domenica 23 ottobre 2016

Un palloncino

É buio, notte, fuori il vento soffia insistente muovendo la pioggia che sbatte sul vetro della mia finestra, penso di non averla mai odiata tanto come oggi: forse perché il suo ticchettio costante mi ricorda che esiste un tempo e che tutte le cose sono destinate a finire, anche le piú belle, o forse piú semplicemente perché ho freddo. Non é il freddo dell'autunno che scaldi con il piumone e una cioccolata, é il freddo di un abbraccio silenzioso che lasciava intendere un arrivedervi non sicuro, é il freddo del sentirsi un po' meno sicuri a camminare sulla propria strada.
Non hai nessuna colpa tu, sono io che sono fatta cosí, forse sono piú sofista di quanto voglia essere, ma tu non sei il responsabile.
Capita di trovarsi a volte a percorrere titubanti un corridoio buio senza via di uscita con tante porte che fino a poco tempo prima erano sempre state aperte e disponibili per te e che all'improvviso ti si chiudono in faccia lasciandoti con l'amaro in bocca e troppi pensieri a cui badare.
Non sono una persona forte, non lo sono mai stata, mi piace dare quell'immagine di me ma tu lo sai bene che non é cosí e sai anche che forse dovrei cambiare e cominciare ad esserlo e smetterla di vivere solo di parole.
Non riesco a fare niente: vorrei dormire ma non ho sonno e questo é solo un piccolo effetto collaterale del rifugiarsi nei propri pensieri. Non so se tu dormirai, forse sí.
Mi dispiace.
Vorrei dire tante cose ma non ci riesco, si fermano in gola e tornano indietro, vorrei poter controllare il tempo, poter fare qualcosa.
Vorrei capire di piú e non sentirmi cosí soffocata in qualsiasi cosa faccia.
Vorrei che smettesse di piovere ma vorrei altra pioggia per ballare di nuovo.



So che non leggerai mai questo e forse non mi importa cosí tanto che tu lo legga, il tempo é imprevedibile, non voglio sprecarlo.




domenica 4 settembre 2016

JenesuispasCharlie ma aspetta!!...non lo sono mai stata


La satira ha origini antichissime, sin dall' antica Grecia, e ha sempre avuto come perno gli stessi argomenti di critica e accusa che sono: la politica e la società.La satira tuttavia non nasce per fare ridere, per strappare la risata anche se ha delle radici comuni al sarcasmo e all'ironia.Nasce per suscitare una reazione immediata non appena la si ha davanti che di solito è di disgusto, quasi schifo, perchè certe vignette di satira attuali sono veramente pesanti.
In questi giorni il neo protagonista delle polemiche sembra essere tornato il vecchio Charlie Hebdo che, con un disegno particolarmente spinto, ha toccato anima e corpo di tutto il popolo italiano che si è trovato attaccato su un fatto sul quale la satira non sembra proprio azzeccata.
I disegnatori del giornale satirico francese hanno infatti incentrato due delle loro vignette sul tragico terremoto che ha colpito il centro Italia poco più di una settimana fa.
Subito, e giustamente, si è scatenata una polemica dove gli stessi italiani, alcuni che in tempi non remoti erano stati tra i difensori di Charlie con il famoso motto "JesuisCharlie", attaccavano i francesi con commentini sgradevoli a riguardo della rete francese di Intelligence o su altri recenti avvenimenti che collegavano la morte con la Francia.Alcuni tra i giornalisti satirici italiani hanno risposto alla satira con altrettanta satira pungente e spinta che può risultare pesante per tutti.
In questo modo si è passati da "JesuisCharlie" a "JenesuispasCharlie" a "JesuistujoursCharlie" e la cosa che dovrebbe indignare più della vignetta in sé é proprio questo rapido cambiamento di pensiero; sembra quasi che fin quando non ci tocca da vicino tutto può andare bene, ovviamente non si vuole giustificare la violenza che il periodico ha subito, però è abbastanza ridicolo.
Come io, italiana, mi sono sentita chiamata in causa, toccata, offesa da quella vignetta che gioca sul paradosso italia/ pasta e immagina le vittime invece che sotto le macerie come se fossero una lasagna, devo rendermi conto che forse tanti dei disegni di Charlie Hebdo possono risultare offensivi agli occhi di altri.
Non è certo il mio JesuisCharlie a garantirmi la libertà di pensiero.
Premettendo che io non sono mai stata Charlie perchè non ne condivido le modalità e reputo le offese gratuite, penso che la libertà di pensiero abbia un limite come tutto, una linea netta che separa.
La mia libertà di pensiero finisce quando vado ad offendere o violare la libertà che ha un altro attaccando ciò in cui uno crede, lo stato in cui vive, le disgrazie che lo hanno colpito.
A quel punto diventa solo un modo gratuito di offendere.






giovedì 25 agosto 2016

Terremoto



Sono le 3:36 di un giorno come tanti altri, un giorno in piena estate, il ventiquattro di agosto, un giorno finito da poco e già pronto per ricominciare la mattina seguente.È estate e la gente è in vacanza.
Sono le 3:36 e tutti dormono: i nonni, mamma, papà, amici, fratelli, conoscenti, turisti.Persone.
Dormono nelle loro case di pietra e di cemento, dormono e sognano qualcosa che il giorno dopo vorrebbero raccontare agli altri, sono tranquilli, chi non lo sarebbe a notte fonda.
Poi all'improvviso la terra trema, si sente ondeggiare il letto, la credenza, il bicchiere d'acqua che si ha in mano, si crepano le pareti, la strada si riempie di rughe, è questione di un attimo.
È notte fonda ma tutti capiscono cosa sta succedendo.Passa qualche minuto e di nuovo un'altra scossa, poi una terza, una quarta, una cinquantesima che vibra nelle viscere della terra e in quelle delle persone che cercano di scappare impaurite, provano a mettersi in salvo come meglio possono, sotto il letto o come hanno insegnato a scuola, cercano di risvegliarsi dal sonno che li intorpidisce.Alcuni, magari,  pensano sia soltanto un incubo.
Cadono le case, le strade si riempiono di macerie e detriti, le vie scompaiono.Non esistono più.Crolla tutto ed è talmente imprevedibile che non lascia scampo a nessuno, è un incubo, ma è realtà.
Così passa la notte, i paesi rimangono isolati, le strade chiuse, salta il gas, l'elettricità e la gente si stringe tremante nella coperta che è riuscita ad agguantare all'ultimo da casa, un attimo solo che ha fatto la differenza tra la vita e la morte.
Fa freddo nella vallata ma non importa perché chi è nelle strade si regge ancora sulle proprie gambe e ringrazia la sua stella per questo, immagina cosa sarebbe successo se avesse aspettato un secondo di più.Un attimo che per molti degli abitanti di Amatrice, di Accumuli e Pescara del Tronto è stato fatale.
Alla mattina si scava, con le ruspe, a mani nude, come si riesce, si fa il possibile, si sta in silenzio e si urla il nome di chi, fino alla sera prima, in quelle case aveva mangiato, scherzato, dormito.Si cerca disperati un gemito strozzato e flebile che dia la possibilità di avere ancora una speranza in cui credere; si estraggono i corpi, si piange di dolore e di felicità, si cerca di dare una mano.È questione di attimi, istanti importanti, imprevedibili e inaspettati che colgono quando uno meno se lo aspetta e non danno scampo.
E ripenso a me e alla mia famiglia, a quando nell'Hotel Roma di Amatrice c'eravamo noi, seduti ad un tavolo a mangiare, felici, sicuri e contenti della vacanza che avevamo trascorso e che stava finendo.Penso che al posto di tanti turisti saremmo potuti esserci noi, perché in fondo siamo un po' vicini di casa, non siamo così lontani.Penso alla fortuna che ho avuto io e a quanto sia imprevedibile la natura e la sua forza e a quanto devo davvero godermi la vita perché potrebbe finire da un momento all'altro.

"La tempesta è una buona opportunità per il pino ed il cipresso per mostrare la loro forza e stabilità"

             

lunedì 13 giugno 2016

Color Run Genova!

