangiato, scherzato, dormito.Si cerca disperati un gemito strozzato e flebile che dia la possibilità di avere ancora una speranza in cui credere; si estraggono i corpi, si piange di dolore e di felicità, si cerca di dare una mano.È questione di attimi, istanti importanti, imprevedibili e inaspettati che colgono quando uno meno se lo aspetta e non danno scampo.
E ripenso a me e alla mia famiglia, a quando nell'Hotel Roma di Amatrice c'eravamo noi, seduti ad un tavolo a mangiare, felici, sicuri e contenti della vacanza che avevamo trascorso e che stava finendo.Penso che al posto di tanti turisti saremmo potuti esserci noi, perché in fondo siamo un po' vicini di casa, non siamo così lontani.Penso alla fortuna che ho avuto io e a quanto sia imprevedibile la natura e la sua forza e a quanto devo davvero godermi la vita perché potrebbe finire da un momento all'altro.
"La tempesta è una buona opportunità per il pino ed il cipresso per mostrare la loro forza e stabilità"
lunedì 13 giugno 2016
Color Run Genova!
THE COLOR RUN GENOVA
C’è gente che balla, gente che canta, alza le mani al cielo
e le batte a tempo di musica canticchiando i pezzi che i dj di radio 105 fanno
partire dal palco, ci sono ragazzi e ragazze di tutte le età, amici che per
caso si incontrano e scambiano due parole, famiglie, tantissime, con bimbi più
o meno piccoli e più o meno colorati.C’è allegria, voglia di divertirsi e
passare una bella giornata in compagnia e anche tanta gratitudine al cielo
sereno che per una giornata ha deciso di disubbidire ai meteorologi sfoggiando
un enorme e caldo sole.
C’è tutto questo e molto di più nella nostra attesissima
tappa della Color Run, la corsa più pazza e meno competitiva che si gioca per
le strade della nostra città e che si ispira alla tradizione indiana dell’Holi
festival che vede come protagonisti i colori che ovviamente non sono mancati
anche a noi.La festa inizia nel primo pomeriggio e da subito ci si rende conto
di come si tornerà a casa: i bimbi aprono le loro bustine di colore e le alzano
in aria spargendo la polvere ovunque, a vedere questo non si riesce a fare
altro che sorridere e buttarsi nella mischia per uscirne più sporchi degli
altri.
Alla partenza danno la carica con hit anni novanta come “La
Vespa special” e non importa quanto il sole sia caldo e quanto si debba
aspettare prima di poter partire, l’unica cosa che conta è divertirsi, il resto
poi si vedrà; alcuni si sono organizzati in squadra, hanno persino un loro nome
ed una mascotte (originale e simpatica la “Banana Papaya Team” a tema Minions e
cito anche la nostra “The Karma’s Team” che invece non ha un proprio tema),
altri sono veri e propri gruppi di sportivi, squadre, cheerleder che
intrattengono i partecipanti come loro.
Al via tutto si fa magico, per i primi duecento metri e
forse poco più si corre davvero, poi si inizia a rallentare, e camminando te la
godi di più.Non c’è competizione, non è una gara a chi fa il record migliore,
se mai, potrebbe essercene una per chi colleziona più colore sulla maglietta
con il logo dell’evento o chi arriva al traguardo con la faccia più blu; in
questo modo si possono trovare fate turchine un po’ gialline, ma sempre munite
di ali arcobaleno, gruppi di padri in minigonna stile hawaiana rigorosamente
arcobaleno, ovviamente sopra ai pantaloncini, mamme velociste con i passeggini
precedute da bambini impazienti di arrivare agli stand colorati e anche signori
e signore diversamente giovani e persone disabili che, grazie all’aiuto e al
sostegno di volontari, hanno potuto partecipare come gli altri.
Sono 5km da percorrere divisi tra il Porto Antico e la Foce
con un piacevole ritorno camminando sulla Sopraelevata, chiusa apposta per
l’occasione, e invasa dagli ottomila partecipanti in maglietta bianca e collana
tropicale che fa molto estate ed è a tema con il colore scelto per questa
seconda Color Run genovese che è stata ancora di più un successone rispetto
alla precedente.
Ognuno dei chilometri è caratterizzato da una diversa
sfumatura, c’è l’arancione che spruzzano proprio all’inizio, poi il verde, il
blu che mi è piaciuto tantissimo e di cui ero piena soprattutto sugli occhiali,
il tropicolor, l’insieme di tutti i colori presenti, ha animato l’asfalto dalla
Fiera e infine il giallo all’arrivo di noi atleti provetti che ora assomigliamo
più a dei fantastici arlecchini.
Terminata la corsa comincia la vera festa a ritmo di musica,
urla, risate, danze assurde e sponsor che hanno reso possibile questa tappa e
regalano gadget, ma a rendere il finale unico e irripetibile sono stati i
numerosi Color Blast che hanno avvolto Genova in una meravigliosa nube colorata
grazie alle sedicimila mani partecipanti a lanciare in aria i colori delle
buste.
Senza dubbio una delle manifestazioni più divertenti,
colorate e genuine a cui ho potuto partecipare quest’anno, adesso aspetto solo
di poterlo rifare l’anno prossimo!
venerdì 27 maggio 2016
Recensione: Lo chiamavano Jeeg Robot
Che cos’è un eroe?
E’ forse un uomo stretto in una tutina aderente rossa e blu
che è stato morso accidentalmente da un ragno?O forse uno che viene da un
pianeta lontano e che è invincibile se non avvicinato alla kryptonite?O
qualcuno di completamente astratto che esiste solo nei nostri sogni e che è
pronto a salvarci la vita dai mostri che la minacciano?
Certamente il vero supereroe è equilibrato tra realtà e
finzione e non per forza deve nascere buono e morire da buono.
Enzo Ceccotti è un piccolo ladruncolo romano che vive la sua
vita nell’ansia che ogni corsa lontano dalla polizia possa essere l’ultima,
abita in uno squallido appartamento fatto di un letto, un divano, centinaia di
casette porno e un frigorifero che riempe solo di budini.
Un giorno, durante una delle sue solite fughe, scappa
passando sull’argine del Tevere e si rifugia in una baracca abbandonata da cui
è costretto ad uscire non appena arrivano i poliziotti finendo così in
acqua.Quello che Enzo non sa, è che i fondali di quella zona contengono barili
di scorie radioattive, uno dei quali viene bucato e libera la sostanza nociva
proprio mentre Enzo finisce sott’acqua.
Dopo una notte in preda ai conati e alle forti convulsioni,
il ladro decide di rivolgersi a Sergio, membro della banda criminale capitanata
da Fabio detto lo Zingaro, con Sergio decidono di andare a recuperare un carico
di droga trasportato da due fratelli, nello scontro tuttavia Sergio muore ed
Enzo, colpito da una pallottola, cade fuori dalla finestra risvegliandosi dopo
pochi minuti indenne.
Tornato a casa scopre il suo nuovo super potere, una super
forza che lo rende capace di bucare le porte, spostare i mobili con un braccio,
modellare i caloriferi a fisarmonica e staccare sportelli dei bancomat
migliorando decisamente le sue qualità di criminale tanto da diventare un icona
dipinta sui muri della città e filmata dalla gente.
Nel mentre, Enzo fa la conoscenza di Alessia, figlia di
Sergio, che è una ragazza molto fragile con un passato insicuro alle spalle e
con un ossessione per il cartone “Jeeg Robot d’acciaio” tanto che identifica in
Enzo il suo eroe pronto a salvarla dalla banda dello Zingaro che la
minaccia.Enzo, per quanto lo voglia negare, con il passare del tempo si
affeziona alla ragazza riuscendo ad avvicinarsi alle storie raccontate nel
cartone giapponese.
Con l’evolversi della storia l’uomo si trasforma da super
criminale a criminale supereroe che è in grado di scindere il bene dal male e
aiutare il prossimo.Se inizialmente la sua identità è nascosta agli occhi di
tutti successivamente il suo segreto è messo alla prova in particolar modo
dallo Zingaro e dalla sua banda che si vede togliere sotto il naso gli affari e
i colpi migliori da un misterioso uomo super forte vestito di nero.Lo Zingaro,
già stressato per questioni con la camorra napoletana, non vede di buon occhio
il super criminale e tenta più volte di estrapolargli il segreto del suo super
potere per poter diventare come lui.