THE COLOR RUN GENOVA

C’è gente che balla, gente che canta, alza le mani al cielo e le batte a tempo di musica canticchiando i pezzi che i dj di radio 105 fanno partire dal palco, ci sono ragazzi e ragazze di tutte le età, amici che per caso si incontrano e scambiano due parole, famiglie, tantissime, con bimbi più o meno piccoli e più o meno colorati.C’è allegria, voglia di divertirsi e passare una bella giornata in compagnia e anche tanta gratitudine al cielo sereno che per una giornata ha deciso di disubbidire ai meteorologi sfoggiando un enorme e caldo sole.
C’è tutto questo e molto di più nella nostra attesissima tappa della Color Run, la corsa più pazza e meno competitiva che si gioca per le strade della nostra città e che si ispira alla tradizione indiana dell’Holi festival che vede come protagonisti i colori che ovviamente non sono mancati anche a noi.La festa inizia nel primo pomeriggio e da subito ci si rende conto di come si tornerà a casa: i bimbi aprono le loro bustine di colore e le alzano in aria spargendo la polvere ovunque, a vedere questo non si riesce a fare altro che sorridere e buttarsi nella mischia per uscirne più sporchi degli altri.
Alla partenza danno la carica con hit anni novanta come “La Vespa special” e non importa quanto il sole sia caldo e quanto si debba aspettare prima di poter partire, l’unica cosa che conta è divertirsi, il resto poi si vedrà; alcuni si sono organizzati in squadra, hanno persino un loro nome ed una mascotte (originale e simpatica la “Banana Papaya Team” a tema Minions e cito anche la nostra “The Karma’s Team” che invece non ha un proprio tema), altri sono veri e propri gruppi di sportivi, squadre, cheerleder che intrattengono i partecipanti come loro.
Al via tutto si fa magico, per i primi duecento metri e forse poco più si corre davvero, poi si inizia a rallentare, e camminando te la godi di più.Non c’è competizione, non è una gara a chi fa il record migliore, se mai, potrebbe essercene una per chi colleziona più colore sulla maglietta con il logo dell’evento o chi arriva al traguardo con la faccia più blu; in questo modo si possono trovare fate turchine un po’ gialline, ma sempre munite di ali arcobaleno, gruppi di padri in minigonna stile hawaiana rigorosamente arcobaleno, ovviamente sopra ai pantaloncini, mamme velociste con i passeggini precedute da bambini impazienti di arrivare agli stand colorati e anche signori e signore diversamente giovani e persone disabili che, grazie all’aiuto e al sostegno di volontari, hanno potuto partecipare come gli altri.
Sono 5km da percorrere divisi tra il Porto Antico e la Foce con un piacevole ritorno camminando sulla Sopraelevata, chiusa apposta per l’occasione, e invasa dagli ottomila partecipanti in maglietta bianca e collana tropicale che fa molto estate ed è a tema con il colore scelto per questa seconda Color Run genovese che è stata ancora di più un successone rispetto alla precedente.
Ognuno dei chilometri è caratterizzato da una diversa sfumatura, c’è l’arancione che spruzzano proprio all’inizio, poi il verde, il blu che mi è piaciuto tantissimo e di cui ero piena soprattutto sugli occhiali, il tropicolor, l’insieme di tutti i colori presenti, ha animato l’asfalto dalla Fiera e infine il giallo all’arrivo di noi atleti provetti che ora assomigliamo più a dei fantastici arlecchini.
Terminata la corsa comincia la vera festa a ritmo di musica, urla, risate, danze assurde e sponsor che hanno reso possibile questa tappa e regalano gadget, ma a rendere il finale unico e irripetibile sono stati i numerosi Color Blast che hanno avvolto Genova in una meravigliosa nube colorata grazie alle sedicimila mani partecipanti a lanciare in aria i colori delle buste.
Senza dubbio una delle manifestazioni più divertenti, colorate e genuine a cui ho potuto partecipare quest’anno, adesso aspetto solo di poterlo rifare l’anno prossimo!
  
                    
Kind of Color Blast (official color run photohraphie)


                        
                      Karma's Tean aka La nostra mitica squadra


venerdì 27 maggio 2016

Recensione: Lo chiamavano Jeeg Robot


Che cos’è un eroe?
E’ forse un uomo stretto in una tutina aderente rossa e blu che è stato morso accidentalmente da un ragno?O forse uno che viene da un pianeta lontano e che è invincibile se non avvicinato alla kryptonite?O qualcuno di completamente astratto che esiste solo nei nostri sogni e che è pronto a salvarci la vita dai mostri che la minacciano?
Certamente il vero supereroe è equilibrato tra realtà e finzione e non per forza deve nascere buono e morire da buono.
Enzo Ceccotti è un piccolo ladruncolo romano che vive la sua vita nell’ansia che ogni corsa lontano dalla polizia possa essere l’ultima, abita in uno squallido appartamento fatto di un letto, un divano, centinaia di casette porno e un frigorifero che riempe solo di budini.
Un giorno, durante una delle sue solite fughe, scappa passando sull’argine del Tevere e si rifugia in una baracca abbandonata da cui è costretto ad uscire non appena arrivano i poliziotti finendo così in acqua.Quello che Enzo non sa, è che i fondali di quella zona contengono barili di scorie radioattive, uno dei quali viene bucato e libera la sostanza nociva proprio mentre Enzo finisce sott’acqua.
Dopo una notte in preda ai conati e alle forti convulsioni, il ladro decide di rivolgersi a Sergio, membro della banda criminale capitanata da Fabio detto lo Zingaro, con Sergio decidono di andare a recuperare un carico di droga trasportato da due fratelli, nello scontro tuttavia Sergio muore ed Enzo, colpito da una pallottola, cade fuori dalla finestra risvegliandosi dopo pochi minuti indenne.
Tornato a casa scopre il suo nuovo super potere, una super forza che lo rende capace di bucare le porte, spostare i mobili con un braccio, modellare i caloriferi a fisarmonica e staccare sportelli dei bancomat migliorando decisamente le sue qualità di criminale tanto da diventare un icona dipinta sui muri della città e filmata dalla gente.
Nel mentre, Enzo fa la conoscenza di Alessia, figlia di Sergio, che è una ragazza molto fragile con un passato insicuro alle spalle e con un ossessione per il cartone “Jeeg Robot d’acciaio” tanto che identifica in Enzo il suo eroe pronto a salvarla dalla banda dello Zingaro che la minaccia.Enzo, per quanto lo voglia negare, con il passare del tempo si affeziona alla ragazza riuscendo ad avvicinarsi alle storie raccontate nel cartone giapponese.
Con l’evolversi della storia l’uomo si trasforma da super criminale a criminale supereroe che è in grado di scindere il bene dal male e aiutare il prossimo.Se inizialmente la sua identità è nascosta agli occhi di tutti successivamente il suo segreto è messo alla prova in particolar modo dallo Zingaro e dalla sua banda che si vede togliere sotto il naso gli affari e i colpi migliori da un misterioso uomo super forte vestito di nero.Lo Zingaro, già stressato per questioni con la camorra napoletana, non vede di buon occhio il super criminale e tenta più volte di estrapolargli il segreto del suo super potere per poter diventare come lui.
Ma Enzo non è il solito supereroe estraneo alla realtà, lui è dentro la realtà più di quanto si creda ed è forse la visione più umana del supereroe che è stato cattivo, ha visto il dolore, la morte con i propri occhi per poi scegliere qualcosa di più e diventare una volta per tutte Jeeg Robot!

Interpretazioni molto convincenti e reali nell’ambiente della malavita romana, colpi di scena eclatanti non ce ne sono, ma il film è carico di una sottile suspance che ti spinge a voler arrivare per forza alla fine per poter incastrare tutti i tasselli della storia.Forse è un po’ troppo usato il romanaccio per cui per uno che non è romano certi passaggi sono difficili da capire ma ci si arrangia bene con ciò che si ha.
Storia coinvolgente e piuttosto originale in una rivisitazione italiana e moderna dell’icona degli anni ’70 che rinnova anche l’immagine del supereroe che è sempre super, ma un po’ più umano anche nelle emozioni.
Fin dall’inizio siamo portati ad amare il personaggio di Enzo/Jeeg e, almeno per quanto riguarda me, anche il super cattivo Zingaro che, nella sua pazzia un po’ nevrotica, è unico nel suo genere.
VOTO: 8,5

                        


domenica 8 maggio 2016

Happy mother's day!

Ciao Ma,

Oggi è la festa della mamma e lo so che sembra scontato o chissa cosa scrivere qualcosa a riguardo o citare te inondandoti di auguri e complimenti, ma mi sento davvero contenta nel farlo perchè ne voglio approffittare finchè ne ho l’occasione perchè si sa che il tempo è imprevedibile.
Vorrei scrivere tanto per te, ma il succo del discorso sarebbe solo un enorme e sincero GRAZIE!
Grazie davvero per tutto, per essermi accanto e sostenermi, per consigliarmi e guidarmi, per rompermi le satole e rincorrermi per casa urlando di mettere a posto.Grazie per avere la pazienza di ascoltarmi quando ti leggo qualche nuovo scritto, il tuo essere maestra è una grandissima arma a mio favore e te ti diverti parecchio a prendermi in giro per i miei errori.
A volte abbiamo i nostri momenti in cui entriamo in modalità “bestia” e non ci sopportiamo, ma poi passano abbastanza in fretta e ce ne dimentichiamo e ci abbracciamo e poi torniamo normali.
Sono passati esattamente sedici anni e otto mesi domani dal nostro primo incontro e immagino che nel mezzo ci sia stato un po’ di tutto, ero piccola e piangevo, non volevo mangiare e mi facevate il solletico di notte per svegliarmi, ora che non sono più tanto piccola mi lasci dormire fino a tardi, ma ti preoccupi che abbia mangiato a sufficienza.Che bei ricordi che sono, li porterò per sempre con me e penso che anche per te saranno speciali.
Lo so che spesso non sono una figlia perfetta ma chi mai è perfetto, solo papà forse, lui lo dice sempre e mi fa morire dalle risate, lo so che non sono brava a tenere in ordine la mia camera, non sono in grado di non lasciare roba mia sparsa per casa e spesso sono distratta ma, a quanto pare, è un vizio di famiglia e scomparirà con il tempo come è successo a te, e sarà d’aiuto anche il tuo esercizio mentale che dici sia così importante.Forse hai ragione, ma per ora non ti ascolto.
Mi hai fatto scoprire tante cose nuove e belle: mi hai insegnato a cucinare, e quanto mi piace ancora oggi aiutarti a preparare la cena, mi hai consigliato decine di libri da leggere, mi hai fatto conoscere nuovi amici, mi hai portato in giro per Genova e solo grazie a te riconosco certe zone.Fossi stata da sola non le avrei mai visitate o non ci sarei nemmeno mai passata.Ti ringrazio davvero.
Sto crescendo e sempre di più mi rendo conto di quanto io sia fortunata ad avere voi, ad avere una famiglia come la nostra che cerca di non farmi mancare nulla, in cui siamo come su una nave, se questa affonda la colpa non è del capitano, ma di tutti quanti, abbiamo tante frecce al nostro arco.
Ci sarebbero tantissime altre parole, ma io mi fermo qui perchè il resto è già detto e lo sai.La mamma è sempre la mamma e tu sei la mia.
Non so se leggerai questo perchè credo che sia troppo tecnologico per te, ma di sicuro ci penserà papà ad aiutarti.Perdonami se ti prendo un po’ in giro sulla tua incapacità tecnologica, ma sei proprio un caso perso.

Ti voglio bene!
Tua, Zezi.

P.S. Buona festa della mamma a tutti!





mercoledì 4 maggio 2016

Atlov anu are'c

        Agli amici che leggeranno questo, 
agli amici che vorrei lo leggessero....
 A tutti i miei Amici....

Ci sono tanti tipi di amici e amicizie, ognuna a suo modo speciale e unica, ognuna capace di darti un pochino in più per crescere, per diventare quello che vuoi diventare e solo in quel modo puoi realizzarti.Gli amici sono la chiave capace di aprire qualsiasi porta, abbattono le distanze e ci fanno sorridere anche quando non vogliamo affatto farlo.
C ’è l’amica che ti sorregge quando sei sfinita e l’unica cosa che vorresti fare sarebbe buttarti per terra e rinunciare a ciò che stavi facendo, cadere per poi rimanere sdraiato a guardare i contorni degli altri che ti calpestano, ecco quell’amica non lo permetterebbe mai, non vorrebbe vederti sconfitta.Ti metterebbe un braccio intorno alle spalle e correrebbe con te fino al traguardo.C’è l’amica che ci fa sorridere in ogni situazione, lei è la stessa che a volte troviamo imbarazzante ed altre volte incredibilmente dolce e affettuosa e ci fa cambiare continuamente idea sul suo conto.C’è l’Amico, con la A maiuscola, con cui litighi in continuazione ma che in sostanza adori, e gli vuoi così bene che non riesci a smettere di parlargli, non hai nemmeno il coraggio di non ridere alle sue battute orribili o di dirgli che qualcosa non ti piace.Un’arma a doppio taglio, lui ti conosce e te pure, potete ricattarvi a vicenda in simpatia.C’è l’amica tutta seria e sempre pronta a fare la brava ragazza della situazione, ma sotto sotto vorrebbe solo sentirsi un po’ più come le altre perchè in fondo è influenzata dalla sua cerchia di amicizia e ci tiene più di quanto lo dimostri, c' è l’amica che non perde occasione per essere talmente simpatica da finire per essere odiata da tutti perchè quando è troppo è troppo e lei tende ad esagerare sempre,  ti rende un po’ pettegola perchè gli argomenti su di lei non mancano mai, tuttavia le vuoi bene.Ci sono gli amici che alimentano il gossip della cerchia, lo rendono piccante e interessante, comunque rientrano nell’insieme di quelli simpatici e ammetti di volergli bene.C’è l’amico che credevi di aver perso da anni, di lui ti erano rimaste solo le foto, i ricordi e qualche residuo di starlight luminescente sparsa per casa; lui è a suo modo speciale perchè alla fine lo ritrovi sempre, vi rincorrete, e più avanza uno, più l’altro accelera e primo poi quello dietro ce la fa e lo raggiunge.
Ce ne potrebbero essere altre centinaia di migliaia di tipi, a me piace pensare alle varianti, mi piace cercare di associare un nome ad ogni gruppo, mi fa sentire colleggata da un filo di diverso colore per ognuno, l’amicizia in fondo è qualcosa di molto strano, a volte sembra avere un profumo ben preciso, ti scatena una voglia matta di aiutare l’amico, di cercare di capirlo, di immedesimarti in lui e vivere con lui i suoi problemi anche quando i problemi sono troppo grossi per entrambi.E’ una sfida, una lotta che se si è insieme magari può essere meno difficile.
Ho sempre pensato che l’amicizia in parte fosse legata e stabilita dal caso, tutto accadeva perchè doveva accadere non c’erano grandi spiegazioni: così ho visto paesaggi mozzafiato, mi sono persa per le città e poi mi sono ritrovata, ho conosciuto persone speciali, diverse da me, a volte più forti di me, più decise, determinate, altre, invece, avevano bisogno e hanno bisogno di una guida e anche tu hai bisogno di loro.Le amicizie nate per caso sono le più belle, quelle più autentiche.
L’amica che incontri perchè una sera c’è pure lei, siete insieme a tanta gente e non c’è neanche il tempo materiale per conoscersi, ma questo non fa altro che rinnovare una tacita promessa di volersi rivedere, possono passare anche mesi, a volte un’estate intera, ma poi vi vedete e non smettete di essere amiche come siete.A questa amica vuoi bene perchè pian piano l’hai imparata a conoscere, hai accettato i suoi difetti e il suo carattere, le hai mostrato il tuo, siete ancora insieme e nonostante tutto non riesci ancora a trovarle un soprannome vero perchè per te sarà sempre e solo lei.
L’Amico con cui non avevi mai parlato veramente, ma, per volere di eventi superiori, ti ha vista mezza nuda, una scusa tira l’altra e ormai si è guadagnato un casseto del reparto Amicizia con la A maiuscola del tuo cuore.Anche lui è abbastanza squallido nelle sue battute e spesso ti fa chiedere come puoi essere ancora suo amica ma alla fine sappiamo che è così e basta.
L’amica che ti guarda dal suo banco e che anche tu guardi ogni tanto, è forse una delle più strane che hai mai incontrato perchè è molto più simile a te di quanto vuoi ammettere: la stimi, a  volte ti arrabbi e non la sopporti più di tanto, ma è solo questione di ore perchè passi tutto, la invidi anche, non sai bene per cosa, aspetto o qualità o più semplicemente carattere, la invidi e basta ma le vuoi un gran bene, solo che non glielo dici molto spesso, ma lo si capisce da tutto il resto.
Tra le più importanti c’è l’amica che non ricordi quando l’hai incontrata, nè perchè, nè per come.L’hai solo incontrata ed è scoppiato qualcosa.Lei è la compagna di mille avventure tutte concentrate in poco tempo perchè non ne hai mai abbastanza, un’estate, lo sbattere delle ciglia e tutto è finito.Lei la adori, è lontana, ma vicina a te, certe cose, anche se le rifai una volta a casa, non hanno lo stesso sapore che se fatte con lei.Ti conosce parecchio, hai anche un soprannome imbarazzante che solo lei sa e può usare perchè, a ripensare alle cose che avete fatto insieme, quella è davvero quella meno imbarazzante.Lei e l’amica che prima odiavi vanno mano nella mano perchè le hai scoperti insieme, una la conseguenza dell’altra e non riesci a vederle separate, l’amica che odiavi, adesso è come una sorella minore e l’hai presa sotto l’ala protetta, inutile dire che le vuoi davvero bene.
La punta dell’iceberg però lo occupa un’altra amica, speciale al punto giusto, un po’ precisina, un po’ rompiballe e inspiegabilmente gemella in simbiosi con te, non fisicamente, ma con il cuore.Lei c’è e tu ci sei, non serve che vi sentiate tutti i giorni perchè non ha importanza, non è quello che alimenta la vostra amicizia.Lo è il sentirsi bene, felici, leggere, legate l’una all’altra da un filo arcobaleno che vi attrae sempre, non vi lascia mai.Con lei ci sono state davvero tante cose, condividete i ricordi di tante serate insieme, imbarazzanti passeggiate e serenate degne del miglior Sanremo, avete riso, pianto, parlato del vostro primo bacio, del vostro primo ragazzo, di quanto preferiste questo invece che quello, parlavate anche del futuro.Non per forza dovevate vivere nella stessa casa o controllarvi a vicenda perchè avevate costruito un castello di sabbia ed era abbastanza resistente e protetto da poter restare in piedi.Questa amica è la più strana di tutte, perchè la conosci da tantissimo tempo ma non ti stufi mai e ancora oggi, a Natale o al compleanno, sono dolori a trovare il regalo perfetto che non la deluda e che piaccia anche a te.A volte non la capisci, altre non la vorresti capire.E’ solo lei ed è davvero lei.