Ma Enzo non è il solito supereroe estraneo alla realtà, lui
è dentro la realtà più di quanto si creda ed è forse la visione più umana del
supereroe che è stato cattivo, ha visto il dolore, la morte con i propri occhi
per poi scegliere qualcosa di più e diventare una volta per tutte Jeeg Robot!
Interpretazioni molto convincenti e reali nell’ambiente
della malavita romana, colpi di scena eclatanti non ce ne sono, ma il film è
carico di una sottile suspance che ti spinge a voler arrivare per forza alla
fine per poter incastrare tutti i tasselli della storia.Forse è un po’ troppo
usato il romanaccio per cui per uno che non è romano certi passaggi sono
difficili da capire ma ci si arrangia bene con ciò che si ha.
Storia coinvolgente e piuttosto originale in una
rivisitazione italiana e moderna dell’icona degli anni ’70 che rinnova anche
l’immagine del supereroe che è sempre super, ma un po’ più umano anche nelle
emozioni.
Fin dall’inizio siamo portati ad amare il personaggio di
Enzo/Jeeg e, almeno per quanto riguarda me, anche il super cattivo Zingaro che,
nella sua pazzia un po’ nevrotica, è unico nel suo genere.
VOTO: 8,5
domenica 8 maggio 2016
Happy mother's day!
Ciao Ma,
Oggi è la festa della mamma e lo so che sembra scontato o
chissa cosa scrivere qualcosa a riguardo o citare te inondandoti di auguri e
complimenti, ma mi sento davvero contenta nel farlo perchè ne voglio
approffittare finchè ne ho l’occasione perchè si sa che il tempo è
imprevedibile.
Vorrei scrivere tanto per te, ma il succo del discorso
sarebbe solo un enorme e sincero GRAZIE!
Grazie davvero per tutto, per essermi accanto e sostenermi,
per consigliarmi e guidarmi, per rompermi le satole e rincorrermi per casa
urlando di mettere a posto.Grazie per avere la pazienza di ascoltarmi quando ti
leggo qualche nuovo scritto, il tuo essere maestra è una grandissima arma a mio
favore e te ti diverti parecchio a prendermi in giro per i miei errori.
A volte abbiamo i nostri momenti in cui entriamo in modalità
“bestia” e non ci sopportiamo, ma poi passano abbastanza in fretta e ce ne
dimentichiamo e ci abbracciamo e poi torniamo normali.
Sono passati esattamente sedici anni e otto mesi domani dal
nostro primo incontro e immagino che nel mezzo ci sia stato un po’ di tutto,
ero piccola e piangevo, non volevo mangiare e mi facevate il solletico di notte
per svegliarmi, ora che non sono più tanto piccola mi lasci dormire fino a
tardi, ma ti preoccupi che abbia mangiato a sufficienza.Che bei ricordi che
sono, li porterò per sempre con me e penso che anche per te saranno speciali.
Lo so che spesso non sono una figlia perfetta ma chi mai è
perfetto, solo papà forse, lui lo dice sempre e mi fa morire dalle risate, lo
so che non sono brava a tenere in ordine la mia camera, non sono in grado di
non lasciare roba mia sparsa per casa e spesso sono distratta ma, a quanto
pare, è un vizio di famiglia e scomparirà con il tempo come è successo a te, e
sarà d’aiuto anche il tuo esercizio
mentale che dici sia così importante.Forse hai ragione, ma per ora non ti
ascolto.
Mi hai fatto scoprire tante cose nuove e belle: mi hai
insegnato a cucinare, e quanto mi piace ancora oggi aiutarti a preparare la
cena, mi hai consigliato decine di libri da leggere, mi hai fatto conoscere
nuovi amici, mi hai portato in giro per Genova e solo grazie a te riconosco
certe zone.Fossi stata da sola non le avrei mai visitate o non ci sarei nemmeno
mai passata.Ti ringrazio davvero.
Sto crescendo e sempre di più mi rendo conto di quanto io
sia fortunata ad avere voi, ad avere una famiglia come la nostra che cerca di
non farmi mancare nulla, in cui siamo come su una nave, se questa affonda la
colpa non è del capitano, ma di tutti quanti, abbiamo tante frecce al nostro
arco.
Ci sarebbero tantissime altre parole, ma io mi fermo qui
perchè il resto è già detto e lo sai.La mamma è sempre la mamma e tu sei la
mia.
Non so se leggerai questo perchè credo che sia troppo
tecnologico per te, ma di sicuro ci penserà papà ad aiutarti.Perdonami se ti
prendo un po’ in giro sulla tua incapacità tecnologica, ma sei proprio un caso
perso.
Ti voglio bene!
Tua, Zezi.
P.S. Buona festa della mamma a tutti!
mercoledì 4 maggio 2016
Atlov anu are'c
Agli amici che leggeranno questo,
agli amici che vorrei lo leggessero....
A
tutti i miei Amici....
Ci sono tanti tipi di amici e amicizie,
ognuna a suo modo speciale e unica, ognuna capace di darti un pochino in più
per crescere, per diventare quello che vuoi diventare e solo in quel modo puoi
realizzarti.Gli amici sono la chiave capace di aprire qualsiasi porta,
abbattono le distanze e ci fanno sorridere anche quando non vogliamo affatto
farlo.
C ’è l’amica che ti sorregge quando sei
sfinita e l’unica cosa che vorresti fare sarebbe buttarti per terra e
rinunciare a ciò che stavi facendo, cadere per poi rimanere sdraiato a guardare
i contorni degli altri che ti calpestano, ecco quell’amica non lo permetterebbe
mai, non vorrebbe vederti sconfitta.Ti metterebbe un braccio intorno alle spalle
e correrebbe con te fino al traguardo.C’è l’amica che ci fa sorridere in ogni
situazione, lei è la stessa che a volte troviamo imbarazzante ed altre volte
incredibilmente dolce e affettuosa e ci fa cambiare continuamente idea sul suo
conto.C’è l’Amico, con la A maiuscola, con cui litighi in continuazione ma che
in sostanza adori, e gli vuoi così bene che non riesci a smettere di parlargli,
non hai nemmeno il coraggio di non ridere alle sue battute orribili o di dirgli
che qualcosa non ti piace.Un’arma a doppio taglio, lui ti conosce e te pure,
potete ricattarvi a vicenda in simpatia.C’è l’amica tutta seria e sempre pronta
a fare la brava ragazza della situazione, ma sotto sotto vorrebbe solo sentirsi
un po’ più come le altre perchè in fondo è influenzata dalla sua cerchia di
amicizia e ci tiene più di quanto lo dimostri, c' è l’amica che non perde
occasione per essere talmente simpatica da finire per essere odiata da tutti
perchè quando è troppo è troppo e lei tende ad esagerare sempre, ti rende un po’ pettegola perchè gli argomenti su di lei non
mancano mai, tuttavia le vuoi bene.Ci sono gli amici che alimentano
il gossip della cerchia, lo rendono piccante e interessante, comunque rientrano nell’insieme di quelli
simpatici e ammetti di volergli bene.C’è l’amico che credevi di aver perso da
anni, di lui ti erano rimaste solo le foto, i ricordi e qualche residuo di
starlight luminescente sparsa per casa; lui è a suo modo speciale perchè
alla fine lo ritrovi sempre, vi rincorrete, e più avanza uno, più l’altro
accelera e primo poi quello dietro ce la fa e lo raggiunge.
Ce ne potrebbero essere altre centinaia di
migliaia di tipi, a me piace pensare alle varianti, mi piace cercare di
associare un nome ad ogni gruppo, mi fa sentire colleggata da un filo di
diverso colore per ognuno, l’amicizia in fondo è qualcosa di molto strano, a
volte sembra avere un profumo ben preciso, ti scatena una voglia matta di
aiutare l’amico, di cercare di capirlo, di immedesimarti in lui e vivere con
lui i suoi problemi anche quando i problemi sono troppo grossi per entrambi.E’
una sfida, una lotta che se si è insieme magari può essere meno difficile.