 Atlov anu are’c è la favola al contrario dell’amicizia di una vita, ha un inizio preciso e una fine decisa e stabilita sempre dal caso, non segue uno schema preciso, è solo vita ed è solo amicizia.
                      
    

martedì 5 aprile 2016

Dear caro Cervello...

Caro Cervello,

ti scrivo questa lettera perchè a volte ho l’impressione che la linea tra noi due cada temporaneamente, hai presente quando sollevi la cornetta e inizi a parlare e ad un certo momento l’unico suono che riesci a distinguere è un ripetuto e monotono tuu tuu tuu? Ecco quello è il mio segnale che non sembra essere compatibile al tuo.
Ogni tanto mi scuso per averti messo un po’ da parte, in un angolo, tra la polvere dei cassetti di quell’enorme dispensa chiamata testa, piena di barattoli di idee, inutili promemoria e pile di libri su precedenti vite cominciati e mai finiti.Lo so, lo ammetto, il mio disordine spesso ti ha fatto perdere qualcosa, o sarebbe meglio dire ci ha fatto perdere qualcosa perchè in fondo tu sei un po’ invisibile per gli altri, sono io che ti rappresento e tu fai lo stesso con me all’”assemblea dei cervelli”.Siamo complementari.
Per me ovviamente sei visibilissimo, mi scuso se ti ho offeso in qualche modo, ma lo sai, non era mia intenzione darti contro, ad essere sincera sei veramente un bel cervello, oserei dire il migliore che abbia mai avuto...già sei anche l’unico ma è un dato superfluo questo, non prenderla sul personale.Io amo scherzare.
Quando poi non ti ho ascoltato l’ho fatto a fin di bene, ci sarà sicuramente stato un motivo valido per fare di testa mia...che poi è un controsenso perché sei tu la mia testa e vorrebbe dire fare come vuoi tu e io non faccio sempre quello che vuoi tu, ma lasciamo perdere.
Siamo davvero così complicati?La risposta è: non hai idea di quanto lo siamo.
Tu sei diverso da me e io da te, te sei viscido io non dovrei esserlo se sono in salute, tu sei grigio e attorcigliato io se ho quel colore e quella forma sono a casa sotto uno strato di un metro e mezzo di coperte e mi dicono che non ho una bella cera.Lo vedi, se tu sei a posto in quel modo io lo sono in un altro e a volte i nostri due mondi non vanno tanto d’accordo.
Sono consapevole del fatto che tu sia la mia lanternina che rimane accesa anche quando dormo, la mia torcia, e ti nutri di bei pensieri, sogni, immense chiacchierate e interminabili paginate di calcoli che neanche tu riesci a risolvere, però io non riuscirei a farlo il tuo mestiere: avrei troppa paura di sbagliare qualcosa, mandare un impulso sbagliato, dimenticarne uno vitale o rallentarne un altro e poi io voglio le vacanze e tu non è il caso che te le prendi, sarebbe un disastro.
Ma tu tieni tutto a memoria o nasci già imparato e sai fare tutto nel migliore dei modi?
Spiegami il tuo trucco perché credo di averne immensamente bisogno.Davvero te lo chiedo da amica, da ragazza a cervello, penso si possa fare no? In fondo tu sai tutto di me: mi guardi da quando avevo un nano secondo e non mi lascerai fino alla fine.
Scommetto che in cantina tieni ancora quell’immensa libreria piena solamente di album fotografici che rispolvererai quando sarà il momento ed immancabilmente mi faranno cadere vittima del riso dei miei amici o di mio marito, dei miei figli, dei nipoti.Lo zimbello di tutti e sarà solo colpa tua e di quelle foto imbarazzanti.
Le ricordi anche quelle? La prima volta a casa, il primo dente, il bagnetto, il primo passo, la prima volta che mi sono ferita veramente, la prima di una lunga serie di figuracce, foto a tradimento, e quella in riva al mare dove si vede quanto sono cresciuta e cambiata nel tempo.
Lo so che li tieni tutti sotto chiave, non potresti rischiare di perderli, saresti morto perché dopotutto vivi anche di ricordi e io i ricordi per ora li ricordo ma se tu non li ricordi più può darsi che li scordo pure io e sappiamo entrambi di non volerlo.
Siamo forti io e te, a nostro modo, abbiamo immaginazione, creatività e quant’altro.
Sai, a volte mi è capitato di immaginare un mondo fatto di persone senza cervello e credimi, non è stato un bello spettacolo, niente aveva più senso perché non lo trovavo un vero senso dietro alle cose, erano tutte bidimensionali e vuote, schizzi a matita su una tela già macchiata più volte di colore.Le scritte erano incise sopra altre scritte a loro volta incise su altre scritte riverniciate di cinquanta sfumature di colore.
Non c’erano buoni propositi o leggi o qualsiasi altra soluzione che potesse cambiare la situazione in cui vivevano quelle persone, poi mi hai svegliata e in un cero senso hai cercato di mettere al salvo la tua salute calmando il bollore dei miei sogni e sostituendoli con un velo di sonno leggero.
Quante volte mi hai salvato la vita in questo modo? Troppe a dir la verità, ne sono consapevole ma a volte mi perdo tra le tue pieghe e vado in esplorazione e attraverso portali che non esistono, supero i limiti della fisica, rompo gli schemi della normalità, mi faccio un bagno lunghissimo e gelido nelle correnti inquiete dell’aria che respiro.
Lo so, suona troppo astratto vero? Sei troppo difficile da decifrare persino ai tuoi occhi.
Ti chiedo scusa per non aver seguito ogni tuo piccolo consiglio, per non aver letto tutti i libri che mi avevi consigliato e che puntualmente lasci cadere sul pavimento creandomi un mal di testa atroce, scusa se passo troppo tempo davanti al computer e se ti sfrutto per ore e ore per tirare fuori queste parole senza chiederti i diritti d’autore.
Davvero, mi dai delle idee assurde, talmente pazze che a volte me le sussurri solo nel sonno e io al mattino non sono più in grado di ricordarmele.Sei un fedele amico e un ottimo braccio destro e sinistro.
Che coppia che siamo io e te, vero? Mi è capitato di pensare e chiedermi se voi Cervelli vi scegliete un corpo e prendete il pacchetto completo o ve lo affidano e dovete accontentarvi.Mi sai dare una risposta valida?La prossima volta scrivila qui di fianco e fammelo sapere.
Se vi scegliete le persone immagino che le studiate un po’ prima che nascano o magari siete veggenti e sapete anche questo senza nessun problema, chi lo sa, io no sinceramente.
Mi piacerebbe incontrarne altri di Cervelli, magari ne troverei uno più grande e ricco, scherzo, non offenderti per questa mia buffonata, tu sei l’unico.
Non avrò abbastanza parole da dedicarti ma, visto che questa lettera è tutto frutto del tuo lavoro, direi che come elogio al tuo merito è più che sufficiente.
Menomale che eri un modesto.