Ho sempre pensato che l’amicizia in parte
fosse legata e stabilita dal caso, tutto accadeva perchè doveva accadere non
c’erano grandi spiegazioni: così ho visto paesaggi mozzafiato, mi sono persa
per le città e poi mi sono ritrovata, ho conosciuto persone speciali, diverse
da me, a volte più forti di me, più decise, determinate, altre, invece, avevano
bisogno e hanno bisogno di una guida e anche tu hai bisogno di loro.Le amicizie
nate per caso sono le più belle, quelle più autentiche.
L’amica che incontri perchè una sera c’è
pure lei, siete insieme a tanta gente e non c’è neanche il tempo materiale per
conoscersi, ma questo non fa altro che rinnovare una tacita promessa di volersi
rivedere, possono passare anche mesi, a volte un’estate intera, ma poi vi
vedete e non smettete di essere amiche come siete.A questa amica vuoi bene
perchè pian piano l’hai imparata a conoscere, hai accettato i suoi difetti e il
suo carattere, le hai mostrato il tuo, siete ancora insieme e nonostante tutto
non riesci ancora a trovarle un soprannome vero perchè per te sarà sempre e
solo lei.
L’Amico con cui non avevi mai parlato
veramente, ma, per volere di eventi superiori, ti ha vista mezza nuda, una
scusa tira l’altra e ormai si è guadagnato un casseto del reparto Amicizia con
la A maiuscola del tuo cuore.Anche lui è abbastanza squallido nelle sue battute
e spesso ti fa chiedere come puoi essere ancora suo amica ma alla fine sappiamo
che è così e basta.
L’amica che ti guarda dal suo banco e che
anche tu guardi ogni tanto, è forse una delle più strane che hai
mai incontrato perchè è molto più simile a
te di quanto vuoi ammettere: la stimi, a volte ti arrabbi e non la sopporti più di
tanto, ma è solo questione di ore perchè passi tutto, la invidi anche, non sai bene per cosa, aspetto o qualità o più semplicemente carattere, la
invidi e basta ma le vuoi un gran bene, solo che non glielo dici molto spesso,
ma lo si capisce da tutto il resto.
Tra le più importanti c’è l’amica che non
ricordi quando l’hai incontrata, nè perchè, nè per come.L’hai solo incontrata
ed è scoppiato qualcosa.Lei è la compagna di mille avventure tutte concentrate
in poco tempo perchè non ne hai mai abbastanza, un’estate, lo sbattere delle
ciglia e tutto è finito.Lei la adori, è lontana, ma vicina a te, certe
cose, anche se le rifai una volta a casa, non hanno lo stesso sapore che se
fatte con lei.Ti conosce parecchio, hai anche un soprannome
imbarazzante che solo lei sa e può usare perchè, a ripensare alle cose che
avete fatto insieme, quella è davvero quella meno imbarazzante.Lei e l’amica
che prima odiavi vanno mano nella mano perchè le hai scoperti insieme, una la
conseguenza dell’altra e non riesci a vederle separate, l’amica che odiavi,
adesso è come una sorella minore e l’hai presa sotto l’ala protetta, inutile
dire che le vuoi davvero bene.
La punta dell’iceberg però lo occupa un’altra
amica, speciale al punto giusto, un po’ precisina, un po’ rompiballe e
inspiegabilmente gemella in simbiosi con te, non fisicamente, ma con il
cuore.Lei c’è e tu ci sei, non serve che vi sentiate tutti i giorni perchè non
ha importanza, non è quello che alimenta la vostra amicizia.Lo è il sentirsi
bene, felici, leggere, legate l’una all’altra da un filo arcobaleno che vi
attrae sempre, non vi lascia mai.Con lei ci sono state davvero tante cose,
condividete i ricordi di tante serate insieme, imbarazzanti passeggiate e
serenate degne del miglior Sanremo, avete riso, pianto, parlato del vostro
primo bacio, del vostro primo ragazzo, di quanto preferiste questo invece che
quello, parlavate anche del futuro.Non per forza dovevate vivere nella stessa
casa o controllarvi a vicenda perchè avevate costruito un castello di sabbia ed
era abbastanza resistente e protetto da poter restare in piedi.Questa amica è
la più strana di tutte, perchè la conosci da tantissimo tempo ma non ti stufi
mai e ancora oggi, a Natale o al compleanno, sono dolori a trovare il regalo
perfetto che non la deluda e che piaccia anche a te.A volte non la capisci,
altre non la vorresti capire.E’ solo lei ed è davvero lei.
Atlov anu are’c è la favola al contrario
dell’amicizia di una vita, ha un inizio preciso e una fine decisa e stabilita
sempre dal caso, non segue uno schema preciso, è solo vita ed è solo amicizia.
martedì 5 aprile 2016
Dear caro Cervello...
Caro Cervello,
ti scrivo questa lettera perchè a volte ho l’impressione che
la linea tra noi due cada temporaneamente, hai presente quando sollevi la
cornetta e inizi a parlare e ad un certo momento l’unico suono che riesci a
distinguere è un ripetuto e monotono tuu tuu tuu? Ecco quello è il mio segnale
che non sembra essere compatibile al tuo.
Ogni tanto mi scuso per averti messo un po’ da parte, in un
angolo, tra la polvere dei cassetti di quell’enorme dispensa chiamata testa,
piena di barattoli di idee, inutili promemoria e pile di libri su precedenti
vite cominciati e mai finiti.Lo so, lo ammetto, il mio disordine spesso ti ha
fatto perdere qualcosa, o sarebbe meglio dire ci ha fatto perdere qualcosa
perchè in fondo tu sei un po’ invisibile per gli altri, sono io che ti
rappresento e tu fai lo stesso con me all’”assemblea dei cervelli”.Siamo
complementari.
Per me ovviamente sei visibilissimo, mi scuso se ti ho
offeso in qualche modo, ma lo sai, non era mia intenzione darti contro, ad
essere sincera sei veramente un bel cervello, oserei dire il migliore che abbia
mai avuto...già sei anche l’unico ma è un dato superfluo questo, non prenderla
sul personale.Io amo scherzare.
Quando poi non ti ho ascoltato l’ho fatto a fin di bene, ci
sarà sicuramente stato un motivo valido per fare di testa mia...che poi è un
controsenso perché sei tu la mia testa e vorrebbe dire fare come vuoi tu e io
non faccio sempre quello che vuoi tu, ma lasciamo perdere.
Siamo davvero così complicati?La risposta è: non hai idea di
quanto lo siamo.
Tu sei diverso da me e io da te, te sei viscido io non
dovrei esserlo se sono in salute, tu sei grigio e attorcigliato io se ho quel
colore e quella forma sono a casa sotto uno strato di un metro e mezzo di
coperte e mi dicono che non ho una bella cera.Lo vedi, se tu sei a posto in
quel modo io lo sono in un altro e a volte i nostri due mondi non vanno tanto
d’accordo.
Sono consapevole del fatto che tu sia la mia lanternina che
rimane accesa anche quando dormo, la mia torcia, e ti nutri di bei pensieri,
sogni, immense chiacchierate e interminabili paginate di calcoli che neanche tu
riesci a risolvere, però io non riuscirei a farlo il tuo mestiere: avrei troppa
paura di sbagliare qualcosa, mandare un impulso sbagliato, dimenticarne uno
vitale o rallentarne un altro e poi io voglio le vacanze e tu non è il caso che
te le prendi, sarebbe un disastro.
Ma tu tieni tutto a memoria o nasci già imparato e sai fare
tutto nel migliore dei modi?
Spiegami il tuo trucco perché credo di averne immensamente
bisogno.Davvero te lo chiedo da amica, da ragazza a cervello, penso si possa
fare no? In fondo tu sai tutto di me: mi guardi da quando avevo un nano secondo
e non mi lascerai fino alla fine.