Scusa Cervellino, la prossima vita mi farò perdonare!




martedì 29 marzo 2016

V.A.I.P.S (viaggiatori anonimi inciampati per strada)

Alla cortese attenzione di tutti coloro che respirano su questa terra e che hanno voglia di passare,
V.A.I.P.S.
Viaggiatori Anonimi Inciampati Per strada   presenta una nuova rubrica:    
                                                     
                                             Il Decalogo del viaggiatore (speciale)

Cosa sia un viaggio tutti lo sappiamo, non c’è bisogno di ricordarlo anche perchè la definizione di viaggio è molto soggettiva.
C’è chi parte in vacanza, chi per lavoro o per studio, chi perchè ha bisogno di una nuova possibilità per ricominciare.
Sta di fatto che ogni nuovo itinerario inizia con una partenza e termina con un arrivo.In mezzo a questi due estremi troviamo solo cose nuove e indescriviili che molto spesso porteremo nella memoria per molto tempo.
Ecco i miei 10 punti chiave perchè un viaggio diventi speciale:

-LA PARTENZA: molto spesso si progetta l’itinerario molto prima di partire e, specialmente se ci sono grandi città da visitare, si tende ad andare dove ci sono le attrazioni turistiche principali dimenticandosi che perdersi è il miglior modo per arrivare alla meta.Ora non intendo perdersi fisicamente e non trovare più la strada di casa e rimanere senza nulla in un paese sconosciuto ma, soprattutto in città, girare come turisti ma anche come cittadini locali, attraverso le viuzze interne, le piazze semi nascoste confondendosi con la gente del posto.
Insomma, si ad avere le idee chiare ma sì anche al lasciarsi andare e guidare dall’istinto.

-L’ATMOSFERA: le incomprensioni sono inevitabili, specialmente se si viaggia in gruppo con altri, però bisognerebe cercare di lasciare i litigi e i diverbi fuori dalla porta dell’hotel o dall’apertura della tenda o, ancora meglio, schiacciarli sotto le ruote della macchina o del camper.Insieme è difficile e lo so, però con un piccolo sforzo si può rendere tutto più piacevole per sè e per gli altri.L’atmosfera è fondamentale per la buona riuscita del viaggio e per rillassarsi.

-IL CIBO: se devo andare all’estero per mangiare italiano tanto vale rimanere in Italia e scendere sotto casa, se invece cambio solo regione la cucina diventa quella locale e allora va bene anche quella italiana.
Oltretutto imparando ad assaggiare nuovi piatti e nuovi sapori si riesce a conoscere molto di più la cultura del luogo stesso.Quindi immergiamoci nei sapori forti che a volte ci spaventano e proviamo poi, se non ci piace, possiamo cedere all’italiano, ma solo poco.

-LE FOTOGRAFIE: scattare fotografie è un metodo in più per far rivivere le sensazioni e le emozioni dei nostri viaggi e non farle morire appena tornati a casa.C’è a chi piace fare le foto e chi preferisce essere il soggetto, gusti personali.
È importante quindi non girare sempre con la macchina fotografica attaccata agli occhi ma usare gli stessi occhi per memorizzare il nostro cammino.
La memoria fotografica della mente è molto più grande di quella della macchina.

-GLI SPOSTAMENTI: la città è sempre molto trafficata, tra macchine e autobus di ogni tipo e colore si rischia di venire schiacciati da un momento all’altro ad esempio in Olanda, ad Amsterdam, dove oltre ai mezzi normali ci sono biciclette, scooter e tram in ogni direzione.Occhio alle indicazioni per terra perchè, a volte, non essendoci abituati non ci facciamo caso.
Da preferirsi i mezzi pubblici per spostarsi, permettono l’integrazione nella vita cittadina e sono molto più comodi e veloci della propria macchina.Ottimi anche due strani strumenti, i piedi, posti alle estremità delle gambe che, finchè non sono doloranti, ci portano lontani lontani e ci permettono di gurdarci attorno con calma.

-LA NOSTRA GUIDA: ogni viaggio che si rispetti ha alle spalle un’ottima guida che diventa una fidata compagna e molto spesso un’ancora di salvezza nel labirinto di vie e strade.Bisognerebbe sceglierne una varia, che non presenti solo itinerari cittadini ma anche parchi naturali, spiagge, belvederi e attrazioni che permettano di variare la scelta e rendere l’avventura più simile a quella di un esploratore.
La guida è uno spunto e va presa come riferimento, sta a noi decidere se seguirla o meno.Non prendetela alla lettera, è carta e anche la carta può sbagliare.Scripta manent, verba volant vero ma a volte anche no, le voci e i racconti di amici o estranei ci offrono spesso nuovi orizzonti e sono più utili.

-LA COMPAGNIA: forse è ancora più fondamentale dell’atmosfera perchè ogni compagnia diversa è protagonista di un viaggio diverso.Spesso ci si trova a vicenda, ci si cerca e si decide di partire.Che siano amici, parenti, animali, alieni o apparenti sconosciuti la chiave ideale è l’armonia e la compartecipazione di tutti i membri nelle scelte prese dal gruppo.
Meglio pochi ma buoni ma se siete in tanti no problem.
L’unica cosa è scegliere quelli giusti.

-INTERNET: il viaggio per molti può rappresentare una sorta di cura per la disintossicazione dal troppo uso di internet, all’estero, dove paghi per usare la rete, si limita l’utilizzo al minimo indispensabile cercando disperatamente una tacca o anche solo una parvenza di wifi per riimmergersi nel mondo virtuale.Giusto così, dimentichiamoci per qualche giorno di facebook o delle mail da guardare pensiamo piuttosto ad usare il portale per prenotare voli, hotel, campeggi, visite risparmiando ed evitando chilometriche code sotto al sole.
Internet explorer parte per una vacanza come esploratore e non vuole compagnia se non in casi di estremo pericolo.

-LA LINGUA: sforzarsi è l’arma vincente, non importa la difficoltà dei primi giorni o quella che può essere definita ignoranza della lingua, siamo umani ed è lecito sbagliare.Non troverete quasi mai abitanti scontrosi o scocciati dalla vostra inadeguatezza, al massimo rideranno un po’ di voi e avranno qualcosa di buffo da raccontare alle loro famiglie.Se rideranno, voi ridete con loro.
C’è poi da ricordarsi che in qualche modo ci si fa sempre capire: chi con i gesti, con i disegni, con un mix di lingue diverse tra cui una inventata personalmente.Le strade sono infinite, usiamole.

-I SOUVENIR: portiamoci a casa un bel vaso, una targa, una maschera voodoo o chissà cos’altro.Spendiamo un po’ per lo shopping artigianale che intanto non fa male nè a noi nè ai commercianti.
Lasciatevi consigliare con criterio e fate le vostre scelte.In alcuni posti, specialmente se viaggiate con bambini, sarà inevitabile fermarsi qualche ora e procedere a passo di lumaca per i negozzietti e le botteghe.Questa è una delle parti più divertenti del nostro percorso ed è una di quelle che mi piace di più e come ben sappiamo molto spesso rappresenta la fine del nostro viaggio e l’imminente ritorno a casa.Ognuno ha la propria collezione che deve portare avanti di posto in posto.

Questi sono solo alcuni dei punti principali, diciamo, quelli che io considero indispensabili.Perdersi tra i colori, la gente, gli odori e il traffico di un nuovo posto fa bene all’anima e agli occhi, è come lo spruzzino per l’asma che se usato dà nuova aria ai polmoni e poi ricominci a respirare più forte.
Girando, conoscendo, viaggiando conosciamo nuova aria  da portare una volta tornati a casa ed immagazzinare a nostra volta nella nostra vita di tutti i giorni.

"Non sono gli uomini a fare i viaggi ma sono i viaggi a fare gli uomini" cit.







domenica 13 marzo 2016

Senza titolo: ognuno lo dia per se stesso

Quando ero una bambina non vedevo l’ora di crescere, volevo diventare grande per assomigliare a mia madre, volevo fare quello che faceva lei, parlare di quelle cose che molto spesso vengono etichettate come appartenenti al “Mondo degli adulti” e guai a parlarne o anche solo accennarle ai minori di venticinque anni. Si rischiava grosso: in primo luogo un bel discorso dove veniva spiegato che, in realtà, ciò che avevo sentito non era reale e non succedeva davvero, poi mi mandavano in camera mia e spettava ai miei genitori ricevere la ramanzina dai nonni paterni.
Era un ciclo continuo e abbastanza noioso alla fine.
Io volevo sapere, volevo sentire il telegiornale, volevo conoscere qualcosa che andasse oltre ai nomi delle principesse Disney o le canzoni dello Zecchino d’Oro.Mi bastava poco, non volevo i particolari.
Crescendo ho mantenuto sempre la vispa curiosità da bambina ma ho iniziato a conoscere: parlavo con i miei genitori, chiedevo qualsiasi cosa ed esigevo una risposta quantomeno accettabile alla mia domanda.
È per questo che ora sono così, anche se un po’ ribelle come tanti adolescenti e a volte un po’ troppo scorbutica con la mia famiglia, sono solo io.
È un periodo che mi sento strana, non intendo fisicamente ma più caratterialmente, mi sento diversa, credo sia colpa degli ormoni in gran parte, ma per questo li ringrazio perché ora mi piace davvero tanto crescere.
Ho cominciato a fare tante nuove esperienze che mi hanno aperto la mente a nuovi mondi, ho conosciuto tante persone che ora a loro modo sono importanti se non indispensabili per me, sono quasi delle piccole isole che mi offrono un approdo sicuro.
Nonostante tutto ho iniziato anche a rendermi conto delle cose che mi danno fastidio che in parte assomigliano molto a quelle di mio padre, tutta colpa dei geni? Forse.
Non mi piacciono quelli che quando ti parlano non ti guardano o fanno finta di ascoltarti per compiacerti, non capisco chi non riesce a stare in silenzio per qualche minuto, non amo molto i giudizi e tutti quelli che, quando sono insieme ad altri, sono incollati al telefono.
In fondo io non sono tanto diversa: almeno uno di questi punti l’ho messo in pratica parecchie volte, me lo ricordo sempre perché mi aiuta a non cadere di nuovo nella trappola anche se a volte la tentazione è forte e cedo.
Che poi a dirla tutta sono passati un po’ più che due anni, non posso dire di avere chissà quale esperienza ma un piccolo bagaglio me lo sto costruendo.
A quattordici anni avevo in testa il concetto che esistessero delle persone, ragazzi come me, che valevano più di me solo perché conoscevano più gente, avevano avuto tanti “fidanzati”, avevano centinaia di “Mi Piace” alle loro foto sui social.
Li chiamavo i “popolari” ed è successo che non avessi nemmeno il coraggio di camminare a testa alta quando li incontravo per strada, le rare volte che non cambiavo lato del marciapiede per evitarli.
Mi vergognavo di me stessa, di quello che ero: la ragazza riccia e bassina che non arrivava mai prima in qualche cosa che faceva e che in realtà non si filava quasi nessuno dei ragazzi.
Mi sentivo una scema in confronto a loro che in realtà erano davvero per la maggior parte degli stupidi senza alcuna voglia o ambizione, non mi importava perché io mi vedevo meno e quell’ idea è rimasta per molto tempo.
Quando guardavo lo specchio a volte ci vedevo un’altra persona, non mi sembrava di essere la stessa dall’ altra parte della parete.Avrei sperato che si aprisse un varco tra il mondo riflesso e il mio così da portarmi via.Non mi sentivo io.Non ero Cecilia, ero un’interprete nel mio corpo.
Mi sentivo inutile eppure avevo tanti amici, alcuni buoni altri meno, avevo una bella famiglia, avevo un sogno e forse più voglia di riscatto di quanta ce ne fosse negli sguardi di quegli altri.
Poi non so cosa sia successo, forse ho trovato la mia strada, forse ho solo visto la “luce” ma mi sono come svegliata ed ho iniziato a vivere la vita non più passivamente.
Cecilia è diventata Ce, Cecia, Lumaca o più semplicemente e scherzosamente “l’Amica di merda”, tutti soprannomi che in un loro modo mi hanno un po’ salvata e mi hanno sempre strappato un sorriso e tuttora lo fanno.
Ho iniziato ad uscire sempre di più, a credere in me stessa ogni giorno che passava.E’ stata questa la mia salvezza, capire che io non ero niente di meno di quella che ero e che sono e che non dovevo invidiare nulla a nessuno perché tanto era inutile piangermi addosso.
In questi quasi tre anni ho capito che non me ne fregava niente essere conosciuta da tutti, mi bastava stare bene ed essere in mezzo ai miei amici, sentirmi a casa, essere uno dei pezzi fondamentali per formare il nostro puzzle; non mi importava se non ero mai stata la migliore, anche da seconda, da terza, da ultima potevo festeggiare.
Iniziando a credere in me ho iniziato a scoprire dei lati diversi del mio essere, mi sono iniziata a piacere anche esteticamente, ho riso molto di più e valorizzato le mie passioni e i miei punti di forza.
Ho scoperto di avere un piccolo talento, che magari sarà anche insignificante ma che mi ha dato una meta da raggiungere.
Ho iniziato ad usare le parole per scrivere quello che non riesco a dire a voce perché mi viene più facile imprimerle sulla carta.
Devo dire che in parte li ringrazio, quei finti playboy che credono di avere il mondo ai loro piedi perché sto diventando chi sono veramente senza nascondermi dietro ad una maschera e poi, è meglio essere carine ed intelligenti che belle e senza cervello.
Quindi, non ho idea di chi ci sia dall’altra parte di questo schermo, non so se tu sia un ragazzo, una ragazza, un adulto, un bambino, un nonno.Non so nemmeno se questo insieme di frasi messe un po’ a caso ti sia piaciuto e forse non mi importa veramente perché è un qualcosa di molto personale e non c’è da dire mi piace o non mi piace.
Voglio solo dire, dall’ alto dei miei quasi diciassette anni di vita, che sulla strada ci sono tanti ostacoli, tanti stronzi che non vogliono fare altro che essere i migliori e sotterrare chi considerano più deboli: ci saranno sempre, a scuola, al lavoro, per strada, a volte anche in famiglia.Chi ha più esperienza di me sicuramente ne avrà incontrati a sua volta.
A te, proprio a te che stai leggendo, fregatene, non starci male se non sei come ti vorrebbero gli altri perché non sarai nemmeno come ti vorrai tu e non lo saprai mai, abbandona i fili e la maschera da burattino e lascia che sia come deve essere.
Forse la tua arma e la tua forza è proprio non essere come ti vogliono gli altri, perché sarai diverso, sarai te stesso e sarà decisamente più bello vivere un vita tua a tutti gli effetti che schiava dei pareri di qualcun altro.


“ I'm through accepting limits                 “Accetto I limiti
'cause someone says they're so               perchè qualcuno dice che sono così                     
Some things I cannot change                  certe cose non le posso cambiare
But till I try, I'll never know!...                      ma finchè non provo non lo saprò!

As someone told me lately:                      Come qualcuno mi ha ditto dopo
"Everyone deserves the chance to fly!"    tutti devono avere l’occassione di                      
                                                              Volare!

To those who'd ground me             E a quelli che vogliono abbattermi
Take a message back from me”             porta un messaggio indietro da me!”

Tratto da Defying Gravity, da Wicked

mercoledì 2 marzo 2016

Recensione Spotlight

Boston, 2001.
Ufficio stampa del Boston Globe, sezione Spotlight, i telefoni squillano da ore senza sosta tanto che i giornalisti non sono abbastanza per ogni nuovo utente ansioso di raccontare la propria testimonianza.
Sono tanti, sono cresciuti e non si conoscono nemmeno ma hanno in comune la stessa storia, custodiscono tutti lo stesso segreto che per anni hanno taciuto ma ora sono pronti, ora l’intero mondo sa la verità.
Ci sono vicende che sono talmente grosse da affrontare che spesso ci si chiede se sia giusto o meno portarle alla luce e farle conoscere alla gente, si ha paura o semplicemente non si hanno le parole per rendere al meglio l’idea, e così si finisce per lasciarle scivolare nel dimenticatoio tra dubbi, domande, passi incerti e falsi alleati.
Lì rimarranno fin quando non arriverà qualcuno deciso a scavare a fondo e a prendersi la responsabilità del fardello.
Marty Baron è il giovane neo direttore del Globe, ha un aspetto abbastanza normale e sembra poco più che una macchietta destinata a scomparire senza lasciare il segno, tuttavia è determinato a trovare un’inchiesta da affidare a Spotlight che faccia riacquistare prestigio al giornale.
Barner, affiancato da “Robbie”, Mike, Matt e Sasha, intraprende un lungo percorso mirato all’individuazione e alla condanna della cerchia di preti di Boston che per decenni ha abusato di centinaia di bambini muovendosi di parrocchia in parrocchia e mantenendo la buona faccia di uomini di chiesa.
È il 2001 ma si stima che tutto sia incominciato nei primi anni settanta con casi isolati che pian piano sono diventati sempre più frequenti, zittiti da silenzi e smentite e cause sempre vinte dalla Chiesa.
Dalle confessioni dei “Sopravvissuti”, da cui i membri di Spotlight sono riusciti a farsi raccontare le loro esperienze, tracciano l’identikit di almeno settanta preti diversi, tutti impegnati in attività differenti: chi fa il sormone la domenica in chiesa, chi benedice le case, chi assiste le famiglie e persino chi è un professore in un liceo.
Tutti lontani e tutti alla ricerca di una giustificazione alle loro azioni: lo scegliere con cura le proprie vittime e il prediligere determinate condizioni sociali non sono casuali perchè, come verrà detto da uno dei ragazzi, “ Quando sei povero, la religione e la fede sono tutto e l’essere al centro dell’attenzione di un prete ti fa sentire apprezzato” o altri addirittura erano “apprezzati per quello che erano solo dai preti”.
Non si tratta più di “qualche mela marcia”, si parla di un intero sistema di cui lo stesso cardinale Law era a conoscenza dei movimenti loschi e ha sempre difeso tutti cercando di allontanare l’attenzione dalla pedofilia.
Spotlight arriva così ad una svolta decisiva, ormai ha in mano tutti gli elementi per incriminare Law e gli abusatori, gli articoli sono pronti.
E’ fatta!