Scommetto che in cantina tieni ancora quell’immensa libreria
piena solamente di album fotografici che rispolvererai quando sarà il momento
ed immancabilmente mi faranno cadere vittima del riso dei miei amici o di mio
marito, dei miei figli, dei nipoti.Lo zimbello di tutti e sarà solo colpa tua e
di quelle foto imbarazzanti.
Le ricordi anche quelle? La prima volta a casa, il
primo dente, il bagnetto, il primo passo, la prima volta che mi sono ferita
veramente, la prima di una lunga serie di figuracce, foto a tradimento, e
quella in riva al mare dove si vede quanto sono cresciuta e cambiata nel tempo.
Lo so che li tieni tutti sotto chiave, non potresti
rischiare di perderli, saresti morto perché dopotutto vivi anche di ricordi e
io i ricordi per ora li ricordo ma se tu non li ricordi più può darsi che li
scordo pure io e sappiamo entrambi di non volerlo.
Siamo forti io e te, a nostro modo, abbiamo immaginazione,
creatività e quant’altro.
Sai, a volte mi è capitato di immaginare un mondo fatto di
persone senza cervello e credimi, non è stato un bello spettacolo, niente aveva
più senso perché non lo trovavo un vero senso dietro alle cose, erano tutte
bidimensionali e vuote, schizzi a matita su una tela già macchiata più volte
di colore.Le scritte erano incise sopra altre scritte a loro volta incise su
altre scritte riverniciate di cinquanta sfumature di colore.
Non c’erano buoni propositi o leggi o qualsiasi altra
soluzione che potesse cambiare la situazione in cui vivevano quelle persone,
poi mi hai svegliata e in un cero senso hai cercato di mettere al salvo la tua
salute calmando il bollore dei miei sogni e sostituendoli con un velo di sonno
leggero.
Quante volte mi hai salvato la vita in questo modo? Troppe a
dir la verità, ne sono consapevole ma a volte mi perdo tra le tue pieghe e vado
in esplorazione e attraverso portali che non esistono, supero i limiti della
fisica, rompo gli schemi della normalità, mi faccio un bagno lunghissimo e
gelido nelle correnti inquiete dell’aria che respiro.
Lo so, suona troppo astratto vero? Sei troppo difficile da
decifrare persino ai tuoi occhi.
Ti chiedo scusa per non aver seguito ogni tuo piccolo
consiglio, per non aver letto tutti i libri che mi avevi consigliato e che
puntualmente lasci cadere sul pavimento creandomi un mal di testa atroce, scusa
se passo troppo tempo davanti al computer e se ti sfrutto per ore e ore per
tirare fuori queste parole senza chiederti i diritti d’autore.
Davvero, mi dai delle idee assurde, talmente pazze che a
volte me le sussurri solo nel sonno e io al mattino non sono più in grado di
ricordarmele.Sei un fedele amico e un ottimo braccio destro e sinistro.
Che coppia che siamo io e te, vero? Mi è capitato di pensare
e chiedermi se voi Cervelli vi scegliete un corpo e prendete il pacchetto
completo o ve lo affidano e dovete accontentarvi.Mi sai dare una risposta
valida?La prossima volta scrivila qui di fianco e fammelo sapere.
Se vi scegliete le persone immagino che le studiate un po’
prima che nascano o magari siete veggenti e sapete anche questo senza nessun
problema, chi lo sa, io no sinceramente.
Mi piacerebbe incontrarne altri di Cervelli, magari ne
troverei uno più grande e ricco, scherzo, non offenderti per questa mia
buffonata, tu sei l’unico.
Non avrò abbastanza parole da dedicarti ma, visto che questa
lettera è tutto frutto del tuo lavoro, direi che come elogio al tuo merito è
più che sufficiente.
Menomale che eri un modesto.
Scusa Cervellino, la prossima vita mi farò perdonare!
martedì 29 marzo 2016
V.A.I.P.S (viaggiatori anonimi inciampati per strada)
Alla cortese attenzione di tutti coloro che respirano su
questa terra e che hanno voglia di passare,
V.A.I.P.S.
Viaggiatori Anonimi Inciampati Per strada presenta una nuova rubrica:
Il Decalogo del viaggiatore (speciale)
Cosa sia un viaggio tutti lo sappiamo, non c’è bisogno di
ricordarlo anche perchè la definizione di viaggio è molto soggettiva.
C’è chi parte in vacanza, chi per lavoro o per studio, chi
perchè ha bisogno di una nuova possibilità per ricominciare.
Sta di fatto che ogni nuovo itinerario inizia con una
partenza e termina con un arrivo.In mezzo a questi due estremi troviamo solo
cose nuove e indescriviili che molto spesso porteremo nella memoria per molto
tempo.
Ecco i miei 10 punti chiave perchè un viaggio diventi
speciale:
-LA PARTENZA: molto spesso si progetta l’itinerario molto
prima di partire e, specialmente se ci sono grandi città da visitare, si tende
ad andare dove ci sono le attrazioni turistiche principali dimenticandosi che perdersi è il miglior modo per arrivare alla
meta.Ora non intendo perdersi fisicamente e non trovare più la strada di
casa e rimanere senza nulla in un paese sconosciuto ma, soprattutto in città,
girare come turisti ma anche come cittadini locali, attraverso le viuzze
interne, le piazze semi nascoste confondendosi con la gente del posto.
Insomma, si ad avere le idee chiare ma sì anche al
lasciarsi andare e guidare dall’istinto.
-L’ATMOSFERA: le incomprensioni sono inevitabili,
specialmente se si viaggia in gruppo con altri, però bisognerebe cercare di
lasciare i litigi e i diverbi fuori dalla porta dell’hotel o dall’apertura
della tenda o, ancora meglio, schiacciarli sotto le ruote della macchina o del
camper.Insieme è difficile e lo so, però con un piccolo sforzo si può rendere
tutto più piacevole per sè e per gli altri.L’atmosfera è fondamentale per la
buona riuscita del viaggio e per rillassarsi.
-IL CIBO: se devo andare all’estero per mangiare italiano tanto
vale rimanere in Italia e scendere sotto casa, se invece cambio solo regione la
cucina diventa quella locale e allora va bene anche quella italiana.
Oltretutto imparando
ad assaggiare nuovi piatti e nuovi sapori si riesce a conoscere molto di
più la cultura del luogo stesso.Quindi
immergiamoci nei sapori forti che a volte ci spaventano e proviamo poi, se non
ci piace, possiamo cedere all’italiano, ma solo poco.
-LE FOTOGRAFIE: scattare fotografie è un metodo in più per
far rivivere le sensazioni e le emozioni dei nostri viaggi e non farle morire
appena tornati a casa.C’è a chi piace fare le foto e chi preferisce essere il
soggetto, gusti personali.
È importante quindi non girare sempre con la macchina
fotografica attaccata agli occhi ma usare gli stessi occhi per memorizzare il
nostro cammino.
La memoria fotografica
della mente è molto più grande di quella della macchina.
-GLI SPOSTAMENTI: la città è sempre molto trafficata, tra
macchine e autobus di ogni tipo e colore si rischia di venire schiacciati da un
momento all’altro ad esempio in Olanda, ad Amsterdam, dove oltre ai mezzi
normali ci sono biciclette, scooter e tram in ogni direzione.Occhio alle
indicazioni per terra perchè, a volte, non essendoci abituati non ci facciamo
caso.
Da preferirsi i mezzi pubblici per spostarsi, permettono
l’integrazione nella vita cittadina e sono molto più comodi e veloci della
propria macchina.Ottimi anche due strani strumenti, i piedi, posti
alle estremità delle gambe che, finchè non sono doloranti, ci portano lontani lontani e ci permettono di gurdarci attorno con
calma.
-LA NOSTRA GUIDA: ogni viaggio che si rispetti ha alle
spalle un’ottima guida che diventa una fidata compagna e molto spesso un’ancora
di salvezza nel labirinto di vie e strade.Bisognerebbe sceglierne una varia,
che non presenti solo itinerari cittadini ma anche parchi naturali, spiagge,
belvederi e attrazioni che permettano di variare la scelta e rendere
l’avventura più simile a quella di un esploratore.
La guida è uno spunto e va presa come riferimento, sta a noi
decidere se seguirla o meno.Non prendetela alla lettera, è carta e anche la
carta può sbagliare.Scripta manent, verba
volant vero ma a volte anche no, le voci e i racconti di amici o estranei ci
offrono spesso nuovi orizzonti e sono più utili.
-LA COMPAGNIA: forse è ancora più fondamentale
dell’atmosfera perchè ogni compagnia diversa è protagonista di un viaggio
diverso.Spesso ci si trova a vicenda, ci si cerca e si decide di partire.Che
siano amici, parenti, animali, alieni o apparenti sconosciuti la chiave ideale
è l’armonia e la compartecipazione di tutti i membri nelle scelte prese dal
gruppo.
Meglio pochi ma buoni
ma se siete in tanti no problem.
L’unica cosa è
scegliere quelli giusti.
-INTERNET: il viaggio per molti può rappresentare una sorta
di cura per la disintossicazione dal troppo uso di internet, all’estero, dove
paghi per usare la rete, si limita l’utilizzo al minimo indispensabile cercando
disperatamente una tacca o anche solo una parvenza di wifi per riimmergersi nel
mondo virtuale.Giusto così, dimentichiamoci per qualche giorno di facebook o
delle mail da guardare pensiamo piuttosto ad usare il portale per prenotare
voli, hotel, campeggi, visite risparmiando ed evitando chilometriche code sotto
al sole.
Internet explorer
parte per una vacanza come esploratore e non vuole compagnia se non in casi di
estremo pericolo.
-LA LINGUA: sforzarsi è l’arma vincente, non importa la
difficoltà dei primi giorni o quella che può essere definita ignoranza della
lingua, siamo umani ed è lecito sbagliare.Non troverete quasi mai abitanti
scontrosi o scocciati dalla vostra inadeguatezza, al massimo rideranno un po’
di voi e avranno qualcosa di buffo da raccontare alle loro famiglie.Se
rideranno, voi ridete con loro.
C’è poi da ricordarsi che in qualche modo ci si fa sempre
capire: chi con i gesti, con i disegni, con un mix di lingue diverse tra cui
una inventata personalmente.Le strade
sono infinite, usiamole.
-I SOUVENIR: portiamoci a casa un bel vaso, una targa, una
maschera voodoo o chissà cos’altro.Spendiamo un po’ per lo shopping artigianale
che intanto non fa male nè a noi nè ai commercianti.
Lasciatevi consigliare con criterio e fate le vostre
scelte.In alcuni posti, specialmente se viaggiate con bambini, sarà inevitabile
fermarsi qualche ora e procedere a passo di lumaca per i negozzietti e le
botteghe.Questa è una delle parti più divertenti del nostro percorso ed è una
di quelle che mi piace di più e come ben sappiamo molto spesso rappresenta la
fine del nostro viaggio e l’imminente ritorno a casa.Ognuno ha la propria collezione che deve portare avanti di posto in
posto.
Questi sono solo alcuni dei punti principali, diciamo,
quelli che io considero indispensabili.Perdersi tra i colori, la gente, gli
odori e il traffico di un nuovo posto fa bene all’anima e agli occhi, è come lo
spruzzino per l’asma che se usato dà nuova aria ai polmoni e poi ricominci a
respirare più forte.
Girando, conoscendo, viaggiando conosciamo nuova aria da portare una volta tornati a casa ed
immagazzinare a nostra volta nella nostra vita di tutti i giorni.
"Non sono gli uomini a fare i viaggi ma sono i viaggi a fare gli uomini" cit.
domenica 13 marzo 2016
Senza titolo: ognuno lo dia per se stesso
Quando ero una
bambina non vedevo l’ora di crescere, volevo diventare grande per assomigliare
a mia madre, volevo fare quello che faceva lei, parlare di quelle cose che
molto spesso vengono etichettate come appartenenti al “Mondo degli adulti” e
guai a parlarne o anche solo accennarle ai minori di venticinque anni. Si
rischiava grosso: in primo luogo un bel discorso dove veniva spiegato che, in
realtà, ciò che avevo sentito non era reale e non succedeva davvero, poi mi
mandavano in camera mia e spettava ai miei genitori ricevere la ramanzina dai
nonni paterni.
Era un ciclo continuo
e abbastanza noioso alla fine.
Io volevo sapere,
volevo sentire il telegiornale, volevo conoscere qualcosa che andasse oltre ai
nomi delle principesse Disney o le canzoni dello Zecchino d’Oro.Mi bastava
poco, non volevo i particolari.
Crescendo ho
mantenuto sempre la vispa curiosità da bambina ma ho iniziato a conoscere:
parlavo con i miei genitori, chiedevo qualsiasi cosa ed esigevo una risposta
quantomeno accettabile alla mia domanda.
È per questo che ora
sono così, anche se un po’ ribelle come tanti adolescenti e a volte un po’
troppo scorbutica con la mia famiglia, sono solo io.
È un periodo che mi
sento strana, non intendo fisicamente ma più caratterialmente, mi sento
diversa, credo sia colpa degli ormoni in gran parte, ma per questo li ringrazio
perché ora mi piace davvero tanto crescere.
Ho cominciato a fare
tante nuove esperienze che mi hanno aperto la mente a nuovi mondi, ho
conosciuto tante persone che ora a loro modo sono importanti se non
indispensabili per me, sono quasi delle piccole isole che mi offrono un approdo
sicuro.
Nonostante tutto ho
iniziato anche a rendermi conto delle cose che mi danno fastidio che in parte
assomigliano molto a quelle di mio padre, tutta colpa dei geni? Forse.
Non mi piacciono
quelli che quando ti parlano non ti guardano o fanno finta di ascoltarti per
compiacerti, non capisco chi non riesce a stare in silenzio per qualche minuto,
non amo molto i giudizi e tutti quelli che, quando sono insieme ad altri, sono
incollati al telefono.
In fondo io non sono tanto diversa: almeno uno di questi punti l’ho messo in pratica parecchie
volte, me lo ricordo sempre perché mi aiuta a non cadere di nuovo nella
trappola anche se a volte la tentazione è forte e cedo.
Che poi a dirla tutta
sono passati un po’ più che due anni, non posso dire di avere chissà quale
esperienza ma un piccolo bagaglio me lo sto costruendo.
A quattordici anni
avevo in testa il concetto che esistessero delle persone, ragazzi come me, che
valevano più di me solo perché conoscevano più gente, avevano avuto tanti
“fidanzati”, avevano centinaia di “Mi Piace” alle loro foto sui social.
Li chiamavo i “popolari”
ed è successo che non avessi nemmeno il coraggio di camminare a testa alta
quando li incontravo per strada, le rare volte che non cambiavo lato del
marciapiede per evitarli.
Mi vergognavo di me
stessa, di quello che ero: la ragazza riccia e bassina che non arrivava mai prima
in qualche cosa che faceva e che in realtà non si filava quasi nessuno dei ragazzi.
Mi sentivo una scema
in confronto a loro che in realtà erano davvero per la maggior parte degli
stupidi senza alcuna voglia o ambizione, non mi importava perché io mi vedevo
meno e quell’ idea è rimasta per molto tempo.
Quando guardavo lo
specchio a volte ci vedevo un’altra persona, non mi sembrava di essere la
stessa dall’ altra parte della parete.Avrei sperato che si aprisse un varco tra
il mondo riflesso e il mio così da portarmi via.Non mi sentivo io.Non ero
Cecilia, ero un’interprete nel mio corpo.
Mi sentivo inutile
eppure avevo tanti amici, alcuni buoni altri meno, avevo una bella famiglia,
avevo un sogno e forse più voglia di riscatto di quanta ce ne fosse negli
sguardi di quegli altri.
Poi non so cosa sia
successo, forse ho trovato la mia strada, forse ho solo visto la “luce” ma mi
sono come svegliata ed ho iniziato a vivere la vita non più passivamente.