Spotlight è un film di Tom McCarthy, premio Oscar come miglior film e miglior sceneggiatura originale, che fa luce dove ancora oggi c’è troppo buio.
Dalla pellicola traspaiono emozioni forti come la sorpresa, l’impotenza, la rabbia, il desiderio di riscatto, la vergogna e la voglia di verità.
Recitazione molto naturale e realistica, bella ambientazione e bella trama: avvincente e coinvolgente.
Consigliato.
VOTO: 8,5


sabato 27 febbraio 2016

Piacere, sono diverso!

Piacere, sono la Diversità, vi chiamo perché mi piacerebbe prendere un appuntamento a date decise e concordate con un paio di persone che sono importanti per me...come dice scusi?...vuole il numero esatto...ma io non lo so di preciso, potrebbe cambiare da un momento all’altro nel giro di pochi secondi mentre sono al telefono qui con lei...no, non sono matta, in un certo senso posso anche diventarlo però, ora come ora, sono serissima...insiste ancora con questo numero preciso, allora lei è proprio fissato, suvvia non ho molto tempo devo visitare una persona tra meno di tre minuti...no, non sono nemmeno un medico ma posso essere una potente medicina se dosata bene, posso cambiare il corso di una vita, ovviamente in meglio, non mi sento spesso in vena di fare disastri anche se può succedere come succedono tutte le cose.
Se proprio lo vuole sapere, con così tanta urgenza e un filo di seccatura nella voce, gli darò questo benedetto numero preciso: devo un appuntamento a circa sette virgola quattro miliardi di persone, uno più o uno meno non cambia molto anche perché,quando avrò finito qui con lei qui, mi aggiornerò sulle novità e vedrò nuovi occhietti dolci aprirsi ed altri vecchi e stanchi spegnersi.
E’ il mio lavoro, ci sono abituata.
No, non sono un’assassina.Mi scusi, ma le sembra che le chiederei un semplice colloquio per incontrare queste persone se fossi una spietata killer?
Non è una risposta molto sensata la sua.
Non si metta a giudicare quello che sono perché non mi piacciono i giudizi negativi.
Voi uomini siete sempre a puntare il dito contro tutti senza accorgervi che io e le mie fidate compagne di lavoro bussiamo e arriviamo da ognuno e solo noi sappiamo cosa vi può toccare.
Non si preoccupi che ne ho viste a centinaia di persone come lei, vi credete originali e autonomi e diligenti e attenti ai problemi altrui ma con voi la mia soglia di pericolo sale al venti per cento circa, capisce, è piuttosto basso.
Siete un po’ troppo omologati però vengo lo stesso a trovarvi.
Forse a volte sono troppo buona perfino con voi.
Comunque le dicevo che vorrei avere i miei incontri al più presto o temo di non riuscire a farcela per molti, alcuni non hanno più molto tempo.
Che lavoro faccio io? Gliel’ho già spiegato signore, visito le persone, le ascolto e le consiglio e loro poi prendono la loro decisione a quel punto le prende sotto protezione il mio fedele capo, la Vita, che insegnerà loro a comportarsi bene nel mondo finché potranno rimanervi, sul loro cammino incontreranno Amicizia, Fatica, Amore, Dolore,Tenerezza, Famiglia e molti altri tra i miei colleghi più giovani, le ho citato solo i più importanti.
Arriverà poi un giorno in cui il mio braccio sinistro indosserà di nuovo il suo completo nero stirato e profumato e andrà a chiudere loro gli occhi per portarli in un posto migliore.
A volte può essere davvero dura ma è il naturale corso della vita.
No, non sono propriamente umana, non sono una persona vera e propria, non ho un solo corpo...cosa?Ma che aliena!Temo che sia lei quello strano qui.
Comunque sono perfettamente in regola, ho tutti i permessi firmati dall’alto...lo so che le persone sono troppe, me lo ha già ripetuto almeno il doppio delle volte necessarie in questa nostra conversazione, ma non le ho detto mica che le voglio tutte in una sola volta.
Ognuno ha il suo momento.
Non sarebbe giusto per loro e non lo sarebbe per me, ho diritto alle mie pause e voi avete diritto al tempo che vi serve ed è diverso da persona a persona.
Voglio fare le cose per bene.
In quanto tempo più o meno?Beh,diciamo che non ho fretta , gliel’ho detto, sono appena stata assunta, il mio nuovo lavoro inizia oggi con la prima persona...no, non sono tenuta a dirle il nome del prescelto ma colui o colei a cui mi mostrerò mi riconoscerà da solo.
Psicologa?Non lo sono ma mi piace la parola.Ascolto e di solito osservo in silenzio quindi direi che è anche appropriata.
Sintomi?
Non ce ne sono, cosa crede che io sia una malattia?Forse un virus letale?
Non voglio uccidere nessuno come le ho già fatto capire.
E poi scusi, mi vuole dire che l’arte di un pittore sia una malattia, che la sua immaginazione e creatività diversa da un altro sia spaventosa?
No.Lo so che non lo pensa questo.La conosco meglio di quanto lei conosce me.
So che il suo accento è diverso da quello dell’impiegato di fianco a lei che urla attraverso il microfono ma che a suo volta è più alto di lei e del suo capo di dieci centimetri e che ha una folta barba rossa che nessuno dei suoi colleghi ha.
Ho tanti occhi io.
Diciamo il doppio di quelli che siete voi su questa terra, salvo rare eccezioni in cui ce ne sono di meno o di più, e vedo con ognuno di questi colori diversi, paesaggi diversi, mondi vicini ma completamente lontani gli uni dagli altri.
Ho anche tante orecchie, un dono della mia amica Vita, con quelle sento le musiche più assurde e ritmate, le opere liriche, i suoni continui delle città che dormono e vivono sotto la luce degli occhi di voi uomini.Sento anche il silenzio dei vostri corpi quando mi trasmette più di tante parole.
Come dice?Vuole sapere dell’altro?
Beh, possiedo mani e piedi in grande quantità: a seconda di quello che siete possono essere ruvide, lisce, sporche, sudate, curate e i piedi possono contare dieci passi, mille passi, miliardi di passi o anche nessuno.Possono essere più grandi, più piccoli, affusolati, maschili o femminili, feriti.
Se ho competenze linguistiche?
So così tante lingue diverse che quasi mi stupisco da sola, sono un’eccellente poliglotta e conosco le tradizioni più antiche di ogni popolo.
Anche in questo momento posso recitare una poesia o un atto di teatro mentre ballo e intanto parlare su questa linea con lei in questa lingua.
Sono piuttosto versatile.
Una cosa che dovrebbe sapere è che ovviamente mangio e che sono una buona forchetta: a centinaia di chilometri dal nostro telefono sto assaggiando agnello e cous cous, ad ovest paella e hamburger, ad est zuppe calde e patate, ad oriente riso e spezie, a nord polenta e pesce.Molto spesso mi fermo e mi guardo attorno e vorrei che tutti i miei sette virgola quattro miliardi di figli potessero mangiare, senza nessuna eccezione.
Sono ovunque e da nessuna parte in particolare come le mie amiche.
Se mi piace viaggiare?
Adoro essere in viaggio, mi fa crescere e maturare e mi arricchisco.
Se ho avuto rapporti profondi o sono sensibile emotivamente?
Vedo davanti a me moltissimi cuori pulsanti così diversi tra di loro e cervelli in funzione che elaborano misteriosi progetti geniali quindi mi verrebbe da risponderle di sì.
Quel piccolo pugno di carne e sangue dà vita a tutto il vostro essere ed è così bello il suono ritmato e costante che emette, lo ascolterei per ore, il perfetto sottofondo alla mia vita faticosa.
Alcuni di quelli battono più forte, pulsano vita vissuta e da vivere, altri, più stanchi rallentano e pian piano si fermano.
Tum.Tum.Tu-tum.
Questa potrebbe essere la mia musica preferita.Mi ispira felicità e mi fa sorridere.
No, non sono un solo colore.Potrei dire cche sono l’insieme dei colori stessi o la loro assenza ma mi viene più facile dire che mi potete vedere in qualsiasi sfumatura diversa che vedete in cielo o nel tratto sottile di una matita da colorare.
Si io sono lì, esco dalle matite, dalle vostre mani, da vostro cuore, dalla vostra mente, dalle parole, da qualsiasi segno che lasciate in giro.
Se posso sentire le emozioni?
Che domanda mi fa signore, certo che sì, le posso toccare con mano di fata e trasformale in un punto di forza.
Conosco la determinazione degli atleti, la timidezza dei riservati, la solitudine dei depressi, la vivacità delle compagnie, l’amaro e la frustrazione delle vittime e l’arroganza dei prepotenti.
Le provo ogni giorno sulla pelle di molti.
Ma se resistono io, che faccio parte dello scheletro, li sorreggo.
Come?Mi chiede se ho paura?
Beh, le ho detto che non sono umana e io come Diversità non ho paura, chi mi segue spesso ne ha molta nascosta tra le pieghe della pelle e nei vestiti ed è difficile da cancellare...no, non ho poteri magici, non sono una maga, non posso decidere io...io cerco solo di far assimilare la paura per nascere da quella e camminare a testa alta da soli.
Non posso far dimenticare il dolore o la sofferenza.
Non cancello la memoria, la sfrutto.
Le ho già detto di non giudicarmi perché poi non le saprei dare una vera risposta...lo so, ma è lei che mi sta facendo tutte queste domande signore e il mio tempo ormai si è esaurito, devo scappare al più presto.
Vuole un mio consiglio?Siete in pochi ad ascoltarli veramente...si si, la accontenterò così potrà ritornare alla sua scrivania.
Ricordi sempre che ciò che ci rende diversi gli uni dagli altri siamo noi e la differenza sarà sempre una forza creativa per ogni cambiamento.
Ha ancora una domanda, la vedo con uno sguardo pensieroso.Chieda pure...se sono mai stata innamorata?
Ovviamente sì, di persone diverse e caratteri diversi e tutte le volte sono stata abbracciata dalla Vita e ho dormito tra le sue braccia.
Se ho mai fatto l’amore?
La mia risposta è la sua risposta.
Io sono il respiro affannato e misto di sensazioni, sono i brividi per la schiena, le carezze, i baci soffici e i segni marcati sul corpo.Sono la coperta che fa da invisibile barriera per il vostro angolo di intimità, uno spazio diverso da coppia a coppia.
Io e Amore non siamo molto diversi.Vi osserviamo sempre e ascoltiamo il frutto del nostro duro lavoro.
Mi ha domandato e io ho risposto e a quanto pare sembra anche soddisfatto di ciò che ha ottenuto.
Lo so signore che si sta chiedendo perché ora mi sente sempre più lontana e distante, la mia voce le arriva come qualcosa di irreale e tra pochi istanti, quando si ricorderà di questa strana chiamata e io me ne sarò già andata, si renderà conto che io sono stata un’abile ascoltatrice e che è stato lei a parlare con la mia voce.
Ora che non sono niente di più che un flebile fischio nelle orecchie apra gli occhi signore e cammini per la sua strada con quel poco che le ho insegnato.
Lei è parte di me ed io sono parte di lei e lo sarò sempre.
Arrivederci.