Cecilia è diventata
Ce, Cecia, Lumaca o più semplicemente e scherzosamente “l’Amica di merda”,
tutti soprannomi che in un loro modo mi hanno un po’ salvata e mi hanno sempre
strappato un sorriso e tuttora lo fanno.
Ho iniziato ad uscire
sempre di più, a credere in me stessa ogni giorno che passava.E’ stata questa
la mia salvezza, capire che io non ero niente di meno di quella che ero e che
sono e che non dovevo invidiare nulla a nessuno perché tanto era inutile
piangermi addosso.
In questi quasi tre
anni ho capito che non me ne fregava niente essere conosciuta da tutti, mi
bastava stare bene ed essere in mezzo ai miei amici, sentirmi a casa, essere uno
dei pezzi fondamentali per formare il nostro puzzle; non mi importava se non
ero mai stata la migliore, anche da seconda, da terza, da ultima potevo
festeggiare.
Iniziando a credere
in me ho iniziato a scoprire dei lati diversi del mio essere, mi sono iniziata
a piacere anche esteticamente, ho riso molto di più e valorizzato le mie
passioni e i miei punti di forza.
Ho scoperto di avere
un piccolo talento, che magari sarà anche insignificante ma che mi ha dato una
meta da raggiungere.
Ho iniziato ad usare
le parole per scrivere quello che non riesco a dire a voce perché mi viene più
facile imprimerle sulla carta.
Devo dire che in
parte li ringrazio, quei finti playboy che credono di avere il mondo ai loro
piedi perché sto diventando chi sono veramente senza nascondermi dietro ad una
maschera e poi, è meglio essere carine ed intelligenti che belle e senza
cervello.
Quindi, non ho idea
di chi ci sia dall’altra parte di questo schermo, non so se tu sia un ragazzo,
una ragazza, un adulto, un bambino, un nonno.Non so nemmeno se questo insieme
di frasi messe un po’ a caso ti sia piaciuto e forse non mi importa veramente
perché è un qualcosa di molto personale e non c’è da dire mi piace o non mi
piace.
Voglio solo dire,
dall’ alto dei miei quasi diciassette anni di vita, che sulla strada ci sono
tanti ostacoli, tanti stronzi che non vogliono fare altro che essere i migliori
e sotterrare chi considerano più deboli: ci saranno sempre, a scuola, al
lavoro, per strada, a volte anche in famiglia.Chi ha più esperienza di me
sicuramente ne avrà incontrati a sua volta.
A te, proprio a te
che stai leggendo, fregatene, non starci male se non sei come ti vorrebbero gli
altri perché non sarai nemmeno come ti vorrai tu e non lo saprai mai, abbandona
i fili e la maschera da burattino e lascia che sia come deve essere.
Forse la tua arma e
la tua forza è proprio non essere come ti vogliono gli altri, perché sarai
diverso, sarai te stesso e sarà decisamente più bello vivere un vita tua a
tutti gli effetti che schiava dei pareri di qualcun altro.
“ I'm through accepting limits “Accetto I limiti
'cause someone says
they're so perchè qualcuno dice che sono così
Some things I cannot
change certe cose non le
posso cambiare
But till I try, I'll never know!... ma finchè non provo non lo saprò!
As someone told me lately: Come qualcuno mi ha ditto dopo
"Everyone deserves the chance to fly!" tutti
devono avere l’occassione di
Volare!
To those who'd ground me E a quelli
che vogliono abbattermi
Take a message back from me” porta un messaggio indietro da me!”
Tratto da Defying Gravity, da Wicked
mercoledì 2 marzo 2016
Recensione Spotlight
Boston,
2001.
Ufficio
stampa del Boston Globe, sezione Spotlight, i telefoni squillano da ore senza
sosta tanto che i giornalisti non sono abbastanza per ogni nuovo utente ansioso
di raccontare la propria testimonianza.
Sono tanti,
sono cresciuti e non si conoscono nemmeno ma hanno in comune la stessa storia,
custodiscono tutti lo stesso segreto che per anni hanno taciuto ma ora sono
pronti, ora l’intero mondo sa la verità.
Ci sono
vicende che sono talmente grosse da affrontare che spesso ci si chiede se sia
giusto o meno portarle alla luce e farle conoscere alla gente, si ha paura o
semplicemente non si hanno le parole per rendere al meglio l’idea, e così si
finisce per lasciarle scivolare nel dimenticatoio tra dubbi, domande, passi
incerti e falsi alleati.
Lì
rimarranno fin quando non arriverà qualcuno deciso a scavare a fondo e a
prendersi la responsabilità del fardello.
Marty Baron
è il giovane neo direttore del Globe, ha un aspetto abbastanza normale e sembra
poco più che una macchietta destinata a scomparire senza lasciare il segno,
tuttavia è determinato a trovare un’inchiesta da affidare a Spotlight che
faccia riacquistare prestigio al giornale.
Barner,
affiancato da “Robbie”, Mike, Matt e Sasha, intraprende un lungo percorso
mirato all’individuazione e alla condanna della cerchia di preti di Boston che
per decenni ha abusato di centinaia di bambini muovendosi di parrocchia in
parrocchia e mantenendo la buona faccia di uomini di chiesa.
È il 2001 ma
si stima che tutto sia incominciato nei primi anni settanta con casi isolati
che pian piano sono diventati sempre più frequenti, zittiti da silenzi e
smentite e cause sempre vinte dalla Chiesa.
Dalle
confessioni dei “Sopravvissuti”, da cui i membri di Spotlight sono riusciti a
farsi raccontare le loro esperienze, tracciano l’identikit di almeno settanta
preti diversi, tutti impegnati in attività differenti: chi fa il sormone la
domenica in chiesa, chi benedice le case, chi assiste le famiglie e persino chi
è un professore in un liceo.
Tutti
lontani e tutti alla ricerca di una giustificazione alle loro azioni: lo
scegliere con cura le proprie vittime e il prediligere determinate condizioni
sociali non sono casuali perchè, come verrà detto da uno dei ragazzi, “ Quando
sei povero, la religione e la fede sono tutto e l’essere al centro
dell’attenzione di un prete ti fa sentire apprezzato” o altri addirittura erano
“apprezzati per quello che erano solo dai preti”.
Non si
tratta più di “qualche mela marcia”, si parla di un intero sistema di cui lo
stesso cardinale Law era a conoscenza dei movimenti loschi e ha sempre difeso
tutti cercando di allontanare l’attenzione dalla pedofilia.
Spotlight
arriva così ad una svolta decisiva, ormai ha in mano tutti gli elementi per
incriminare Law e gli abusatori, gli articoli sono pronti.
E’ fatta!
Spotlight è
un film di Tom McCarthy, premio Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura originale, che fa luce dove ancora oggi c’è troppo buio.
Dalla
pellicola traspaiono emozioni forti come la sorpresa, l’impotenza, la rabbia,
il desiderio di riscatto, la vergogna e la voglia di verità.
Recitazione
molto naturale e realistica, bella ambientazione e bella trama: avvincente e
coinvolgente.
Consigliato.
VOTO: 8,5
sabato 27 febbraio 2016
Piacere, sono diverso!
Piacere, sono la Diversità, vi chiamo perché mi piacerebbe
prendere un appuntamento a date decise e concordate con un paio di persone che
sono importanti per me...come dice scusi?...vuole il numero esatto...ma io non
lo so di preciso, potrebbe cambiare da un momento all’altro nel giro di pochi
secondi mentre sono al telefono qui con lei...no, non sono matta, in un certo
senso posso anche diventarlo però, ora come ora, sono serissima...insiste
ancora con questo numero preciso, allora lei è proprio fissato, suvvia non ho
molto tempo devo visitare una persona tra meno di tre minuti...no, non sono
nemmeno un medico ma posso essere una potente medicina se dosata bene, posso
cambiare il corso di una vita, ovviamente in meglio, non mi sento spesso in
vena di fare disastri anche se può succedere come succedono tutte le cose.
Se proprio lo vuole sapere, con così tanta urgenza e un filo
di seccatura nella voce, gli darò questo benedetto numero preciso: devo un
appuntamento a circa sette virgola quattro miliardi di persone, uno più o uno
meno non cambia molto anche perché,quando avrò finito qui con lei qui, mi
aggiornerò sulle novità e vedrò nuovi occhietti dolci aprirsi ed altri vecchi e
stanchi spegnersi.
E’ il mio lavoro, ci sono abituata.
No, non sono un’assassina.Mi scusi, ma le sembra che le
chiederei un semplice colloquio per incontrare queste persone se fossi una
spietata killer?
Non è una risposta molto sensata la sua.
Non si metta a giudicare quello che sono perché non mi
piacciono i giudizi negativi.
Voi uomini siete sempre a puntare il dito contro tutti senza
accorgervi che io e le mie fidate compagne di lavoro bussiamo e arriviamo da
ognuno e solo noi sappiamo cosa vi può toccare.
Non si preoccupi che ne ho viste a centinaia di persone come
lei, vi credete originali e autonomi e diligenti e attenti ai problemi altrui ma
con voi la mia soglia di pericolo sale al venti per cento circa, capisce, è
piuttosto basso.
Siete un po’ troppo omologati però vengo lo stesso a
trovarvi.
Forse a volte sono troppo buona perfino con voi.
Comunque le dicevo che vorrei avere i miei incontri al più
presto o temo di non riuscire a farcela per molti, alcuni non hanno più molto
tempo.
Che lavoro faccio io? Gliel’ho già spiegato signore, visito
le persone, le ascolto e le consiglio e loro poi prendono la loro decisione a
quel punto le prende sotto protezione il mio fedele capo, la Vita, che
insegnerà loro a comportarsi bene nel mondo finché potranno rimanervi, sul loro
cammino incontreranno Amicizia, Fatica, Amore, Dolore,Tenerezza, Famiglia e
molti altri tra i miei colleghi più giovani, le ho citato solo i più importanti.
Arriverà poi un giorno in cui il mio braccio sinistro
indosserà di nuovo il suo completo nero stirato e profumato e andrà a chiudere
loro gli occhi per portarli in un posto migliore.
A volte può essere davvero dura ma è il naturale corso della
vita.
No, non sono propriamente umana, non sono una persona vera e
propria, non ho un solo corpo...cosa?Ma che aliena!Temo che sia lei quello
strano qui.
Comunque sono perfettamente in regola, ho tutti i permessi
firmati dall’alto...lo so che le persone sono troppe, me lo ha già ripetuto
almeno il doppio delle volte necessarie in questa nostra conversazione, ma non
le ho detto mica che le voglio tutte in una sola volta.
Ognuno ha il suo momento.
Non sarebbe giusto per loro e non lo sarebbe per me, ho
diritto alle mie pause e voi avete diritto al tempo che vi serve ed è diverso
da persona a persona.
Voglio fare le cose per bene.
In quanto tempo più o meno?Beh,diciamo che non ho fretta ,
gliel’ho detto, sono appena stata assunta, il mio nuovo lavoro inizia oggi con
la prima persona...no, non sono tenuta a dirle il nome del prescelto ma colui o
colei a cui mi mostrerò mi riconoscerà da solo.
Psicologa?Non lo sono ma mi piace la parola.Ascolto e di
solito osservo in silenzio quindi direi che è anche appropriata.
Sintomi?
Non ce ne sono, cosa crede che io sia una malattia?Forse un
virus letale?
Non voglio uccidere nessuno come le ho già fatto capire.
E poi scusi, mi vuole dire che l’arte di un pittore sia una
malattia, che la sua immaginazione e creatività diversa da un altro sia
spaventosa?
No.Lo so che non lo pensa questo.La conosco meglio di quanto
lei conosce me.
So che il suo accento è diverso da quello dell’impiegato di
fianco a lei che urla attraverso il microfono ma che a suo volta è più alto di
lei e del suo capo di dieci centimetri e che ha una folta barba rossa che
nessuno dei suoi colleghi ha.
Ho tanti occhi io.
Diciamo il doppio di quelli che siete voi su questa terra,
salvo rare eccezioni in cui ce ne sono di meno o di più, e vedo con ognuno di
questi colori diversi, paesaggi diversi, mondi vicini ma completamente lontani
gli uni dagli altri.
Ho anche tante orecchie, un dono della mia amica Vita, con
quelle sento le musiche più assurde e ritmate, le opere liriche, i suoni
continui delle città che dormono e vivono sotto la luce degli occhi di voi
uomini.Sento anche il silenzio dei vostri corpi quando mi trasmette più di
tante parole.
Come dice?Vuole sapere dell’altro?
Beh, possiedo mani e piedi in grande quantità: a seconda di
quello che siete possono essere ruvide, lisce, sporche, sudate, curate e i
piedi possono contare dieci passi, mille passi, miliardi di passi o anche
nessuno.Possono essere più grandi, più piccoli, affusolati, maschili o
femminili, feriti.
Se ho competenze linguistiche?
So così tante lingue diverse che quasi mi stupisco da sola,
sono un’eccellente poliglotta e conosco le tradizioni più antiche di ogni
popolo.
Anche in questo momento posso recitare una poesia o un atto
di teatro mentre ballo e intanto parlare su questa linea con lei in questa
lingua.
Sono piuttosto versatile.
Una cosa che dovrebbe sapere è che ovviamente mangio e che
sono una buona forchetta: a centinaia di chilometri dal nostro telefono sto
assaggiando agnello e cous cous, ad ovest paella e hamburger, ad est zuppe
calde e patate, ad oriente riso e spezie, a nord polenta e pesce.Molto spesso
mi fermo e mi guardo attorno e vorrei che tutti i miei sette virgola quattro
miliardi di figli potessero mangiare, senza nessuna eccezione.
Sono ovunque e da nessuna parte in particolare come le mie
amiche.
Se mi piace viaggiare?
Adoro essere in viaggio, mi fa crescere e maturare e mi
arricchisco.
Se ho avuto rapporti profondi o sono sensibile emotivamente?
Vedo davanti a me moltissimi cuori pulsanti così diversi tra
di loro e cervelli in funzione che elaborano misteriosi progetti geniali quindi
mi verrebbe da risponderle di sì.
Quel piccolo pugno di carne e sangue dà vita a tutto il
vostro essere ed è così bello il suono ritmato e costante che emette, lo
ascolterei per ore, il perfetto sottofondo alla mia vita faticosa.
Alcuni di quelli battono più forte, pulsano vita vissuta e
da vivere, altri, più stanchi rallentano e pian piano si fermano.
Tum.Tum.Tu-tum.
Questa potrebbe essere la mia musica preferita.Mi ispira
felicità e mi fa sorridere.
No, non sono un solo colore.Potrei dire cche sono l’insieme
dei colori stessi o la loro assenza ma mi viene più facile dire che mi potete
vedere in qualsiasi sfumatura diversa che vedete in cielo o nel tratto sottile
di una matita da colorare.
Si io sono lì, esco dalle matite, dalle vostre mani, da vostro
cuore, dalla vostra mente, dalle parole, da qualsiasi segno che lasciate in
giro.
Se posso sentire le emozioni?
Che domanda mi fa signore, certo che sì, le posso toccare
con mano di fata e trasformale in un punto di forza.
Conosco la determinazione degli atleti, la timidezza dei
riservati, la solitudine dei depressi, la vivacità delle compagnie, l’amaro e
la frustrazione delle vittime e l’arroganza dei prepotenti.
Le provo ogni giorno sulla pelle di molti.
Ma se resistono io, che faccio parte dello scheletro,
li sorreggo.
Come?Mi chiede se ho paura?
Beh, le ho detto che non sono umana e io come Diversità non
ho paura, chi mi segue spesso ne ha molta nascosta tra le pieghe della pelle e
nei vestiti ed è difficile da cancellare...no, non ho poteri magici, non sono
una maga, non posso decidere io...io cerco solo di far assimilare la paura per
nascere da quella e camminare a testa alta da soli.
Non posso far dimenticare il dolore o la sofferenza.
Non cancello la memoria, la sfrutto.