Ogni uno- Eugenio Bennato

giovedì 11 febbraio 2016

Following a bird




Ci sono tanti esempi di persone reali, nel mondo delle arti, uomini, donne, ragazzi e ragazze che riescono grazie  a quello che fanno a dare il meglio di loro.Raccontano storie alla gente utilizzando solo il loro essere, scaturiscono emozioni e non perchè magari sono disabili o diversi e vogliono essere compatiti.
No.
Non cercano questo.
Sono solo persone che parlano una lingua diversa e sconosciuta a molti, che sia questa il linguaggio del corpo, dei gesti, la danza, l’arte astratta e incomprensibile o la musica.
Sono quegli artisti fuori dal comune che regalano un pezzetto della loro vita per raccontarsi e raccontare.
Sono quelli che lasciano qualcosa nella memoria.
Se chiudo gli occhi riesco ad immaginare ancora le sue dita candide accarezzare delicate i tasti, muoversi con un’armonia e una precisione quasi irreale su quel pianoforte nero così lucido che sembra quasi brillare.
Ascolto un paio di note.Crescenti.Diminuite.
Tutte così diverse tra di loro ma unite perchè, come dice il nostro musicista, “La musica si fa insieme, noi ci mettiamo solo le mani e poi, spesso, ci dimentichiamo che ci insegna a fare la cosa più importante della vita, Ascoltare”
Ascoltare veramente, non solo con le orecchie ma anche con il cuore, perchè la musica, di qualsiasi genere sia, è in grado di creare un collegamento invisibile così profondo e solido da non poter essere spezzato.
Sembra quasi di essere immersi nella storia che è raccontata dalla partitura e la cosa strana è che lui non dice niente, lui non canta, suona e basta eppure riesce a catturare l’attenzione meglio di certi cantanti.
Ci si sente davvero come se stessimo seguendo quel misterioso uccellino.
Se chiudo gli occhi posso vedere il suo sguardo felice, il suo sorriso, la sua risata commossa e anche un po’ emozionata perchè, cavolo, chi non lo sarebbe a suonare sul palco di Sanremo, ma nonostante tutto in quell’espressione c’è la consapevolezza di un uomo felice che ha trovato nella musica il vero linguaggio per esprimersi.
Forse è proprio qui il suo punto di forza da cui si dovrebbe imparare tanto: lui è felice della sua vita che non è quello che tutti si immaginerebbero o vorrebbero per la loro.
Sorge allora spontanea la domanda di come possa, un uomo con degli ostacoli fisici così importanti, essere veramente felice nonostante tutto.
Servirebbe così poco per rispondere.
Lui ha trovato la sua felicità nella musica ed è riuscito ad incontrare persone che hanno creduto in lui, a partire dai suoi genitori che lo hanno iscritto al conservatorio fino ad arrivare alla signora portinaia che gli aveva “predetto”, se così si può dire, che sarebbe finito a Sanremo.
Probabilmente senza la sua forza, la sua ironia e la gente intorno a lui non sarebbe arrivato dov’è ora.
Diciamolo, a prima vista, nessuno avrebbe scommesso su di lui nemmeno una piccola moneta, solo perchè le apparenze fanno molto e spesso ci si ferma solo a quelle.
Là sul palco trema, è agitato e impaziente di esibirsi, saluta il pubblico con le mani gridando a squarciagola “Ciao e ciao!” ribadendo quanto quella parola per lui abbia un così grande significato e lo aiuti, nei momenti di emozione, a liberarsi dall’imbarazzo.
Spesso si ignora davvero tutto il resto dietro alla fisicità, ciò che c’è dietro, la parte più profonda di ognuno di noi.
La più segreta delle “Dodici stanze”.
Il nostro musicista crede e classifica il percorso della vita secondo Dodici stanze che non finiscono mai, continuano a seguirsi l’un l’altra cambiando ad ogni nuovo ciclo il loro ordine.
Lui è Ezio Bosso, lui è l’uomo che cambia davanti ad un piano.
Ezio è affetto da una particolare forma di SLA dal 2011, ma tuttavia questo non impedise alla sua creatività e follia musicale di venire fuori quando le luci si abbassano e tutti gli occhi sono concentrati su di lui.Attenti.Vigili.
Forse pronti a giudicare quell’apparenza con parole taglienti che svaniscono gelate da un vento magico non appena i primi suoni arrivano alle loro orecchie.
Ezio è forte ed autoironico, scherza su se stesso.
Per lui è un sogno suonare a Sanremo, per lui che calca da tempo i palchi di Londra e di altre città internazionali ed è famoso e conosciuto.Sembra assurdo!
Se stringo un po’ di più gli occhi posso rivivere la strana emozione che mi ha suscitato la sua performance, posso solo ritenermi fortunata ad essere quel che sono e devo solo ammirare un uomo come Ezio che, come una fenice, è rinato dalle sue ceneri e non ha mai abbandonato la sua strada guardando oltre le difficoltà.

lunedì 1 febbraio 2016

Playlist 1/02/2016