Le ho già detto di non giudicarmi perché poi non le saprei
dare una vera risposta...lo so, ma è lei che mi sta facendo tutte queste
domande signore e il mio tempo ormai si è esaurito, devo scappare al più
presto.
Vuole un mio consiglio?Siete in pochi ad ascoltarli
veramente...si si, la accontenterò così potrà ritornare alla sua scrivania.
Ricordi sempre che ciò che ci rende diversi gli uni dagli
altri siamo noi e la differenza sarà sempre una forza creativa per ogni
cambiamento.
Ha ancora una domanda, la vedo con uno sguardo
pensieroso.Chieda pure...se sono mai stata innamorata?
Ovviamente sì, di persone diverse e caratteri diversi e
tutte le volte sono stata abbracciata dalla Vita e ho dormito tra le sue
braccia.
Se ho mai fatto l’amore?
La mia risposta è la sua risposta.
Io sono il respiro affannato e misto di sensazioni, sono i
brividi per la schiena, le carezze, i baci soffici e i segni marcati sul corpo.Sono
la coperta che fa da invisibile barriera per il vostro angolo di intimità, uno
spazio diverso da coppia a coppia.
Io e Amore non siamo molto diversi.Vi osserviamo sempre e
ascoltiamo il frutto del nostro duro lavoro.
Mi ha domandato e io ho risposto e a quanto pare sembra
anche soddisfatto di ciò che ha ottenuto.
Lo so signore che si sta chiedendo perché ora mi sente
sempre più lontana e distante, la mia voce le arriva come qualcosa di irreale e
tra pochi istanti, quando si ricorderà di questa strana chiamata e io me ne
sarò già andata, si renderà conto che io sono stata un’abile ascoltatrice e che
è stato lei a parlare con la mia voce.
Ora che non sono niente di più che un flebile fischio nelle
orecchie apra gli occhi signore e cammini per la sua strada con quel poco che
le ho insegnato.
Lei è parte di me ed io sono parte di lei e lo sarò sempre.
Arrivederci.
Ogni uno- Eugenio Bennato
giovedì 11 febbraio 2016
Following a bird
Ci sono tanti esempi di persone reali, nel mondo delle arti,
uomini, donne, ragazzi e ragazze che riescono grazie a quello che fanno a dare il meglio di
loro.Raccontano storie alla gente utilizzando solo il loro essere, scaturiscono
emozioni e non perchè magari sono disabili o diversi e vogliono essere
compatiti.
No.
Non cercano questo.
Sono solo persone che parlano una lingua diversa e
sconosciuta a molti, che sia questa il linguaggio del corpo, dei gesti, la
danza, l’arte astratta e incomprensibile o la musica.
Sono quegli artisti fuori dal comune che regalano un
pezzetto della loro vita per raccontarsi e raccontare.
Sono quelli che lasciano qualcosa nella memoria.
Se chiudo gli occhi riesco ad immaginare ancora le sue dita
candide accarezzare delicate i tasti, muoversi con un’armonia e una precisione
quasi irreale su quel pianoforte nero così lucido che sembra quasi brillare.
Ascolto un paio di note.Crescenti.Diminuite.
Tutte così diverse tra di loro ma unite perchè, come dice il
nostro musicista, “La musica si fa
insieme, noi ci mettiamo solo le mani e poi, spesso, ci dimentichiamo che ci
insegna a fare la cosa più importante della vita, Ascoltare”
Ascoltare veramente, non solo con le orecchie ma anche con
il cuore, perchè la musica, di qualsiasi genere sia, è in grado di creare un
collegamento invisibile così profondo e solido da non poter essere spezzato.
Sembra quasi di essere immersi nella storia che è raccontata
dalla partitura e la cosa strana è che lui non dice niente, lui non canta,
suona e basta eppure riesce a catturare l’attenzione meglio di certi cantanti.
Ci si sente davvero come se stessimo seguendo quel
misterioso uccellino.
Se chiudo gli occhi posso vedere il suo sguardo felice, il
suo sorriso, la sua risata commossa e anche un po’ emozionata perchè, cavolo,
chi non lo sarebbe a suonare sul palco di Sanremo, ma nonostante tutto in
quell’espressione c’è la consapevolezza di un uomo felice che ha trovato nella
musica il vero linguaggio per esprimersi.
Forse è proprio qui il suo punto di forza da cui si dovrebbe
imparare tanto: lui è felice della sua vita che non è quello che tutti si
immaginerebbero o vorrebbero per la loro.
Sorge allora spontanea la domanda di come possa, un uomo con
degli ostacoli fisici così importanti, essere veramente felice nonostante
tutto.
Servirebbe così poco per rispondere.
Lui ha trovato la sua felicità nella musica ed è riuscito ad
incontrare persone che hanno creduto in lui, a partire dai suoi genitori che lo
hanno iscritto al conservatorio fino ad arrivare alla signora portinaia che gli
aveva “predetto”, se così si può dire, che sarebbe finito a Sanremo.
Probabilmente senza la sua forza, la sua ironia e la gente
intorno a lui non sarebbe arrivato dov’è ora.
Diciamolo, a prima vista, nessuno avrebbe scommesso su di lui
nemmeno una piccola moneta, solo perchè le apparenze fanno molto e spesso ci si
ferma solo a quelle.
Là sul palco trema, è agitato e impaziente di esibirsi,
saluta il pubblico con le mani gridando a squarciagola “Ciao e ciao!” ribadendo quanto quella parola per lui abbia un
così grande significato e lo aiuti, nei momenti di emozione, a liberarsi
dall’imbarazzo.
Spesso si ignora davvero tutto il resto dietro alla fisicità,
ciò che c’è dietro, la parte più profonda di ognuno di noi.
La più segreta delle “Dodici stanze”.
Il nostro musicista crede e classifica il percorso della
vita secondo Dodici stanze che non finiscono mai, continuano a seguirsi l’un
l’altra cambiando ad ogni nuovo ciclo il loro ordine.
Lui è Ezio Bosso, lui è l’uomo che cambia davanti ad un
piano.
Ezio è affetto da una particolare forma di SLA dal 2011, ma
tuttavia questo non impedise alla sua creatività e follia musicale di venire
fuori quando le luci si abbassano e tutti gli occhi sono concentrati su di
lui.Attenti.Vigili.
Forse pronti a giudicare quell’apparenza con parole
taglienti che svaniscono gelate da un vento magico non appena i primi suoni
arrivano alle loro orecchie.
Ezio è forte ed autoironico, scherza su se stesso.
Per lui è un sogno suonare a Sanremo, per lui che calca da
tempo i palchi di Londra e di altre città internazionali ed è famoso e
conosciuto.Sembra assurdo!
Se stringo un po’ di più gli occhi posso rivivere la strana
emozione che mi ha suscitato la sua performance, posso solo ritenermi fortunata
ad essere quel che sono e devo solo ammirare un uomo come Ezio che, come una
fenice, è rinato dalle sue ceneri e non ha mai abbandonato la sua strada
guardando oltre le difficoltà.
lunedì 1 febbraio 2016
Playlist 1/02/2016
- New Americana - Halsey https://youtu.be/b-eYbUVZedY
- Intro - J ax https://youtu.be/X3olyGfqaUQ
- Sing - Pentatonix https://youtu.be/Yc7-krRX8uA
- Riptide - Vance Joy https://youtu.be/uJ_1HMAGb4k
- Stitches - Shawn Mendes https://youtu.be/VbfpW0pbvaU
- Fast car -Tracy Chapman ( Mackenzie Johnson cover) https://youtu.be/53Tl_E6WcL8
- Habits(Stay High) - Tove Lo ( Our Last Night) https://youtu.be/LY1G03vjesw
- Alice - Francesco De Gregori https://youtu.be/6WdopDCbr3Q
- A modo tuo - Elisa ft. Ligabue https://youtu.be/8XcgnphhzdI
- Sweat suicide - Michele Bravi https://youtu.be/r1zy8DAVnEo
- Sunrise - Our Last Night https://youtu.be/XlScrMv7Pd8
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